Il pensiero del Papa è per le emergenze di queste settimane che stanno provocando vittime e sfollati come il maltempo: «Rinnovo di cuore la mia vicinanza alla popolazione dell'Emilia Romagna, colpita in questi giorni dalle inondazioni». Ricorda la guerra in Ucraina dove invierà per una delicata missione diplomatica e di pace il cardinale Matteo Zuppi: «Per favore, non abituiamoci ai conflitti e alle violenze. Non abituiamoci alla guerra, per favore. E continuiamo a stare vicini al martoriato popolo ucraino». Tiene i riflettori accesi sul Sudan: «È triste, ma a un mese dallo scoppio delle violenze in quel Paese la situazione continua ad essere grave», afferma, «nell'incoraggiare gli accordi parziali finora raggiunti, rinnovo un accorato appello affinché vengano deposte le armi. E chiedo alla comunità internazionale di non risparmiare alcuno sforzo per far prevalere il dialogo e alleviare la sofferenza della popolazione».
È la domenica dell’Ascensione del Signore e anche la Giornata Mondiale delle comunicazioni sociali e per l’occasione, richiamando il tema da lui scelto, “Parlare con il cuore”, Francesco ringrazia i giornalisti: «È il cuore che ci muove a una comunicazione aperta, accogliente», sottolinea, «saluto i giornalisti, gli operatori della comunicazione qui presenti. Li ringrazio per il loro lavoro e auspico che sia sempre al servizio della verità e del bene comune. Un applauso a tutti i giornalisti!»
Nella riflessione prima della preghiera mariana del Regina Caeli, che nel periodo di Pasqua sostituisce l’Angelus, Francesco si sofferma sulla solennità dell’Ascensione che è preludio alla grande festa di Pentecoste di domenica prossima: «L’Ascensione è una festa che ben conosciamo, ma che può far sorgere alcune domande, almeno due», afferma Bergoglio, «la prima: perché festeggiare la partenza di Gesù dalla terra? Il suo congedo sembrerebbe un momento triste, non qualcosa di cui gioire! E una seconda domanda: che cosa fa adesso Gesù in cielo, perché è importante che sia lì? Perché festeggiamo e che cosa fa Gesù ora: ecco due domande che ci aiutano a capire quanto celebriamo. Perché festeggiamo. Perché con l’Ascensione è accaduta una cosa nuova e bellissima: Gesù ha portato la nostra umanità in cielo, cioè in Dio. Quell’umanità, che aveva preso in terra, non è rimasta qui, è ascesa in Dio e sarà lì per sempre. Dal giorno dell’Ascensione Dio stesso, potremmo dire, è “cambiato”: da allora non è più solo spirito, ma per quanto ci ama reca in sé la nostra stessa carne, la nostra umanità! Il posto che ci spetta è dunque indicato, il nostro destino è lì».
Il Papa cita il Padre della Chiesa San Gregorio di Nissa: “Splendida notizia! Colui che si è fatto per noi uomo, per renderci suoi fratelli, si presenta come uomo davanti al Padre, per portare con sé tutti coloro che gli sono congiunti”.
La festa di oggi, prosegue, è «“la conquista del cielo”; oggi non solo “tocchiamo il cielo con un dito”, come si dice nei momenti di grande felicità, ma con tutta la nostra carne. Il cielo non è più distante, è casa nostra, è il posto che Gesù è andato a prepararci. Lui ci ha aperto la via e noi possiamo seguirlo, e vivere per sempre in paradiso come figli del Padre». La seconda domanda del Papa è che cosa fa Gesù in cielo? «Lui», risponde, «sta per noi davanti al Padre, gli mostra continuamente la nostra umanità, le piaghe che ha sofferto per noi; “lavora”, per così dire, come nostro avvocato presso il Padre. Perciò non ci ha lasciati soli. Infatti, prima di ascendere ci ha detto, come riporta il Vangelo di oggi: “Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”. È sempre con noi, è “sempre vivo per intercedere” a nostro favore. In una parola, quindi, intercede; è nel “luogo” migliore, davanti al Padre suo e nostro, per intercedere a nostro vantaggio. E dunque aspetta che gli presentiamo le situazioni, i problemi, le persone, ma anche le miserie e i peccati, così da ottenerci perdono e misericordia, e mandare su di noi l’amore suo e del Padre, lo Spirito Santo. L’intercessione è fondamentale. Perciò Gesù nel Vangelo odierno chiede anche a noi di darci da fare, di essere operosi, di “battezzare nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo”».
Il Papa sottolinea che «battezzare letteralmente vuol dire “immergere”: oltre al significato sacramentale, possiamo pensare che siamo chiamati a “immergere” in Dio tutto quanto, ciò che viviamo e chi incontriamo. Allora chiediamoci: io intercedo, “immergo” in Dio le persone che conosco, quelle che mi confidano i loro problemi, quelle che attraversano momenti difficili? Mi faccio intercessore per loro presso Gesù, che attende la mia preghiera per donare il suo Spirito a quanti gli presento? Porto al Signore le mie fatiche, ma anche quelle della Chiesa e del mondo?». E conclude: «La Regina del cielo ci aiuti a intercedere con la forza della preghiera».
Al termine del Regina Caeli, il Papa ricorda che oggi inizia la Settimana Laudato Si’: «Ringrazio il dicastero per il Servizio dello Sviluppo umano integrale e le numerose organizzazioni aderenti. Invito tutti a collaborare per la cura della nostra casa comune. C'è tanto bisogno di mettere insieme competenze e creatività. Ce lo ricordano anche le recenti calamità, come le inondazioni che hanno colpito in questi giorni l'Emilia Romagna, alla cui popolazione rinnovo di cuore la mia vicinanza». «Adesso in piazza saranno distribuiti i libretti sulla Laudato si’che il dicastero ha preparato in collaborazione con l'Istituto ambientale di Stoccolma».