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sabato 15 febbraio 2025
 
Le parole del Papa
 

Il Papa: «La pensione è un diritto che non va messo in pericolo»

07/11/2015  «Il vero riposo viene dal lavoro. E ti puoi riposare soltanto quando sei sicuro di avere un lavoro stabile che dà dignità a te e alla tua famiglia. E solo quando non hai il terrore di perderlo». Lo ha detto Papa Francesco ricevendo i 23 mila dirigenti e dipendenti dell'Inps. «Non si può più ricorrere a rimedi che sono un nuovo veleno, come quando si pretende di aumentare la redditività riducendo il mercato del lavoro e creando in tal modo nuovi esclusi».

Non è un discorso di circostanza quello che papa Francesco pronuncia in piazza San Pietro ai 23 mila dirigenti e dipendenti Inps che, per la prima volta, nella secolare storia dell'Istituto, vengono ricevuti in udienza. «Vostro difficile compito», dice Bergoglio, «è contribuire affinché non manchino le sovvenzioni indispensabili per la sussistenza dei lavoratori disoccupati e delle loro famiglie. Non manchi tra le vostre priorità un’attenzione privilegiata per il lavoro femminile, nonché quell’assistenza alla maternità che deve sempre tutelare la vita che nasce e chi la serve quotidianamente. Non manchi mai l’assicurazione per la vecchiaia, la malattia, gli infortuni legati al lavoro. Non manchi il diritto alla pensione, e sottolineo: il diritto, perché di questo si tratta. Siate consapevoli dell’altissima dignità di ciascun lavoratore, al cui servizio voi prestate la vostra opera. Sostenendone il reddito durante e dopo il periodo lavorativo, contribuite alla qualità del suo impegno come investimento per una vita a misura d’uomo».

Citando l'Evangelii gaudium, dopo le parole del presidente Inps Tito Boeri, il Papa spiega che il lavoro è un prolungamento dell'opera di Dio e che, dunque, «non può essere un mero ingranaggio nel meccanismo perverso che macina risorse per ottenere profitti sempre maggiori; non può dunque essere prolungato o ridotto in funzione del guadagno di pochi e di forme produttive che sacrificano valori, relazioni e princìpi. Questo vale per l’economia in generale, che "non può più ricorrere a rimedi che sono un nuovo veleno, come quando si pretende di aumentare la redditività riducendo il mercato del lavoro e creando in tal modo nuovi esclusi"», dice Francesco.

L'imperativo, dice Francesco, è «non dimenticare l'uomo». Il Papa invita ad «amare e servire l’uomo con coscienza, responsabilità, disponibilità. Lavorare per chi lavora, e non ultimo per chi vorrebbe farlo ma non può. Farlo non come opera di solidarietà, ma come dovere di giustizia e di sussidiarietà. Sostenere i più deboli, perché a nessuno manchi la dignità e la libertà di vivere una vita autenticamente umana».

Il Papa ricorda anche che «fino a qualche tempo fa era piuttosto comune associare il traguardo della pensione al raggiungimento della cosiddetta terza età, nella quale godere il meritato riposo e offrire sapienza e consiglio alle nuove generazioni. L’epoca contemporanea ha sensibilmente mutato questi ritmi. Da un lato, l’eventualità del riposo è stata anticipata, a volte diluita nel tempo, a volte rinegoziata fino ad estremismi aberranti, come quello che arriva a snaturare l’ipotesi stessa di una cessazione lavorativa. Dall’altro lato, non sono venute meno le esigenze assistenziali, tanto per chi ha perso o non ha mai avuto un lavoro, quanto per chi è costretto a interromperlo per i motivi più diversi».

E mentre ricorda ai convenuti in udienza che sono «custodi del giusto riposo dei figli di Dio», un tempo che serve per curare le relazioni familiari, sociali, amicali, il Papa aggiunge anche, a braccio, che si può riposare se c'è lavoro, ma se «la situazione è di ingiustizia sociale, di lavoro nero, di precarietà nel lavoro, come io  mi posso riposare? Possiamo dire che è vergognoso: "tu vuoi lavorare? benissimo, facciamo un accordo tu cominci a lavorare da settembre fino a giugno". E a luglio, agosto, settembre come mangi? Questo succede in tante parti del mondo, anche a Roma. Riposo perché c'è lavoro, al contrario se non c'è lavoro non si può riposare. Il vero riposo viene dal lavoro. Ti puoi riposare quando sei sicuro di avere un lavoro stabile che dà dignità a te e alla tua famiglia».

Il Papa aggiunge: «Nella molteplicità di servizi che rendete alla società, tanto in termini assistenziali quanto previdenziali, voi contribuite a porre le basi perché il riposo possa essere vissuto come dimensione autenticamente umana, e per questo aperta alla possibilità di un incontro vivo con Dio e con gli altri.



Questo, che è un onore, diventa al tempo stesso un onere. Siete infatti chiamati a far fronte a sfide sempre più complesse. Esse provengono sia dalla società odierna, con la criticità dei suoi equilibri e la fragilità delle sue relazioni, sia dal mondo del lavoro, piagato dall’insufficienza occupazionale e dalla precarietà delle garanzie che riesce a offrire».

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