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venerdì 31 marzo 2023
 
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Il Papa: «Una Chiesa divisa tra destra e sinistra dimentica lo Spirito»

23/05/2021  Nella messa di Pentecoste papa Francesco spiega cosa ha significato la discesa dello Spirito santo per gli apostoli e per tutti noi. E chiede quella unità che ci rende liberi, senza contrapposizioni, senza divisioni tra progressisti e conservatori, tradizionalisti e innovatori

«Oggi, se ascoltiamo lo Spirito, non ci concentreremo su conservatori e progressisti, tradizionalisti e innovatori, destra e sinistra, no: se i criteri sono questi, vuol dire che nella Chiesa si dimentica lo Spirito». È questo il centro dell’omelia di papa Francesco in occasione della festa di Pentecoste. Celebrando il giorno in cui scese lo Spirito Santo sugli apostoli dobbiamo ricordare che «il Paraclito spinge all’unità, alla concordia, all’armonia delle diversità . Ci fa vedere parti dello stesso Corpo, fratelli e sorelle tra noi. Cerchiamo l’insieme!». Il Paraclito, «lo Spirito Santo» è il «dono definitivo, il dono dei doni» che Gesù ci fa. La parola, spiega Francesco, è «particolare, misteriosa: Paraclito. Accogliamo oggi questa parola, non facile da tradurre in quanto racchiude in sé più significati. Paraclito, in sostanza, vuol dire due cose: Consolatore e Avvocato». Come consolatore lo Spirito Santo è con noi nei momenti difficili «come quello che stiamo attraversando» in cui cerchiamo consolazioni. «Ma spesso ricorriamo solo a consolazioni terrene, che svaniscono presto. Gesù ci offre oggi la consolazione del Cielo, lo Spirito, il “Consolatore perfetto”. Qual è la differenza? Le consolazioni del mondo sono come gli anestetici: danno un sollievo momentaneo, ma non curano il male profondo che ci portiamo dentro. Distolgono, distraggono, ma non guariscono». Sono cose che «agiscono in superficie, a livello dei sensi e difficilmente del cuore. Perché solo chi ci fa sentire amati così come siamo dà pace al cuore. Lo Spirito Santo, l’amore di Dio, fa così: scende dentro, in quanto Spirito agisce nel nostro spirito». Il Paraclito è «la tenerezza stessa di Dio, che non ci lascia soli; perché stare con chi è solo è già consolare. Sorella, fratello, se avverti il buio della tua solitudine, se porti dentro un macigno che soffoca la speranza, se hai nel cuore una ferita che brucia, se non trovi la via d’uscita, apriti allo Spirito Santo».

È una consolazione diversa da quella che dà il mondo, da quella che suggerisce il diavolo che «prima ci lusinga e ci fa sentire invincibili, poi ci butta a terra e ci fa sentire sbagliati. Fa di tutto per buttarci giù, mentre lo Spirito del Risorto vuole risollevarci. Guardiamo agli Apostoli: erano soli e smarriti, stavano a porte chiuse, vivevano nel timore e davanti agli occhi avevano tutte le loro fragilità e i loro fallimenti. Gli anni passati con Gesù non li avevano cambiati. Poi ricevono lo Spirito e tutto cambia: i problemi e i difetti rimangono gli stessi, eppure non li temono più e non temono nemmeno chi vuol fare loro del male. Si sentono consolati dentro e vogliono riversare fuori la consolazione di Dio. Prima impauriti, ora hanno paura solo di non testimoniare l’amore ricevuto».

E anche noi, ricevuto lo Spirito Santo, diventiamo consolatori. «Come?», si chiede il Papa, «Non facendo grandi discorsi, ma facendoci prossimi; non con parole di circostanza, ma con la preghiera e la vicinanza. Il Paraclito dice alla Chiesa che oggi è il tempo della consolazione. È il tempo del lieto annuncio del Vangelo più che della lotta al paganesimo. È il tempo per portare la gioia del Risorto, non per lamentarci del dramma della secolarizzazione. È il tempo per riversare amore sul mondo, senza sposare la mondanità. È il tempo in cui testimoniare la misericordia più che inculcare regole e norme. È il tempo del Paraclito che ci dà la libertà di cuore».

E poi il Paraclito è anche l’Avvocato. «Nel contesto storico di Gesù, l’avvocato non svolgeva le sue funzioni come oggi: anziché parlare al posto dell’imputato, gli stava di solito accanto e gli suggeriva all’orecchio gli argomenti per difendersi», spiega il Pontefice. E anche oggi agisce così: LO spirito Santo non si sostituisce a noi, ma «ci difende dalle falsità del male ispirandoci pensieri e sentimenti. Lo fa con delicatezza, senza forzarci: si propone ma non si impone. Lo spirito della falsità, il maligno, fa il contrario: cerca di costringerci, vuole farci credere che siamo sempre obbligati a cedere alle suggestioni cattive e alle pulsioni dei vizi». Per resistere al diavolo il Paraclito ci suggerisce «tre antidoti basilari contro altrettante tentazioni, oggi diffuse. Il primo consiglio dello Spirito Santo è: “Abita il presente”. Il presente, non il passato o il futuro. Il Paraclito afferma il primato dell’oggi, contro la tentazione di farci paralizzare dalle amarezze e dalle nostalgie del passato, oppure di concentrarci sulle incertezze del domani e lasciarci ossessionare dai timori per l’avvenire». Il momento che viviamo è quello «unico e irripetibile per fare del bene, per fare della vita un dono. Abitiamo il presente!». Il secondo consiglio è l’unità: «Cerca l’insieme. L’insieme, non la parte. Lo Spirito non plasma degli individui chiusi, ma ci fonda come Chiesa nella multiforme varietà dei carismi, in un’unità che non è mai uniformità. Il Paraclito afferma il primato dell’insieme. Nell’insieme, nella comunità lo Spirito predilige agire e portare novità. Guardiamo agli Apostoli. Erano molto diversi: tra loro, ad esempio, c’erano Matteo, pubblicano che aveva collaborato con i Romani, e Simone, detto Zelota, che si opponeva a loro. C’erano idee politiche opposte, visioni del mondo differenti. Ma quando ricevono lo Spirito imparano a non dare il primato ai loro punti di vista umani, ma all’insieme di Dio». E allora, «se ascoltiamo lo Spirito, non ci concentreremo su conservatori e progressisti, tradizionalisti e innovatori, destra e sinistra: se i criteri sono questi, vuol dire che nella Chiesa si dimentica lo Spirito. Il Paraclito spinge all’unità, alla concordia, all’armonia delle diversità. Ci fa vedere parti dello stesso Corpo, fratelli e sorelle tra noi. Cerchiamo l’insieme!». E infine il terzo antidoto: «Metti Dio prima del tuo io». Questo è «il passo decisivo della vita spirituale, che non è una collezione di meriti e di opere nostre, ma umile accoglienza di Dio. Il Paraclito afferma il primato della grazia. Solo se ci svuotiamo di noi stessi lasciamo spazio al Signore; solo se ci affidiamo a Lui ritroviamo noi stessi; solo da poveri in spirito diventiamo ricchi di Spirito Santo. Vale anche per la Chiesa. Non salviamo nessuno e nemmeno noi stessi con le nostre forze. Se in primo luogo ci sono i nostri progetti, le nostre strutture e i nostri piani di riforma scadremo nel funzionalismo, nell’efficientismo, nell’orizzontalismo e non porteremo frutto. La Chiesa non è un’organizzazione umana, o meglio è una organizzazione umana, ma non solo umana: è il tempio dello Spirito Santo. Gesù ha portato il fuoco dello Spirito sulla terra e la Chiesa si riforma con l’unzione della grazia, con la forza della preghiera, con la gioia della missione, con la bellezza disarmante della povertà. Mettiamo Dio al primo posto!».

 
 
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