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mercoledì 16 ottobre 2024
 
 

Il Papa: «Chi fa lotte di potere gioca a farsi Dio»

05/03/2014  Alla Messa del Mercoledì delle Ceneri nella basilica di Santa Sabina, Francesco mette in guardia dalla presunzione di credersi Dio: «La Quaresima ci chiama a riscuoterci, a ricordarci che noi siamo creature, che non siamo Dio». E ha spiegato il senso autentico del digiuno, dell'elemosina e della preghiera

Le lotte di potere dilaniano la vita quotidiana e sono un gioco pericoloso, una gara a farsi Dio mentre l'uomo, ognuno di noi, deve avere l'umiltà di riconoscersi creatura di Dio e non Dio. Papa Francesco celebra la messa del Mercoledì delle ceneri nella basilica di Santa Sabina all'Aventino e mette in guardia da tutto ciò che in maniera quasi impercettibile ci porta a «escludere Dio dal nostro orizzonte».

C'è «qualcosa che non va bene in noi, nella società e nella Chiesa e abbiamo bisogno di convertirci», avverte il Pontefice. «Viviamo in un mondo sempre più artificiale. La Quaresima viene a risvegliarci dall’inerzia e dalla routine per andare oltre il nostro orticello».
L'omelia del Papa si è soffermata su preghiera, digiuno, elemosina, i tre elementi per vivere la Quaresima come periodo di penitenza e di ritorno a Dio e per non farsi dominare dalle cose che appaiono, perché «quel che conta», spiega Francesco, «non è l’apparenza o il successo, ma quanto abbiamo dentro».

Ecco quindi la pericolosità della bramosia di potere: «Quando io guardo nel piccolo ambiente quotidiano alcune lotte di potere per spazi, io penso: “Ma, questa gente gioca a Dio Creatore!” Ancora non se ne sono accorti che non sono Dio!».

La preghiera, ha detto, è la forza del cristiano e di ogni credente: «Dinanzi a tante ferite che ci fanno male e che ci potrebbero indurire il cuore, noi siamo chiamati a tuffarci nel mare della preghiera, che è il mare dell’amore sconfinato di Dio, per gustare la sua tenerezza».

Il digiuno, ha proseguito papa Francesco, «comporta la scelta di una vita sobria, che non spreca, non scarta. Digiunare aiuta ad allenare il cuore all’essenzialità e alla condivisione: è un segno di presa di coscienza e di responsabilità di fronte ad ingiustizie e soprusi specialmente nei confronti dei poveri e dei piccoli; è segno della fiducia riposta in Dio e nella provvidenza. Dobbiamo stare attenti», ha avvertito, «a non praticare un digiuno formale, o che in verità ci “sazia” perché ci fa sentire a posto. Il digiuno ha senso se veramente intacca la nostra sicurezza, e anche se ne consegue un beneficio per gli altri, se ci aiuta a coltivare lo stile del Buon Samaritano, che si china sul fratello in difficoltà e si prende cura di lui».

Infine, l'elemosina, espressione di quella gratuità che dovrebbe caratterizzare ogni cristiano che da Dio ha ricevuto tutto gratuitamente: «Essa ci aiuta a vivere la gratuità del dono, che è libertà dall’ossessione del possesso, dalla paura di perdere quello che si ha, dalla tristezza di chi non vuole condividere con gli altri il proprio benessere».

Alla fine il Papa ha chiesto perché dobbiamo tornare a Dio come esortano le Scritture del giorno. «Perché», ha risposto,«qualcosa non va bene in noi, nella società e nella Chiesa e abbiamo bisogno di cambiare, di convertirci. La Quaresima – ha concluso – viene a ricordarci che è possibile realizzare in noi e attorno a noi qualcosa di nuovo, perché Dio è fedele e pronto a perdonare e a ricominciare da capo».

Dopo l'omelia il Pontefice ha ricevuto sul capo il simbolo delle ceneri dall’anziano cardinale Jozef Tomko, che ha compiuto il gesto pronunciando la formula di rito “Ricordati che sei polvere e polvere ritornerai”.


L'anno scorso il Mercoledì delle ceneri cadeva il 13 febbraio, due giorni dopo la storica rinuncia al pontificato di Benedetto XVI che durante il rito pronunciò un'omelia vibrante e drammatica: «In effetti», disse Ratzinger, «anche ai nostri giorni, molti sono pronti a “stracciarsi le vesti” di fronte a scandali e ingiustizie - naturalmente commessi da altri -, ma pochi sembrano disponibili ad agire sul proprio “cuore”, sulla propria coscienza e sulle proprie intenzioni, lasciando che il Signore trasformi, rinnovi e converta».

 
 
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