«Io mi sono vergognato quando ho letto che non so, un gruppo di Stati si sono compromessi a spendere il due per cento, credo, o il due per mille del Pil nell’acquisto di armi, come risposta a questo che sta [succedendo] adesso … la pazzia, eh? La vera risposta, come ho detto, non sono altre armi, altre sanzioni, altre alleanze politico-militari, ma un’altra impostazione, un modo diverso di governare il mondo, non facendo vedere i denti, come adesso, no?, un mondo ormai globalizzato, un modo diverso e di impostare le relazioni internazionali».
È il cambiamento invocato da papa Francesco che aggiunge a braccio questa riflessione durante l’udienza giovedì mattina in Sala Clementina in Vaticano di un gruppo di 200 donne appartenenti al Cif, Centro Italiano Femminile. Francesco chiede di rovesciare la logica del dominio che regola le relazioni internazionali e il suo esito, la guerra, sostituendola con la logica del servizio e della cura. E le donne, dice, possono diventare le protagoniste di questo cambiamento.
Il riferimento è alla stretta attualità, al confitto in corso da un mese in Ucraina. Francesco confida quanto sia insopportabile, per quanti appartengono alla sua generazione, vedere ciò che sta accadendo, esempio "della vecchia logica di potere che ancora domina la cosiddetta geopolitica": «La storia degli ultimi settant’anni lo dimostra: guerre regionali non sono mai mancate, per questo io ho detto che eravamo nella terza guerra mondiale a pezzetti, no?, un po’ dappertutto, fino ad arrivare a questa, che ha una dimensione maggiore e minaccia il mondo intero», dice, «Ma il problema di base è lo stesso: si continua a governare il mondo come uno “scacchiere”, dove i potenti studiano le mosse per estendere il predominio a danno degli altri».
Il conflitto attuale, dice Bergoglio, è frutto «della vecchia logica di potere che ancora domina la cosiddetta geopolitica», logica che va sostituita con il modello della cura. E spiega che proprio per questo ne parla con le appartenenti al Centro Italiano Femminile, perchè è «un'associazione di donne e le donne sono le protagoniste di questo cambiamento di rotta, di questa conversione. Purché - precisa - non vengano omologate dal sistema di potere imperante».
Poi cita la frase di un Messaggio di Paolo VI alle donne alla fine del Concilio Vaticano II: “Viene l’ora, l’ora è venuta, in cui la vocazione della donna si completa in pienezza, l’ora in cui la donna acquista nella società un’influenza, un irradiamento, un potere finora mai raggiunto”. Montini, prendendo atto della trasformazione della società, vedeva la possibilità per le donne «imbevute dello spirito del Vangelo» di «aiutare l'umanità a non decadere». Francesco ribadisce la convinzione che le donne «possono cambiare il sistema, se riescono, per così dire, a convertire il potere dalla logica del dominio a quella del servizio, della cura».
Il Papa ribadisce che questo cambiamento di mentalità, riguarda tutti perché è quello che ci ha insegnato Gesù, ma anche un uomo come Gandhi, e i innumerevoli sante e santi che hanno fatto «crescere l’umanità con la testimonianza di una vita spesa al servizio di Dio e del prossimo. Ma è anche – direi soprattutto – la scuola di innumerevoli donne che hanno coltivato e custodito la vita», sottolinea, «di donne che hanno curato le fragilità, che hanno curato le ferite, che hanno curato le piaghe umane e sociali; di donne che hanno dedicato mente e cuore all’educazione delle nuove generazioni. È grande, la forza della donna: è grande! C’è un detto – più che un detto è una riflessione: se un uomo piuttosto giovane rimane vedovo, difficilmente da solo se la cava. L’uomo non può tollerare una solitudine così grande. Se una donna rimane vedova, se la cava: porta avanti la famiglia, porta avanti tutto. Spiegate voi la differenza dov’è? Il genio femminile: è questo il genio femminile».
«La buona politica non può venire dalla cultura del potere inteso come dominio»
L’incontro del CIF con il Papa è avvenuto mentre è in corsa a Roma il congresso elettivo sul tema “Identità creazionale dell’uomo e della donna in una condivisa missione”. Un argomento di ampio respiro, nota Bergoglio, che ringrazia il CIF perché, dice, «ci siete, perché in Italia esiste e va avanti questa vostra associazione di donne, che è animata dal Vangelo e vuole dialogare con tutti per il bene comune della società. E questo non è scontato: grazie. Il Centro Italiano Femminile è nato in un contesto di difesa della dignità e dei diritti della donna, in quel periodo così ricco, così fecondo per l’Italia che ha fatto seguito alla seconda guerra mondiale. In quel contesto fortemente polarizzato in senso ideologico, il CIF nasce come scelta della responsabilità, dell’impegno per “custodire l’umano».
Francesco ricorda, inoltre, il contributo offerto dal CIF alla stesura di alcuni articoli della Costituzione italiana sui temi "della solidarietà, della sussidiarietà, della laicità dello Stato". E sottolinea che la partecipazione alla vita politica dell'associazione intendeva valorizzare l'idea di politica come "forma di carità, la forma più alta, forse, della carità". Poi aggiunge che è «ormai evidente che la buona politica non può venire dalla cultura del potere inteso come dominio e sopraffazione, ma solo da una cultura della cura, cura della persona e della sua dignità e cura della nostra casa comune. Lo prova, purtroppo negativamente, la guerra vergognosa a cui stiamo assistendo».