«Il senso della presenza costante di Gesù in mezzo a noi e con noi, una presenza concreta, vicina, tra le nostre case, come “Cuore pulsante” della città, del paese, del territorio con le sue varie espressioni e attività».
È stato questo il tema dell’omelia che Benedetto XVI ha pronunciato nella cattedrale di San Giovanni in Laterano, durante la celebrazione eucaristica per il Corpus Domini, la solennità del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo, prima della consueta processione fino alla basilica di Santa Maria Maggiore.
«Nel momento dell'adorazione siamo tutti sullo stesso piano, in ginocchio davanti al sacramento dell'Amore», ha ricordato alle migliaia di fedeli presenti per l’adorazione eucaristica. Riflettendo sul valore del culto eucaristico, papa Ratzinger ha affermato che esso «costituisce come l’ambiente spirituale entro il quale la comunità può celebrare bene e in verità l’eucaristia», perché «solo se è preceduta, accompagnata e seguita da questo atteggiamento interiore di fede e di adorazione, l’azione liturgica può esprimere il suo pieno significato e valore».
Quindi il Pontefice si è soffermato sulla sacralità dell’eucaristia, riguardo alla quale «abbiamo risentito nel passato recente di un certo fraintendimento del messaggio autentico della Sacra Scrittura. La novità cristiana riguardo al culto è stata influenzata da una certa mentalità secolaristica degli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso. È vero, e rimane sempre valido, che il centro del culto ormai non sta più nei riti e nei sacrifici antichi, ma in Cristo stesso, nella sua persona, nella sua vita, nel suo mistero pasquale. E tuttavia da questa novità fondamentale non si deve concludere che il sacro non esista più, ma che esso ha trovato il suo compimento in Gesù Cristo, Amore divino incarnato».
Il sacro, ha sottolineato il Pontefice, «ha una funzione educativa, e la sua scomparsa inevitabilmente impoverisce la cultura, in particolare la formazione delle nuove generazioni». Ed ha esemplificato: «Pensiamo a una mamma e a un papà che, in nome di una fede desacralizzata, privassero i loro figli di ogni ritualità religiosa: in realtà finirebbero per lasciare campo libero ai tanti surrogati presenti nella società dei consumi, ad altri riti e altri segni, che più facilmente potrebbero diventare idoli».
Dio invece, ha concluso Benedetto XVI, «non ha fatto così con l’umanità: ha mandato il suo Figlio nel mondo non per abolire, ma per dare il compimento anche al sacro. Al culmine di questa missione, nell’Ultima cena, Gesù istituì il sacramento del suo Corpo e del suo Sangue, il memoriale del suo sacrificio pasquale. Così facendo egli pose se stesso al posto dei sacrifici antichi, ma lo fece all’interno di un rito, che comandò agli apostoli di perpetuare, quale segno supremo del vero Sacro, che è lui stesso. Con questa fede, cari fratelli e sorelle, noi celebriamo oggi e ogni giorno il Mistero eucaristico e lo adoriamo quale centro della nostra vita e cuore del mondo».