Il Papa prega per la pace, come fa ormai ogni domenica. Per la martoriata Ucraina, per la Palestina, per Israele, per Myanmar e per tutte le nazioni oppresse dalla guerra. Saluta i giovani della Comunità del Mediterraneo che si ispirano a Giorgio La Pira, i marittimi nella Giornata a loro dedicata, i pellegrini polacchi alla Madonna nera. Prima aveva spiegato il Vangelo del giorno quelo in cui Marco racocnta l’invio in missione dei discepoli da parte di Gesù. «Li invia “a due a due” e raccomanda loro di portare con sé solo il necessario», sottolinea il Pontefice. «I discepoli sono inviati insieme, e devono portare con sé solo il necessario», ribadisce ancora per ricordare che «il Vangelo non si annuncia da soli, no, si annuncia insieme, come comunità, e per farlo è importante saper custodire la sobrietà: saper essere sobri nell’uso delle cose, condividendo le risorse, le capacità e i doni, e facendo a meno del superfluo». E questo «per essere liberi. Il superfluo ti fa schiavo». Occorre essere sobri anche «nei pensieri e nei sentimenti, abbandonando le proprie visioni parziali, i preconcetti, abbandonando le rigidità che, come bagagli inutili, appesantiscono e intralciano il cammino, per favorire invece il confronto e l’ascolto, e rendere così più efficace la testimonianza».
Il Papa invita a pensare a cosa accade in famiglia dove «quando ci si accontenta del necessario, anche con poco, con l’aiuto di Dio, si riesce ad andare avanti e ad andare d’accordo, condividendo quello che c’è, rinunciando tutti a qualcosa e sostenendosi a vicenda». Questa è una testimonianza, un «annuncio missionario, prima e più ancora delle parole, perché incarna la bellezza del messaggio di Gesù nella concretezza della vita. Una famiglia o una comunità che vivono in questo modo, infatti, creano attorno a sé un ambiente ricco d’amore, in cui è più facile aprirsi alla fede e alla novità del Vangelo, e da cui si riparte migliori, si riparte più sereni». Al contrario, invece, «se ciò che conta sono solo le cose – che non bastano mai –, se non ci si ascolta, se prevalgono l’individualismo e l’invidia, l’invidia è una cosa mortale, l’aria si fa pesante, la vita difficile, e gli incontri diventano più occasione di inquietudine, di tristezza e di scoraggiamento che occasione di gioia».
E dunque, chiede che ci sia «comunione tra noi, armonia e sobrietà» perché questi sono valori importanti «per il nostro apostolato, valori indispensabili per una Chiesa veramente missionaria, a tutti i livelli». E anche di interrogarci se ciascuno sente «il gusto di annunciare il Vangelo, di portare, là dove vive, la gioia e la luce che vengono dall’incontro con il Signore». E se per farlo ci si impegna «a camminare assieme agli altri, condividendo con loro idee e capacità, con mente aperta e con cuore generoso». Infine se si sa «coltivare uno stile di vita sobrio e attento ai bisogni dei fratelli». Perché si è veri discepoli missionari solo «nella comunione e nella sobrietà di vita. Nella comunione, nell’armonia tra noi, e nella sobrietà».