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lunedì 19 maggio 2025
 
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Il Papa: «La notte della guerra è calata sull'umanità»

02/04/2022  Da Malta Francesco parla dei brutali combattimenti e della minaccia delle atomiche che è tornata di attualità. Condanna la corruzione, l'illegalità e chiede accoglienza e cura per i migranti e per tutte le vite umane. «I conflitti», denuncia, «sono stati preparati da tempo con grandi investimenti e commerci di armi»

C'è la guerra in Ucraina al centro dei pensieri e dei discorsi di Papa Francesco e delle autorità maltesi. Settantacinque anni dopo la Seconda guerra mondiale l'Europa sta tragicamente assistendo a una terribile guerra e allo spargimento di sangue sul suo suolo», dice il presidente della repubblica George William Vella, salutando il Pontefice. E Francesco ricorda le «tenebre della guerra» che sono giunte da Este. «Pensavamo», dice Bergoglio, che invasioni di altri Paesi, brutali combattimenti nelle strade e minacce atomiche fossero ricordi oscuri di un passato lontano. Ma il vento gelido della guerra, che porta solo morte, distruzione e odio, si è abbattuto con prepotenza sula vita di tanti e sulle giornate di tutti». Poco prima, parlando con i giornalisti, nel volo che lo portava a Malta, il Papa aveva spiegato che non sente quasi più il dolore al ginocchio - che pure deve essere forte se è stato necessario usare un piccolo ascensore per farlo salire in aereo, perché è più forte il dolore del cuore di fronte a quanto sta avvenendo. Un viaggio a «Kiev è sul tavolo», ha detto non escludendo del tutto la possibilità di una sua presenza nella capitale del Paese martire. Occorre fare di tutto per fermare la guerra, «preparata da anni», ha spiegato il Pontefice, con il commercio delle armi, con le «autocrazie , nuovi imperialismi, aggressività diffusa, incapacità di gettare ponti e partire dai più poveri».

Parla dei venti, Francesco, in questa isola il cui nome significa «porto sicuro», per ricordare che da Nord spira quello dell'Europa che, insieme, deve rispondere alle sfide della guerra, ma anche a quelle dell'accoglienza e della lotta alla corruzione. Lo dice in un Paese che ha visto l'assassinio di Daphne Caurana Galizia, la giornalista e blogger che indagava proprio sulla illegalità.

«L’impegno a rimuovere l’illegalità e la corruzione sia dunque forte, come il vento che, soffiando da nord, spazza le coste del Paese. E siano sempre coltivate la legalità e la trasparenza, che permettono di sradicare malvivenza e criminalità, accomunate dal fatto di non agire alla luce del sole», sottolinea il Papa. Dall'Ovest, invece, spirano i venti della libertà e della democrazia che richiedono sempre una vigilanza «perché la brama del progresso non porti a staccarsi dalle radici» in nome di un consumismo che sacrifica l'ambiente e le relazioni. Malta è un «meraviglioso laboratorio di sviluppo organico» che ha accolto l'apostolo Paolo e i suoi compagni naufraghi «con rara umanità». Una umanità che, seguendo i venti che spirano da Sud, chiede di tornare a respirare speranza. Che vuole essere custodita in ogni momento. «Conosco l’impegno dei maltesi nell’abbracciare e proteggere la vita», dice Francesco, e incoraggia a «custodirla in ogni momento dallo scarto e dalla trascuratezza. Penso specialmente alla dignità dei lavoratori, degli anziani e dei malati. E ai giovani, che rischiano di buttare via il bene immenso che sono, inseguendo miraggi che lasciano dentro tanto vuoto. È quello che provocano il consumismo esasperato, la chiusura alle necessità degli altri e la piaga della droga, che soffoca la libertà creando dipendenza. Proteggiamo la bellezza della vita!»

Proteggere la vita significa anche accogliere i migranti, e non come una emergenza del momento. «Il fenomeno migratorio», spiega il Pontefice, «non è una circostanza del momento, ma segna la nostra epoca. Porta con sé i debiti di ingiustizie passate, di tanto sfruttamento, di cambiamenti climatici, di sventurati conflitti di cui si pagano le conseguenze. Dal sud povero e popolato masse di persone si spostano verso il nord più ricco: è un dato di fatto, che non si può respingere con anacronistiche chiusure, perché non vi saranno prosperità e integrazione nell’isolamento». E, per quanto riguarda lo spazio, il Papa ricorda che «l’allargamento dell’emergenza migratoria – pensiamo ai rifugiati dalla martoriata Ucraina – chiede risposte ampie e condivise. Non possono alcuni Paesi sobbarcarsi l’intero problema nell’indifferenza di altri! E non possono Paesi civili sancire per proprio interesse torbidi accordi con malviventi che schiavizzano le persone. Purtroppo questo succede».

Il «Mar Mediterraneo non può diventare il cimitero più grande dell'Europa», aggiunge Francesco mentre chiama l'Europa ala sua responsabilità. Ricorda Paolo che su soccorso, ma poi, morso da una vipera, fu considerato un malvivente. E poco dopo, ritenuto invece una divinità per essere sopravvissuto al veleno. «Tra le esagerazioni dei due estremi sfuggiva l’evidenza primaria: Paolo era un uomo, bisognoso di accoglienza. L’umanità viene prima di tutto e premia in tutto: lo insegna questo Paese, la cui storia ha beneficiato del disperato arrivo dell’apostolo naufrago. In nome del Vangelo che egli visse e predicò, allarghiamo il cuore e riscopriamo la bellezza di servire i bisognosi». Oggi, invece, «nei confronti di chi attraversa il Mediterraneo in cerca di salvezza, prevalgono il timore e “la narrazione dell’invasione”, e l’obiettivo primario sembra essere la tutela ad ogni costo della propria sicurezza». Dobbiamo invece aiutarci a «non vedere il migrante come una minaccia e a non cedere alla tentazione di innalzare ponti levatoi e di erigere muri. L’altro non è un virus da cui difendersi, ma una persona da accogliere». Certo, costa fatica, chiede di sacrificare qualcosa, come fecero Paolo e i suoi compagni che sacrificarono i beni della nave per salvarsi la vita».

Insieme, bisogna accogliere la vita e costruire il futuro che «o sarà insieme o non sarà». Insieme bisogna lavorare per non «far sparire il sogno della pace». Il Papa cita Giorgio La Pira, che disse: «La congiuntura storica che viviamo, lo scontro di interessi e di ideologie che scuotono l’umanità in preda a un incredibile infantilismo, restituiscono al Mediterraneo una responsabilità capitale: definire di nuovo le norme di una Misura dove l’uomo lasciato al delirio e alla smisuratezza possa riconoscersi». Parole attuali perché quella «aggressività infantile» è tornata a minacciarci. «Ci serve una “misura umana” davanti all’aggressività infantile e distruttiva che ci minaccia, di fronte al rischio di una “guerra fredda allargata” che può soffocare la vita di interi popoli e generazioni! Quell’“infantilismo”, purtroppo, non è sparito. Riemerge prepotentemente nelle seduzioni dell’autocrazia, nei nuovi imperialismi, nell’aggressività diffusa, nell’incapacità di gettare ponti e di partire dai più poveri. Siamo abituati a pensare con la logica della guerra», denuncia il Pontefice. La guerra si è preparata con «grandi investimenti e commerci di armi», mentre «l’entusiasmo per la pace, sorto dopo la seconda guerra mondiale» si è, negli ultimi decenni, «affievolito» così come è successo per «tante grandi questioni, come la lotta alla fame e alle disuguaglianze» che «sono state di fatto derubricate dalle principali agende politiche».

La soluzione «è prendersi cura di quelle di tutti, perché i problemi globali richiedono soluzioni globali». Torna parlare del disarmo e della necessità di investire in sviluppo, salute e nutrizione. L'ultimo pensiero di papa Francesco, infine, va al «vicino Medio Oriente, che si riflette nella lingua di questo Paese, la quale si armonizza con altre, quasi a ricordare la capacità dei maltesi di generare benefiche convivenze, in una sorta di convivialità delle differenze. Di questo ha bisogno il Medio Oriente: il Libano, la Siria, lo Yemen e altri contesti dilaniati da problemi e violenza. Malta, cuore del Mediterraneo, continui a far pulsare il battito della speranza, la cura per la vita, l’accoglienza dell’altro, l’anelito di pace, con l’aiuto di Dio. Perché il nome di Dio è pace».

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