«Il coronavirus non è l’unica malattia da combattere, la pandemia ha portato alla luce patologie sociali più ampie»: così Papa Francesco all’udienza generale del mercoledì.
Dopo la pausa di luglio Francesco ha avviato, la scorsa settimana, un nuovo ciclo di catechesi che, a partire dalle conseguenze del covid-19, è intitolato «Guarire il mondo».
La pandemia, ha detto oggi Jorge Mario Bergoglio nell’appuntamento settimanale trasemsso ormai in streaming dalla biblioteca del Palazzo apostolico, «ha messo in risalto quanto siamo tutti vulnerabili e interconnessi. Se non ci prendiamo cura l’uno dell’altro, a partire dagli ultimi, da coloro che sono maggiormente colpiti, incluso il creato, non possiamo guarire il mondo. E’ da lodare l’impegno di tante persone che in questi mesi stanno dando prova dell’amore umano e cristiano verso il prossimo, dedicandosi ai malati anche a rischio della propria salute: sono degli eroi! Tuttavia – ha proseguito – il coronavirus non è l’unica malattia da combattere, ma la pandemia ha portato alla luce patologie sociali più ampie. Una di queste è la visione distorta della persona, uno sguardo che ignora la sua dignità e il suo carattere relazionale. A volte guardiamo gli altri come oggetti, da usare e scartare. In realtà, questo tipo di sguardo acceca e fomenta una cultura dello scarto individualistica e aggressiva, che trasforma l’essere umano in un bene di consumo. Nella luce della fede sappiamo, invece, che Dio guarda all’uomo e alla donna in un altro modo. Egli ci ha creati non come oggetti, ma come persone amate e capaci di amare, ci ha creati a sua immagine e somiglianza».
Più volte, a braccio, il Papa ha insistito sul concetto di «armonia»: Dio, ha detto, «ci ha donato una dignità unica, invitandoci a vivere in comunione con Lui, con le nostre sorelle e i nostri fratelli, nel rispetto di tutto il creato, in comunione, in armonia possiamo dire: la creazione è una armonia alla quale siamo chiamati a vivere. E in questa comunione Dio ci dona la capacità di procreare e di custodire la vita, di lavorare e prenderci cura della terra: si capisce che non si può procreare la vita senza armonia». Per il Papa, ancora, «cercare di arrampicare nella vita di essere superiori agli altri distrugge l’armonia e la logica di dominare gli altri: l’armonia è un’altra cosa, è il servizio. Chiediamo, dunque, al Signore di darci occhi attenti ai fratelli e alle sorelle, specialmente a quelli che soffrono. Come discepoli di Gesù non vogliamo essere indifferenti né individualisti, due atteggiamenti contro l’armonia: indifferenti, guardo dall’alto in basso, individualisti, guardare solo al proprio interesse. L’armonia creata da Dio ci chiede di guardare agli altri, ai problemi degli altri, di essere in comunione. Vogliamo riconoscere in ogni persona, qualunque sia la sua razza, lingua o condizione, la dignità umana. L’armonia ti porta a riconoscere la dignità umana, quell’armonia creata da Dio, l’uomo al centro». Citando il Concilio vaticano II e la dichiarazione universale dei diritti umani, «che San Giovanni Paolo II ha definito “pietra miliare posta sul lungo e difficile cammino del genere umano”, e come “una delle più alte espressioni della coscienza umana”», Francesco ha sottolineato, ancora, che «i diritti non sono solo individuali, ma anche sociali, dei popoli e delle nazioni. L’essere umano, infatti, nella sua dignità personale, è un essere sociale, creato a immagine di Dio Uno e Trino. Noi siamo sociali, abbiamo bisogno di vivere in questa armonia sociale, ma quando c’è l’egoismo il nostro sguardo non va alla comunità ma torna a noi stessi e questo ci fa brutti, cattivi, egoisti: distrugge l’armonia».
«Mentre tutti noi lavoriamo per la cura da un virus che colpisce tutti in maniera indistinta», ha detto il Papa concludendo la catechesi, «la fede ci esorta a impegnarci seriamente e attivamente per contrastare l’indifferenza davanti alle violazioni della dignità umana; questa cultura dell’indifferenza che accompagna la cultura dello scarto: solo le cose che non toccano me non interessano; la fede sempre esige di lasciarci guarire e convertire dal nostro individualismo, sia personale sia collettivo, un individualismo di partito per esempio. Possa il Signore “restituirci la vista” per riscoprire che cosa significa essere membri della famiglia umana. E possa questo sguardo tradursi in azioni concrete di compassione e rispetto per ogni persona e di cura e custodia per la nostra casa comune».
All’avvicinarsi della solennità dell’Assunta, il Papa, salutando i diversi gruppi linguistici di fedeli collegati via streaming, ha insistito sulla figura di Maria assunta in cielo: «Tra pochi giorni celebreremo la festa dell'Assunzione di Maria, che ci rivela la sublime dignità che Dio ha conferito all'uomo. Chiediamo al Signore la grazia dell'umiltà della sua Serva, affinché Egli possa fare grandi cose anche in noi», ha detto Francesco ai fedeli tedeschi. «Mentre ci prepariamo a celebrare la Solennità dell’Assunzione della Beata Vergine Maria, affido voi e le vostre famiglie alla sua materna intercessione, perché Ella sia guida nel nostro pellegrinaggio verso la pienezza delle promesse di Cristo», ha affermato rivolto agli inglesi. «Vegli sul vostro cammino la Vergine Maria e vi aiuti ad essere segno di fiducia e di speranza in mezzo ai vostri fratelli», l’augurio dedicato ai portoghesi. Ed ai polacchi, Jorge Mario Bergoglio ha assicurato di voler accompagnare spiritualmente «le centinaia di pellegrini che da Varsavia, Cracovia e da altre città si recano a piedi al Santuario della Madonna Nera. Questo pellegrinaggio, fatto con cautela a causa della pandemia, sia per tutti tempo di riflessione, di preghiera e di fraternità nella fede e nell’amore. Il 15 agosto cade il centenario della storica vittoria dell’esercito polacco, chiamata “Miracolo sulla Vistola”, che i vostri avi attribuirono all’intervento di Maria. Oggi la Madre di Dio aiuti l’umanità a sconfiggere il coronavirus, e a voi, alle vostre famiglie e al popolo polacco assicuri copiose grazie».