I giovani, i poveri, i religiosi. Il
pomeriggio di papa Francesco in Uganda è impegnativo. «Aprite la porta del
vostro cuore, fate entrare Gesù», ha detto nel primo appuntamento a Kololo air
strip. Accolto da canti e danze, e dopo aver ascoltato la testimonianza di due
giovani, Winnie ed Emmanuel, il Papa, in spagnolo, parla a braccio per dire che
le loro parole gli «provocato dolore», ma che «sempre c’è la possibilità di
superare le avversità, di aprire un orizzonte, di aprirlo con la forza di Gesù».
Papa Francesco dice ai giovani che «una esperienza negativa può trasformare un
muro in orizzonte che si apre al futuro. Questa non è magia, ma opera di Gesù,
perché è il Signore e può fare tutto e Gesù ha sofferto l'esperienza più
negativa della Storia: è stato insultato, rifiutato, assassinato. Gesù per il
potere di Dio, è risorto. Lui può fare in ognuno di noi». E alla folla dei
giovani che lo acclama chiede: «Siete pronti a trasformare tutte le cose
negative in positive? Siete disposti a trasformare l'odio in amore? Siete
disposti a trasformare la guerra nella pace?». Per fare tutto ciò la «preghiera
è l’arma più forte».
Subito dopo Francesco si sposta nella casa
della carità di Nalukolongo Bakateyambma's Home,
fondata nel 1978 dal primo cardinale ugandese, Emmanuel Kiwanuka Nsubuga. L'istituto
accoglie e cura un centinaio di poveri di ogni credo religioso e di ogni età. Il
Papa è stato accolto da un coro in italiano che scandiva «Viva il Papa».
Da questo luogo di povertà il Papa lancia un
appello a tutta la Chiesa africana. «Non dimenticate i poveri», chiede a tutte
le parrocchie e diocesi. «Ho tanto desiderato visitare questa Casa
della Carità», dice il Papa. E ribadisce che «è triste quando le nostre società permettono che gli anziani siano scartati
o dimenticati. È riprovevole quando i giovani vengono sfruttati dall'attuale
schiavitù del traffico di esseri umani! Se guardiamo attentamente al mondo che
ci circonda, pare che in molti luoghi si stiano diffondendo l'egoismo e
l'indifferenza. Quanti nostri fratelli e sorelle sono vittime dell'odierna
cultura dell''usa e getta, che ingenera disprezzo soprattutto nei confronti dei
bambini non nati, dei giovani e degli anziani!». E come cristiani «non possiamo
semplicemente stare a guardare. Qualcosa deve cambiare».
«Fedeltà ai poveri perché Cristo è lì»,
ripete sia ai sacerdoti che ai religiosi che ai vescovi. Ricorda l’incontro
nella casa della carità e sprona a occuparsi dei deboli e dei poveri. La forza
viene dal sangue dei martiri dell’Uganda. Il Papa sprona alla missione, proprio
attingendo al sangue dei martiri. Bisogna ricordare cosa sono stati per l’Africa.
Occorre avere memoria. Altrimenti «la perla d’Africa finirà custodita in un
museo perché il demonio attacca così, per piccoli passi». Il Papa spiega che «Memoria significa fedeltà e la fedeltà è
possibile soltanto con la preghiera. Se un sacerdote, un religioso o una
religiosa smette di pregare perché dice che ha molto lavoro ha già cominciato a
perdere la memoria e ha già cominciato a perdere la fedeltà. Preghiera significa
anche umiliazione. Umiltà di andare regolarmente dal confessore a dire i propri
peccati. Non si può zoppicare con entrambe le gambe. Non possiamo condurre una
doppia vita. Se è peccatore chiede il perdono, ma non tenete nascosto quello
che Dio non vuole, non tenete nascosta la mancanza di fedeltà, non chiudete
nell’armadio la memoria», conclude prima di chiamare tutti a una Ave Maria
collettiva e alla benedizione.