«Sto molto meglio ma fatico se parlo troppo». Papa Francesco arriva nell'Aula Paolo VI camminando a piedi con l'ausilio del bastone. Non si è ancora completamente ristabilito e, infatti, come la scorsa settimana, affida la lettura della catechesi ad un collaboratore, monsignor Filippo Ciampanelli della Segreteria di Stato. Nonostante la bronchite che continua ad affliggerlo, e per la quale ha dovuto rinunciare al viaggio a Dubai per la Cop28, il Papa è atteso da giorni impegnativi: oltre alle consuete udienze in Vaticano, l'8 dicembre ha in programma una doppia uscita, a Santa Maria Maggiore e a Piazza di Spagna per il tradizionale omaggio all'Immacolata.
Nella catechesi, il Pontefice si sofferma sul dono dello Spirito Santo che dovrebbe animare ogni zelo apostolico. Così, si completa la serie delle caratteristiche dell'annuncio del Vangelo che è gioia, universalità e attualità, ma soprattutto, aggiunge, deve avvenire nello Spirito, il quale è il protagonista mentre l’uomo è solo un collaboratore: «Senza lo Spirito Santo ogni zelo è vano e falsamente apostolico: sarebbe solo nostro e non porterebbe frutto. [...] Lo Spirito è il protagonista, precede sempre i missionari e fa germogliare i frutti. Questa consapevolezza ci consola tanto! E ci aiuta a precisarne un’altra, altrettanto decisiva: cioè che nel suo zelo apostolico la Chiesa non annuncia sé stessa, ma una grazia, un dono, e lo Spirito Santo è proprio il Dono di Dio, come disse Gesù alla donna samaritana».
Questo, però, non giustifica un atteggiamento di pigrizia e delega da parte dell'uomo perché siamo chiamati a cooperare, appunto, in maniera consapevole, adulta, coraggiosa, attiva: «La fiducia», sottolinea, «non giustifica il disimpegno. La vitalità del seme che cresce da sé non autorizza i contadini all’incuria del campo. [...] Il Signore non ci ha lasciato delle dispense di teologia o un manuale di pastorale da applicare, ma lo Spirito Santo che suscita la missione. E l’intraprendenza coraggiosa che lo Spirito infonde ci porta a imitarne lo stile, che sempre ha due caratteristiche: la creatività e la semplicità». La prima è indispensabile tanto più nella nostra epoca che «non aiuta ad avere uno sguardo religioso sulla vita» e dove l’annuncio è diventato in vari luoghi «più difficile, faticoso, apparentemente infruttuoso».
Il rischio è quello di «desistere» e magari lasciar perdere: «Magari ci si rifugia in zone di sicurezza, come la ripetizione abitudinaria di cose che si fanno sempre, oppure nei richiami allettanti di una spiritualità intimista, o ancora in un malinteso senso della centralità della liturgia. Sono tentazioni che si travestono da fedeltà alla tradizione, ma spesso, più che risposte allo Spirito, sono reazioni alle insoddisfazioni personali». La creatività pastorale significa «essere audaci nello Spirito, ardenti del suo fuoco missionario, come prova di fedeltà a Lui», dice Bergoglio che si raccomanda di invocare continuamente lo Spirito: «Egli vivifica e ringiovanisce la Chiesa: con Lui non dobbiamo temere, perché Egli, che è l’armonia, tiene sempre insieme creatività e semplicità, suscita la comunione e invia in missione, apre alla diversità e riconduce all’unità. Egli è la nostra forza, il respiro del nostro annuncio, la fonte dello zelo apostolico».
Come sette giorni fa, il Papa, alla fine dell'udienza generale, ha preso personalmente la parola per lanciare un nuovo appello per la pace: «Non dimentichiamo di pregare per quanti soffrono il dramma della guerra, in particolare le popolazioni dell'Ucraina, di Israele e di Palestina. La guerra sempre è una sconfitta, nessuno guadagna, tutti perdono, soltanto guadagnano i fabbricatori delle armi».
Bergoglio si è poi rivolto alla Fondazione Telethon in Messico: «Lottiamo contro la società dello scarto, difendiamo la dignità di ogni persona», ha detto, mentre nei saluti ai fedeli polacchi, si è rivolto in particolare agli artisti che partecipano al concerto “Salmi di pace e di ringraziamento”, che commemora la beatificazione della famiglia Ulema e ringraziando «tutti coloro che sostengono con le loro preghiere e le loro offerte» la Chiesa dell’Est, «specialmente nella martoriata Ucraina».
Nei saluti di lingua italiana, inoltre, ha fatto un riferimento alla solennità dell’Immacolata di venerdì, in occasione della quale il Santo Padre compirà il tradizionale omaggio alla statua dell’Immacolata in piazza di Spagna, preceduto dal dono della “Rosa d’oro” nella Basilica di Santa Maria Maggiore: «Imparate da lei la grande fiducia verso il Signore per testimoniare il bene e l’amore evangelico».
Papa Francesco con Roselyne Hamel (Reuters)
A margine dell’udienza, papa Francesco ha incontrato, per la terza volta negli ultimi sette anni, Roselyne Hamel, la sorella di padre Jacques Hamel, il sacerdote francese ucciso da due giovani fondamentalisti il 26 luglio del 2016 nella sua parrocchia di Saint-Etienne-du-Rouvray (Rouen) dove stava celebrando la Messa. La donna, 83 anni, ha donato al Pontefice un disegno con la colomba e l'ulivo e le parole di una ballata che recitava con il fratello e anche una delle ultime omelie del sacerdote e l'assicurazione della preghiera affinché il fratello interceda per la salute dello stesso Pontefice.
L'efferatezza dell'uccisione di padre Hamel, costretto dai terroristi ad inginocchiarsi davanti all'altare per poi essere sgozzato, mentre celebrava l'Eucarestia ha spinto papa Francesco a concedere una speciale dispensa per accelerare il processo canonico di beatificazione, che ha da poco concluso la sua fase diocesana.
Roselyne Hamel era a Roma per partecipare, martedì, alla conferenza stampa di presentazione del Premio giornalistico intitolato al fratello e aperto ai cronisti di tutto il mondo. Per partecipare c'è tempo fino alla mezzanotte del 7 dicembre, mentre la premiazione sarà a fine gennaio a Lourdes nel contesto degli incontri internazionali di San Francesco di Sales. Il tema dell'edizione 2024 del premio è dedicato alle difficoltà del tempo presente, non soltanto a livello geopolitico, ma anche nel contesto della Chiesa. Una sfida per i media cattolici di tutto il mondo a raccontare che la pace è sempre possibile attraverso il dialogo e l'incontro.