Durante l’udienza con le religiose
dell’Unione internazionale Superiore
generali, il 12 maggio, papa Francesco,
rispondendo a una domanda sulla
possibilità di conferire il diaconato
permanente alle donne, si è detto
d’accordo a costituire una commissione
ufficiale che studi la questione.
Abbiamo chiesto un parere a Cristina
Simonelli, presidente del Coordinamento
teologhe italiane.
Dal 12 maggio la notizia del dialogo
tra le Superiore generali e papa Francesco
ha avuto una diffusione virale, concentrata
quasi unicamente sulle prime due domande:
il ruolo delle donne nella Chiesa,
con riferimento anche al diaconato permanente.
Francesco, nella forma diretta
e spontanea abituale, ha accolto il suggerimento,
affermando che si aprirà una
«commissione ufficiale» e aggiungendo
che il diritto canonico è uno strumento e
certo può cambiare (come del resto è sempre,
sia pure lentamente, successo).
Una prima riflessione si impone sulle
reazioni, che pare abbiano stupito lo
stesso Pontece: sarebbero da studiare
di per sé, a fianco del dibattito sul diaconato,
maschile o femminile che sia.
Infatti dicono in primo luogo che i più,
anche coloro che non conoscono i sottili
meccanismi della disciplina ecclesiastica
e della teologia, pensano semplicemente
che sarebbe ora di smettere di fare dei
ruoli ministeriali una riserva per soli uomini.
Anche tutte le precipitose puntualizzazioni
a seguire, con l’ansia di serrare
i ranghi e restringere le interpretazioni
sono eloquenti: sembra che si possa parlare
di tante cose, ma lasciando immobile
il tema “clero” (episcopato, presbiterato,
diaconato). Ma non sarà possibile tenere
a lungo questa posizione.
Nell’insieme il dialogo realizza una
trama significativa, complessa e a tratti
contraddittoria, così come lo è il quadro
interpretativo di riferimento (cfr. www.teologhe.org): la via della prassi, con il
riconoscimento del ruolo già svolto da
molte donne nella Chiesa, è interessante.
Così come lo è il richiamo al ruolo delle
diaconesse nella chiesa antica. Stupisce
però che di fronte a molti studi sul tema
(penso a Moira Scimmi e Serena Noceti,
fra le altre) il Papa possa riferirsi solo a
un colloquio estemporaneo con un professore.
Sarà determinante per un esito
corretto che nella commissione di studio
(che ormai certo si farà) vi siano anche teologhe
critiche. Anche le sorelle dell’Uisg
hanno del resto chiesto che nella Congregazione
a esse preposta non si parli
più «di loro» ma «con loro» e Francesco
ha detto che dovranno entrare a far parte
della sua Assemblea.
L’articolazione infatti delle domande
e delle risposte – pur non esente da fantasmi
quali la paura del femminismo e la
stima per il cosiddetto “genio femminile”
– è stata ampia e franca, a comprendere
anche l’uso del denaro nelle diocesi e lo
statuto profetico della vita consacrata. Il
Papa a questo proposito ha affermato che
ora con le suore non ci sono problemi, sottintendendo
che i conflitti con le religiose
Usa si possono archiviare: brave sorelle,
che hanno parlato per tutte e tutti!