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giovedì 03 ottobre 2024
 
 

Il Papa: «Sono una persona normale»

09/03/2014  Non ci sta. Jorge Mario Bergoglio ha preso nettamente le distanze da ogni possibile forma di "papolatria". Certe rappresentazioni ideologiche sono aggressioni, ha detto citando Freud. Così come, ha precisato, è offensivo vedere in lui una star, una specie di superman...

Lui la chiama “francescomania” e si sa che non gli piace. Lo ha detto nell’intervista al Corriere delle Sera addirittura citando Sigmund Freud per il quale ogni idealizzazione sfiora l’aggressione. Jorge Mario Bergoglio ha in questi mesi sempre ripetuto di essere una persona normale e di fare gesti normali.

Eppure proprio su questo hanno insistito il sistema dei media e le regole del gioco. Non si era mai visto un papa che saliva sull’aereo con la borsa a mano, poiché l’ufficio di romano pontefice era collocato nell’immaginario della gente in una dimensione di maestosità lontana dalla preoccupazioni quotidiane. La normalità di Bergoglio è diventata così “straordinarietà” per il Papa.

Oggi si rischia tuttavia che l’empatia diventi papolatria, una sorta di idolatria con al centro il Papa. Finora  Francesco non aveva pubblicamente avvisato che non gli piaceva. Adesso lo ha fatto, forse perché ci si sta pericolosamente avvicinando al punto dove diventa più importante l’uomo Bergoglio che le cose che dice, cioè una comunicazione rinnovata e appassionata del Vangelo.

Ci sono molte ragioni interne ed esterne alla Chiesa. Bergoglio in questi mesi è diventato un leader globale, per mancanza di concorrenti. E’ riuscito nell’impresa di ridare credibilità ad una istituzione che appariva in crisi e non si è trattato solo di qualcosa di mediatico, anche se i media, compresi quelli social, sono i primi responsabili dell’attribuzione a Benedetto XVI di ogni guaio e al cambio di pontificato e quindi a papa Francesco di ogni loro soluzione.

Insomma qualcosa è successo, perché si è rimesso in circolazione il linguaggio di Cristo in modo più semplice e sereno. Ora il problema è il mito e gli equivoci che può generare la considerazione di una sorta di superuomo alla guida della Chiesa. Per ora con Francesco ci si è sintonizzati bene, al punto che la sua immagine ha un buon riscontro di marketing .Più tempo e uno spirito più attento serviranno per cogliere le indicazioni sulla strada che invita a percorrere con in mano il Vangelo.

Certamente papa Francesco marca rotture con molti schemi sul papato, sulla Chiesa e anche sulla concezione ecclesiastica della storia umana. Sa bene tuttavia che l’interpretazione di tutto ciò può sfiorare l’ingenuità negli interlocutori meno consapevoli della storia bimillenaria della Chiesa. Bergoglio è consapevole dell’ambiguità possibile delle ricadute dei suoi gesti e delle sue parole e dell’uso strumentale. Ma sa che ciò fa parte delle regole del gioco della storia. Forse ci abituerà a suonare un avviso quando si sta un po’ esagerando.

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