Atterra sul Gran Sasso e poi si trasferisce all'Aquila, in piazza Duomo, dove viene accolto dal cardinale Giuseppe Petrocchi, ma anche dai familiari delle vittime del sisma che 13 anni fa ha sconvolto la città «C’è molto da ricostruire», dice loro. E fa riferimento alla loro fede provata dalla sofferenza. In forma privata la visita all’interno della cattedrale, ancora chiusa per lavori, e alla cappella della memoria dove sono scritti i nomi delle vittime del terremoto del 2009. «La morte», dice il Papa, «non può spezzare l’amore». Il pontefice esorta a tenere lo sguardo fisso su Gesù «crocifisso e risorto, che con il suo amore ha riscattato dal non-senso il dolore e la morte. E Gesù vi ha rimessi tra le braccia del Padre, che non lascia cadere invano nemmeno una lacrima, nemmeno una!». In quel cuore sono scritti i «i nomi dei vostri cari, che sono passati dal tempo all’eternità». E sulla cappella della memoria ricorda che è questa «la forza di un popolo, e quando questa memoria è illuminata dalla fede, quel popolo non rimane prigioniero del passato, ma cammina nel presente rivolto al futuro, sempre rimanendo attaccato alle radici e facendo tesoro delle esperienze passate, buone e cattive. Voi, gente aquilana, avete dimostrato un carattere resiliente. Radicato nella vostra tradizione cristiana e civica, ha consentito di reggere l’urto del sisma e di avviare subito il lavoro coraggioso e paziente di ricostruzione». Tanto è stato fatto, ma molto ancora c’è da ricostruire. E questo lo si fa insieme, ricostruendo, con le case, le scuole, le chiese, anche il tessuto «spirituale, culturale e sociale della comunità civica e di quella ecclesiale».
Per ricostruire, dice ancora il Pontefice prima di recarsi a Collemaggio per l’apertura della porta celestiniana, «è fondamentale attivare e rafforzare la collaborazione organica, in sinergia, delle istituzioni e degli organismi associativi: una concordia laboriosa, un impegno lungimirante».
Francesco pone l’accento sulla ricostruzione delle chiese, che «meritano un’attenzione particolare. Sono patrimonio della comunità, non solo in senso storico e culturale, anche in senso identitario. Quelle pietre sono impregnate della fede e dei valori del popolo; e i templi sono anche luoghi propulsivi della sua vita, della sua speranza». E, a proposito di speranza,
il Papa saluta la delegazione di detenuti del mondo carcerario abruzzese – un’altra sarà presente alla messa a Collemaggio – che rappresenta proprio «un segno di speranza, perché anche nelle carceri ci sono tante, troppe vittime. Oggi qui siete segno di speranza nella ricostruzione umana e sociale».