Para di Mariupol, «la città che porta il nome di Maria e che è diventata una città martire della guerra che sta straziando l'Ucraina». Papa Francesco dice chiaramente che «davanti alla barbarie dell'uccisione di bambini e civili inermi non ci sono ragioni strategiche che tengano» e che c'è da «fermare la guerra prima che riduca le città a cimiteri». All'Angelus è forte la preghiera del Pontefice, che chiede a tutte le comunità di moltiplicare i momenti di orazione per chiedere la pace. Ringrazia per l'accoglienza ai profughi e per la rete di solidarietà che si è messa in modo e dice, ai responsabili:
«In nome di Dio fermate questo massacro», «ascoltate il grido di chi si soffre, si punti sul negoziato e si rendano sicuri i corridoi umanitari» E ancora, ricorda che «Dio è Dio della pace e non della guerra e chi appoggia la guerra ne profana il nome». Infine chiede al Signore che «converta i cuori a una ferma volontà di pace».
Prima, spiegando il Vangelo del giorno si era soffermato sul sonno che coglie i tre discepoli che Gesù aveva portato con sé sul monte. Pietro, Giovanni e Giacomo si addormentano prima della trasfigurazione. Capita anche a noi, spiega il Papa, di tornare stanchi da una giornata, di voler stare con Gesù, ma di essere sopraffatti dalla stanchezza. I tre discepoli, però, si svegliano durante la Trasfigurazione di Gesù.
«Possiamo pensare», spiega Francesco, «che fu la luce di Gesù a ridestarli. Come loro, anche noi abbiamo bisogno della luce di Dio, che ci fa vedere le cose in modo diverso; ci attira, ci risveglia, riaccende il desiderio e la forza di pregare, di guardarci dentro, e di dedicare tempo agli altri. Possiamo superare la stanchezza del corpo con la forza dello Spirito di Dio». E allora «in questo tempo quaresimale, dopo le fatiche di ogni giornata, ci farà bene non spegnere la luce della stanza senza metterci alla luce di Dio. Diamo al Signore la possibilità di sorprenderci e ridestarci il cuore».