Solo qualche giorno fa papa Francesco aveva chiesto notizie sulla sua malattia e martedì gli ha fatto arrivare il suo saluto tramite monsignor Vincenzo Paglia. Ha sorpreso, incuriosito, e talvolta spinto a fare le congetture più disparate come fantomatiche conversioni, il rapporto tra il leader radicale Marco Pannella e Francesco, il Papa gesuita arrivato dalla «fine del mondo».
«Papa Francesco? Noi radicali lo amiamo molto, e credo che anche lui...», aveva confidato il leader radicale due anni fa, elogiando il «riaffermarsi grande e grosso della spiritualità». E quando Bergoglio l'estate scorsa aveva cancellato l'ergastolo e introdotto il reato di tortura nella legislazione vaticana, Pannella s'era spinto oltre: «Mi piacerebbe molto lasciare la cittadinanza italiana per diventare un cittadino del Vaticano».
A fine aprile 2014 Pannella era alle prese con uno sciopero della fame per denunciare le condizioni disumane dei detenuti italiani quando squillò il telefono. Era il Papa che si informava delle sue condizioni di salute, chiedendogli se corrispondeva al vero quanto letto sui giornali circa la sua intenzione di riprendere subito lo sciopero della fame e della sete. «È così», confermò il leader radicale, spiegando che solo in questo modo riusciva a tenere alta l’attenzione dei media sulla sua battaglia. In quell’occasione Radio Radicale diffuse anche il testo della telefonata: «Ma sia coraggioso, eh! Anche io l’aiuterò a lei, contro questa ingiustizia…», disse il Papa. E Pannella: «A favore della Giustizia, Santità». Bergoglio: «Io ne parlerò di questo problema, ne parlerò dei carcerati…». Marco Pannella: «Sì Santità! C’è una parola chiave…».
«Con il Papa abbiamo molte affinità»
Un dialogo
diretto nato sul terreno di una lotta comune, i diritti dei detenuti e la battaglia contro la pena di morte, che entrambi
combattevano da posizioni diverse. A Pannella paicevano le visite di Francesco
nelle carceri dove da pontefice ha scelto più volte di celebrare la Messa del Giovedì Santo
lavando i piedi ai detenuti. Non a caso, dopo la visita al carcere
minorile di Casal del Marmo compiuta nel 2013 il leader radicale
organizzò la marcia per i diritti dei detenuti facendola
partire da piazza San Pietro.
La domenica di Pasqua di due anni fa Pannella era andato in visita al
carcere di Rebibbia. All’uscita aveva lanciato un appello per indulto e
amnistia chiamando in causa Francesco: «Papa
Bergoglio rischia di non sapere che l’assenza di una sua parola esplicita, cioè
di una sua parola, può avere un effetto disastroso in questo mondo italiano e
non solo».
Un anno fa, a maggio, dopo l’intervento all’aorta addominale, e mentre i due tumori avanzavano inesorabile, Pannella ricevette un’altra chiamata da papa
Francesco. Fu lui stesso a svelarne il contenuto in un’intervista a Chi: «Papa Francesco è l'unico che
non mi abbia sgridato per come io tratto il mio corpo. Anzi mi ha detto: “Sia
coraggioso, vada avanti così”. L'unico a dirmi una cosa del genere. Perché ha
capito».
Sul rapporto
con Bergoglio e la sua religiosità aggiunse: «Con
Papa Francesco abbiamo molte affinità»,
spiegò, «noi radicali
abbiamo anticipato molte delle cose che Francesco dice e fa. La sua religiosità
così vicina alle persone semplici e vere è molto vicina anche alle mie origini.
È il terzo Pontefice con cui ho buoni rapporti. Giovanni Paolo II, il
"polaccone" come lo chiamavo io, lo sentivo spesso. Quanto a
Ratzinger, beh, sapevo che ci avrebbe stupito. Io sono anticlericale, è vero.
Sulle cose concrete, però. Il mio spirito è religioso. Ho sempre avuto rapporti
splendidi con le suore. Mio zio, poi, era sacerdote e sono cresciuto con quei
sentimenti, con quei valori. Per questo le nonne cattoliche si riconoscono in
noi. Perché noi radicali ci siamo sempre battuti per la vita, per i temi etici
e sociali, non per la politica».
Lombardi: «Si è impegnato per nobili cause»
«Lo ricordo con stima e simpatia, pensando che ci lascia una eredità umana e spirituale importante, di rapporti franchi, di espressione libera e di impegno civile e politico generoso, per gli altri e in particolare per i deboli e i bisognosi di solidarietà». È il ricordo del direttore del portavoce del Papa, padre Federico Lombardi.«Pannella è una persona con cui ci siamo trovati spesso in passato su posizioni discordanti, ma di cui non si poteva non apprezzare l'impegno totale e disinteressato per nobili cause»