Papa
Francesco apre il Sinodo ordinario dei vescovi sulla famiglia, di cui è
presidente, citando san Giovanni Paolo II. “L’uomo che sbaglia deve essere
compreso e amato”. Ripropone l’immagine della Chiesa “ospedale da campo”, che
non punta “il dito per giudicare gli altri, ma fedele alla sua missione di
madre, si sente in dovere di cercare e curare le coppie ferite con l’olio
dell’accoglienza e della misericordia”. Ribadisce che la Chiesa deve avere le
“porte aperte” ed “accogliere chiunque bussa chiedendo aiuto e sostegno”.
Una
Chiesa “con le porte chiuse tradisce se stessa e la sua missione e invece di
essere un ponte diventa una barriera”. Bergoglio ha spiegato che sono tre gli
argomenti del Sinodo: “Il dramma della solitudine,
l’amore tra uomo-donna e la famiglia”. La solitudine è “il dramma che ancora
oggi affligge tanti uomini e donne”. Il papa cita gli “anziani abbandonati
perfino dai loro cari e dai propri figli”, pensa “ai vedovi e alle vedove, ai
tanti uomini e donne lasciati dalla propria moglie e dal proprio marito, a
tante persone che di fatto si sentono sole, non capite e non ascoltate; ai
migranti e ai profughi che scappano da guerre e persecuzioni; e ai tanti
giovani vittime della cultura del consumismo, dell’usa e getta e della cultura
dello scarto”.
Denuncia “il paradosso di un mondo globalizzato dove vediamo
tante abitazioni lussuose e grattacieli, ma sempre meno il calore della casa e
della famiglia; tanti progetti ambiziosi, ma poco tempo per vivere ciò che è
stato realizzato; tanti mezzi sofisticati di divertimento, ma sempre di più un
vuoto profondo nel cuore; tanti piaceri, ma poco amore; tanta libertà, ma poca
autonomia”. E aggiunge che aumentano “le persone che si sentono sole, ma anche
quelle che si chiudono nell’egoismo, nella malinconia, nella violenza
distruttiva e nello schiavismo del piacere e del dio denaro”. In questo
contesto, spiega, che l’ “amore duraturo” è “deriso”: “ Sembrerebbe che le
società più avanzate siano proprio quelle che hanno la percentuale più bassa di
natalità e la percentuale più alta di aborto, di divorzio, di suicidi e di
inquinamento ambientale e sociale”. La Chiesa invece propone “l’amore fedele e
incoraggia le numerosissime famiglie che vivono il loro matrimonio come uno
spazio in cui si manifesta l’amore divino”, difende “la sacralità della vita,
di ogni vita” e l’”unità e l’indissolubilità del vincolo coniugale, come segno
della grazia di Dio e della capacità dell’uomo di amare seriamente”.
Il
matrimonio non va reso ridicolo, perché “per Dio non è utopia adolescenziale”.
Poi Francesco sottolinea che la verità “non si muta secondo le mode passeggere
o le opinioni dominanti: “La verità che protegge l’uomo e l’umanità dalle
tentazioni dell’autoreferenzialità e dal trasformare l’amore fecondo in egoismo
sterile, l’unione fedele in legami temporanei”. E qui cita Benedetto XVI che
nella enciclica Caritas in veritate scriveva. “Senza verità, la carità scivola
nel sentimentalismo. L’amore diventa un guscio vuoto, da riempire
arbitrariamente. È il fatale rischio dell’amore in una cultura senza verità”.
Dunque verità, ma nella carità, ricordandosi, rimarca Bergoglio, che nel
Vangelo Gesù è molto chiaro circa il fatto che “il sabato è stato fatto per
l’uomo e non l’uomo per i, sabato” e che Gesù è venuto non per i giusti, ma per
i peccatori, e che sono i malati ad aver bisogno del medico”.
L’indicazione del
papa è andare oltre ogni legalismo. Al termine della messa durante l’Angelus il
papa ha chiesto di nuovo di pregare per i lavori del Sinodo: “Terremo lo
sguardo fisso su Gesù per individuare, sulla base del suo insegnamento di
verità e misericordia, le strade più opportune per un impegno adeguato della
Chiesa con le famiglie e per le famiglie”.
Poi è tornato a parlare del dramma
della guerra, evocando l’immagine di tanti bambini affamati, sfruttati e
costretti alla guerra, che “bussano con sguardo smarrito alle nostre porte”:
“Il Signore ci aiuti a non essere società-fortezze, ma società-famiglia, capaci
di accogliere con regole adeguate, ma di accogliere, accogliere sempre con
amore”.