Le
lotte di potere dilaniano la vita quotidiana e sono un gioco
pericoloso, una gara a farsi Dio mentre l'uomo, ognuno di noi, deve
avere l'umiltà di riconoscersi creatura di Dio e non Dio. Papa
Francesco celebra la messa del Mercoledì delle ceneri nella basilica
di Santa Sabina all'Aventino e mette in guardia da tutto ciò che in
maniera quasi impercettibile ci porta a «escludere Dio dal nostro
orizzonte».
C'è «qualcosa che non va bene in noi, nella società e
nella Chiesa e abbiamo bisogno di convertirci», avverte il
Pontefice. «Viviamo in un mondo sempre più artificiale. La
Quaresima viene a risvegliarci dall’inerzia e dalla routine per
andare oltre il nostro orticello».
L'omelia
del Papa si è soffermata su preghiera, digiuno, elemosina, i tre
elementi per vivere la Quaresima come periodo di penitenza e di
ritorno a Dio e per non farsi dominare dalle cose che appaiono,
perché «quel che conta», spiega Francesco, «non è l’apparenza
o il successo, ma quanto abbiamo dentro».
Ecco
quindi la pericolosità della bramosia di potere: «Quando io
guardo nel piccolo ambiente quotidiano alcune lotte di potere per
spazi, io penso: “Ma, questa gente gioca a Dio Creatore!” Ancora
non se ne sono accorti che non sono Dio!».
La preghiera,
ha detto, è la forza del cristiano e di ogni credente: «Dinanzi
a tante ferite che ci fanno male e che ci potrebbero indurire il
cuore, noi siamo chiamati a tuffarci nel mare della preghiera, che è
il mare dell’amore sconfinato di Dio, per gustare la sua
tenerezza».
Il digiuno, ha proseguito papa Francesco,
«comporta la scelta di una vita sobria, che non spreca, non scarta.
Digiunare aiuta ad allenare il cuore all’essenzialità e alla
condivisione: è un segno di presa di coscienza e di responsabilità
di fronte ad ingiustizie e soprusi specialmente nei confronti dei
poveri e dei piccoli; è segno della fiducia riposta in Dio e nella
provvidenza. Dobbiamo stare attenti», ha avvertito, «a non
praticare un digiuno formale, o che in verità ci “sazia” perché
ci fa sentire a posto. Il digiuno ha senso se veramente intacca la
nostra sicurezza, e anche se ne consegue un beneficio per gli altri,
se ci aiuta a coltivare lo stile del Buon Samaritano, che si china
sul fratello in difficoltà e si prende cura di lui».
Infine,
l'elemosina, espressione di quella gratuità che dovrebbe
caratterizzare ogni cristiano che da Dio ha ricevuto tutto
gratuitamente: «Essa ci aiuta a vivere la gratuità del dono, che
è libertà dall’ossessione del possesso, dalla paura di perdere
quello che si ha, dalla tristezza di chi non vuole condividere con
gli altri il proprio benessere».
Alla fine il Papa ha chiesto perché dobbiamo tornare a Dio come esortano
le Scritture del giorno. «Perché», ha risposto,«qualcosa
non va bene in noi, nella società e nella Chiesa e abbiamo bisogno
di cambiare, di convertirci. La Quaresima – ha concluso – viene a
ricordarci che è possibile realizzare in noi e attorno a noi
qualcosa di nuovo, perché Dio è fedele e pronto a perdonare e a
ricominciare da capo».
Dopo
l'omelia il Pontefice ha ricevuto sul capo il simbolo delle ceneri
dall’anziano cardinale Jozef Tomko, che ha compiuto
il gesto pronunciando la formula di rito “Ricordati che sei polvere
e polvere ritornerai”.
L'anno scorso il Mercoledì
delle ceneri cadeva il 13 febbraio, due giorni dopo la storica
rinuncia al pontificato di Benedetto XVI che durante il rito
pronunciò un'omelia vibrante e drammatica: «In effetti», disse Ratzinger, «anche ai
nostri giorni, molti sono pronti a “stracciarsi le vesti” di
fronte a scandali e ingiustizie - naturalmente commessi da altri -,
ma pochi sembrano disponibili ad agire sul proprio “cuore”, sulla
propria coscienza e sulle proprie intenzioni, lasciando che il
Signore trasformi, rinnovi e converta».