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Centrafrica: gli integralisti sparano ancora

25/11/2015  Gli ultimi due giorni del viaggio africano di papa Francesco (il 29 e il 30 novembre è in Repubblica Centrafricana) sono i più delicati dal punto di vista della sicurezza. Qui la guerra è in corso. Sembrava essersi placata, ma nuovi scontri sono ricominciati a fine settembre, proprio nella capitale Bangui. Oggi, gli sfollati interni sono quasi 900 mila.

Gli ultimi due giorni del viaggio africano di papa Francesco (il 29 e il 30 novembre è in Repubblica Centrafricana) sono i più delicati, dal punto di vista della sicurezza. Qui la guerra è in corso. Sembrava essersi placata, ma nuovi scontri sono ricominciati a fine settembre, proprio nella capitale Bangui. La gente, tanta, ha lasciato di nuovo le proprie case riportando indietro l’orologio ai momenti peggiori del conflitto. Oggi, gli sfollati interni sono quasi 900 mila (foto in alto), su una popolazione di 4 milioni e mezzo di abitanti.

La guerra è scoppiata alla fine del 2012, quando il movimento islamico Seleka (sostenuto anche da mercenari ciadiani e sudanesi) ha costretto l’allora presidente François Bozizé (salito al potere con un golpe nel 2003) a dimettersi e a fuggire all’estero. Da allora, mentre nella capitale si combatteva (militarmente e politicamente) per la conquista del potere, l’intero Paese è sprofondato nelle violenze fra i gruppi armati del movimento Seleka e i loro avversari, denominati anti-balaka. Le tensioni sono progressivamente diminuite da un lato con l’elezione – da parte del Parlamento, non a suffragio universale – dell’attuale presidente di transizione, Catherine Samba-Panza, il 20 gennaio 2014, e del suo (debole) Governo; dall’altro con l’arrivo dei caschi blu dell’Onu, rinforzati anche da una missione militare francese di 6 mila soldati.

Il Paese rimane una polveriera, anche perché si trascina dietro una realtà di povertà fra le peggiori del mondo: già prima del conflitto l’indice mondiale dello sviluppo umano lo collocava al 171° posto su un totale di 177 Paesi esaminati.

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