«Non si può affrontare lo scandalo della povertà promuovendo strategie di
contenimento che unicamente tranquillizzano e trasformano i poveri in
esseri addomesticati e inoffensivi». Papa Francesco incontra i Movimenti popolari e rivendica diritti, spiegandone così il perché: «Questo nostro incontro non risponde a un’ideologia. Voi avete i piedi nel fango e le mani nella carne.
Odorate di quartiere, di popolo, di lotta! Vogliamo che si ascolti la
vostra voce che, in generale, si ascolta poco». S'affida anche all'ironia per respingere al mittente l'accusa che a intermittenza gli viene rivolta: « Terra, casa e lavoro. È strano, ma se parlo di questo per alcuni
il Papa è comunista. Non si comprende che l’amore per i poveri è al
centro del Vangelo. Terra, casa e lavoro, quello per cui voi lottate,
sono diritti sacri. Esigere ciò non è affatto strano, è la dottrina
sociale della Chiesa».
E' un discorso appassionato, quello che Jorge Mario Bergoglio ha rivolto ai rappresentanti dei Movimenti popolari in Vaticano per un convegno promosso dal Pontificio Consiglio della giustizia e della
pace e dalla Pontificia Accademia delle scienze sociali. All’udienza, erano presenti, tra gli altri, il vescovo Sánchez Sorondo, alcuni presuli e circa 150
persone provenienti da 80 Paesi. Si tratta del variegato universo di organizzazioni che hanno dato vita al cosiddetto "popolo di Porto Alegre", ovvero al movimento di opinione critico sugli effetti devastanti della globalizzazione. Non a caso, tra i principali protagonisti dei Social forum ci sono le Università cattoliche di Lovanio (Belgio) e Porto Alegre. Impossibile non pensare a quanto diceva già nel secolo scorso l'intellettuale cattolico francese Charles Peguy: «La rivoluzione sociale o sarà morale o non sarà affatto».
Terra, casa e lavoro. Sono i tre punti
fondamentali attorno ai quali il Papa ha tessuto le sue riflessioni invitando a rivitalizzare le democrazie, tappa necessaria per sconfiggere la
fame e la guerra, garantire a tutti la dignità, soprattutto ai più
poveri e marginalizzati. Il primo imperativo? «Affrontare gli effetti
distruttivi dell’impero del denaro»; perché non si vince lo scandalo
della povertà promuovendo strategie di contenimento che solamente
convertono i poveri in esseri domestici e inoffensivi». Coloro che
riducono i poveri alla «passività», ha detto, Gesù «li chiamerebbe
ipocriti». E ha aggiunto che è un crimine che milioni di persone soffrano la fame,
mentre la «speculazione finanziaria condiziona il prezzo degli alimenti,
trattandoli come qualsiasi altra merce».