In che senso il Papa ha signoria sulla Parola di Dio, sulla sua interpretazione, conservazione e tradizione e in quale altro senso la Parola di Dio è superiore al Papa?
Andrea C.
Con grande chiarezza la costituzione dogmatica Dei Verbum del Concilio ecumenico Vaticano II afferma che: «L’ufficio poi d’interpretare autenticamente la Parola di Dio, scritta o trasmessa, è affidato al solo magistero vivo della Chiesa, la cui autorità è esercitata nel nome di Gesù Cristo. Il quale magistero però non è superiore alla Parola di Dio ma la serve, insegnando soltanto ciò che è stato trasmesso, in quanto, per divino mandato e con l’assistenza dello Spirito Santo, piamente ascolta, santamente custodisce e fedelmente espone quella Parola, e da questo unico deposito della fede attinge tutto ciò che propone a credere come rivelato da Dio» (n. 10). La funzione del magistero, e quindi anche del vescovo di Roma, consiste nel servizio di “interpretazione” della Parola di Dio per il popolo di Dio. In questo senso tradizionalmente la teologia cattolica distingueva una “fase costitutiva” della Rivelazione, ossia quella fase che vede la progressiva composizione dei libri ispirati, e una “fase interpretativa” della stessa, che non può aggiungere o togliere nulla alla Parola attestata nelle Scritture Sante, ma appunto solo interpretarle.
(Immagine in alto: papa Francesco all'Angelus. Foto ANSA)