Diceva San Paolo che «se Cristo non è risorto vana è la vostra predicazione e la vostra fede». Nella messa celebrata nella Domus Santa Marta martedì mattina papa Francesco ha messo in guardia proprio da questo, da un Cristianesimo che non si fonda sulla Risurrezione ribadendo che Cristo è sempre il centro e la speranza della nostra vita e che i cristiani sono chiamati ad annunciarlo senza timore, senza vergogna e senza trionfalismo.
Tre atteggiamenti, secondo il Papa, diversi ma uniti da un unico filo conduttore: una fede che non crede nella Risurrezione e di conseguenza non la annuncia. «Ci sono tanti cristiani senza Risurrezione, cristiani senza il Cristo Risorto: accompagnano Gesù fino alla tomba, piangono, gli vogliono tanto bene, ma fino a lì», ha spiegato Francesco. «Pensando a questo atteggiamento dei cristiani senza il Cristo Risorto, io ne ho trovati tre, ma ce ne sono tanti: i timorosi, i cristiani timorosi; i vergognosi, quelli che hanno vergogna; e i trionfalistici. Questi tre non si sono incontrati col Cristo Risorto! I timorosi: sono quelli della mattina della Resurrezione, quelli di Emmaus… se ne vanno, hanno paura».
Gli Apostoli, ha ricordato il Papa, si chiudono nel Cenacolo per timore dei giudei, anche la Maddalena piange perché hanno portato via il Corpo del Signore. «I timorosi», ha detto, «sono così: temono di pensare alla Resurrezione». Infine, ci sono i cristiani che si vergognano. «Confessare che Cristo è risorto», secondo il Papa, «dà un po’ di vergogna in questo mondo”» che «va tanto avanti nelle scienze».
A questi cristiani, ha detto, Paolo dice di fare attenzione che nessuno li faccia preda con la filosofia e con i vuoti raggiri ispirati alla tradizione umana. Questi, ha detto, «hanno vergogna» di affermare che «Cristo, con la sua carne, con le sue piaghe è risorto».
Ci sono poi i cristiani che hanno un atteggiamento trionfalista, i quali «nel loro intimo non credono nel Risorto e vogliono fare loro una risurrezione più maestosa di quella» vera. Anche questo, ha avvertito il Pontefice, è un modo per negare la Risurrezione: «Non sanno la parola “trionfo”, soltanto dicono “trionfalismo”, perché hanno come un complesso di inferiorità e vogliono fare… Quando noi guardiamo questi cristiani, con tanti atteggiamenti trionfalistici, nella loro vita, nei loro discorsi e nelle loro pastorale, nella Liturgia, tante cose così, è perché nel più intimo non credono profondamente nel Risorto. E Lui è il Vincitore, il Risorto. Ha vinto. Per questo, senza timore, senza paura, senza trionfalismo, semplicemente guardando il Signore Risorto, la sua bellezza, anche mettere le dita nelle piaghe e la mano nel fianco».
Poi ha concluso: «La nostra fede, la fede nel Risorto: quello vince il mondo! Andiamo verso di Lui e lasciamoci, come questi malati, toccare da Lui, dalla sua forza, perché Lui è con le ossa e con la carne, non è un’idea spirituale che va… Lui è vivo. E’ proprio Risorto. E così ha vinto il mondo. Che il Signore ci dia la grazia di capire e vivere queste cose».