«Fate rumore». Papa Francesco l’aveva già detto ai suoi connazionali argentini a Rio in occasione della Gmg e l’ha ripetuto mercoledì nella Basilica di San Pietro incontrando a “porte chiuse” un gruppo di circa 500 giovani della diocesi di Piacenza-Bobbio arrivati in pellegrinaggio a Roma per l’Anno della Fede. Bergoglio si è trattenuto con i ragazzi per più di mezz'ora nell'area del coro, dietro all'altare papale. «Scommettere su un grande ideale, e l'ideale di fare un mondo di bontà, bellezza e verità» dicendo no ad alcol e droghe, «questo, voi potete farlo: voi avete il potere di farlo. Se voi non lo fate, è per pigrizia», ha detto il Papa esortando i giovani a vivere con dinamismo, gioia e creatività la propria fede.
«Coraggio», ha esortato, «andate avanti. Fate rumore, eh? Dove sono i giovani deve esserci rumore. Poi, si regolano le cose, ma l'illusione di un giovane è fare rumore sempre. Andate avanti, e soprattutto sempre nella vita ci saranno persone che vi faranno proposte per frenare, per bloccare la vostra strada. Per favore, andate controcorrente. Mi dicono: “No, ma, questo, ma, prendi un po’ d'alcol, prendi un po’ di droga…”. No! Andate controcorrente a questa civilizzazione che ci sta facendo tanto male. Capito, questo? Andare controcorrente: e questo significa fare rumore. Andare avanti. Ma con i valori della bellezza, della bontà e della verità».
Durante l'incontro più volte i giovani hanno applaudito Francesco, mentre i fedeli in basilica gridavano «viva il Papa» e lo salutavano da lontano. Il Papa ha augurato ai giovani «tutto il bene, un bel lavoro, gioia nel cuore». «A me piace stare con i giovani», ha aggiunto, perché sono «portatori di speranza» e «artefici del futuro» ed è «una cosa bella andare verso il futuro, con le illusioni», ma è anche una «responsabilità».
L’invito di Francesco, ribadito anche durante la Gmg brasiliana, è stato quello di non abbandonare mai la speranza: «Quando a me dicono», ha proseguito, «Ma, Padre, che brutti tempi, questi… Guarda, non si può fare niente! Come, non si può fare niente? E spiego che si può fare tanto! Ma quando un giovane mi dice: “Che brutti tempi, questi, Padre, non si può fare niente!”, ma, lo mando dallo psichiatra, eh? Perché è vero, non si capisce un giovane, un ragazzo, una ragazza, che non vogliano fare una cosa grande. Poi faranno quello che possono, ma la scommessa è per cose grandi e belle».
Mercoledì pomeriggio il Papa ha celebrato la messa nella basilica romana di Sant’Agostino, vicino piazza Navona, per i padri agostiniani in occasione dell'apertura del loro 184esimo capitolo generale.
Nell’omelia si è soffermato sull’inquietudine, cifra spirituale di Agostino e che, ha spiegato il Papa, dovrebbe diventare lo stile di ogni pastore della Chiesa: «Con dolore penso ai consacrati che non sono fecondi, che sono zitelloni, conservate l'inquietudine spirituale, l'inquietudine di annunciare il Signore con coraggio e di andare verso l'altro, dell'amore verso ogni fratello e sorella».
Poi il Papa si è soffermato sulla figura, attualissima, di Agostino accostandola a quella di tanti giovani del nostro tempo: «Agostino», ha detto Francesco, «vive un’esperienza abbastanza comune al giorno d’oggi, abbastanza comune tra i giovani d’oggi: viene educato dalla mamma Monica nella fede cristiana, anche se non riceve il Battesimo, ma crescendo se ne allontana, non trova in essa la risposta alle sue domande, ai desideri del suo cuore, e viene attirato da altre proposte. Entra allora nel gruppo dei manichei, si dedica con impegno ai suoi studi, non rinuncia al divertimento spensierato, agli spettacoli del tempo, intesse amicizie, conosce l’amore intenso e intraprende una brillante carriera di maestro di retorica che lo porta fino alla corte imperiale di Milano. Agostino è un uomo “arrivato”, ha tutto, ma nel suo cuore rimane l’inquietudine della ricerca del senso profondo della vita; il suo cuore non è addormentato, direi non è anestetizzato dal successo, dalle cose, dal potere. Agostino non si chiude in se stesso, non si adagia, continua a cercare la verità, il senso della vita, continua a cercare il volto di Dio. Certo commette errori, prende anche vie sbagliate, pecca, è un peccatore; ma non perde l’inquietudine della ricerca spirituale. E in questo modo scopre che Dio lo aspettava, anzi, che non aveva mai smesso di cercarlo per primo».
Infine, Francesco ha concluso rivolgendosi a chi è lontano dalla fede: «Vorrei dire a chi si sente indifferente verso Dio, verso la fede, a chi è lontano da Dio o l’ha abbandonato, anche a noi, con le nostre “lontananze” e i nostri “abbandoni” verso Dio, piccole forse, ma ce ne sono tante nella vita quotidiana: guarda nel profondo del tuo cuore, guarda nell’intimo di te stesso, e domandati: hai un cuore che desidera qualcosa di grande o un cuore addormentato dalle cose? Il tuo cuore ha conservato l’inquietudine della ricerca o l’hai lasciato soffocare dalle cose, che finiscono per atrofizzarlo? Dio ti attende, ti cerca: che cosa rispondi? Ti sei accorto di questa situazione della tua anima? Oppure dormi? Credi che Dio ti attende o per te questa verità sono soltanto "parole"?».