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sabato 14 settembre 2024
 
il papa
 

«La virtù è essenziale in questi tempi drammatici in cui facciamo i conti con il peggio dell’umano»

13/03/2024  Francesco all’udienza generale: «In un mondo deformato dobbiamo fare memoria della forma con cui siamo stati plasmati, dell’immagine di Dio che in noi è impressa per sempre». Poi l’appello per la pace: «La guerra è una pazzia. Oggi mi hanno portato un rosario e un Vangelo di un giovane soldato morto al fronte, lui pregava con quello». Gli auguri della Cei per l’anniversario dell’elezione a Pontefice avvenuta 11 anni fa, il 13 marzo 2013

La virtù non è «un bene improvvisato e un po’ casuale, che piove dal cielo in maniera episodica. La storia ci dice che anche i criminali, in un momento di lucidità, hanno compiuto atti buoni; certamente questi atti sono scritti nel “libro di Dio”, ma la virtù è un'altra cosa».

Papa Francesco, nel giorno dell’undicesimo anniversario della sua elezione a Pontefice avvenuta il 13 marzo 2013, dedica l’udienza generale a una riflessione sulle virtù dopo le otto catechesi dedicate ai vizi. Il Pontefice, ancora tormentato dal raffreddore, affida la lettura del testo a un collaboratore della Segreteria di Stato, padre Pierluigi Giroli. «Vi do il benvenuto, ancora sono un po’ raffreddato e per questo ho chiesto al monsignore di leggere la catechesi», dice ai fedeli presenti in piazza San Pietro, «stiamo attenti che credo ci potrà fare tanto bene».

Il Pontefice invita a «rivolgere lo sguardo» a ciò che si contrappone «all’esperienza del male» e spiega che se «il cuore dell’uomo può assecondare cattive passioni» e dare ascolto alle tentazioni, «può anche opporsi a tutto questo», perché «l’essere umano è fatto per il bene», dunque può realizzarlo ed «esercitarsi in quest’arte», facendo in modo che alcune disposizioni divengano permanenti, stabili e salde insomma.

I filosofi romani parlavano di virtus, ricorda Francesco, evidenziando che virtuosa è una persona «forte, coraggiosa, capace di disciplina ed ascesi» e che dunque l’esercizio delle virtù «richiede fatica e anche sofferenza». I greci, invece, usavano il termine aretè per indicare «qualcosa che eccelle, emerge e suscita ammirazione», portando a concludere che virtuoso è quell’individuo «fedele alla propria vocazione» e che «realizza pienamente» sé stesso.

La virtù, continua il Papa, «è un bene che nasce da una lenta maturazione della persona, fino a diventare una sua caratteristica interiore. La virtù è un habitus della libertà. Se siamo liberi in ogni atto, e ogni volta siamo chiamati a scegliere tra bene e male, la virtù è ciò che ci permette di avere una consuetudine verso la scelta giusta».

Chi sono allora i virtuosi? I santi, «coloro che diventano pienamente sé stessi, che realizzano la vocazione propria di ogni uomo», sottolinea il Papa, chiarendo che non sono da considerare «eccezioni dell’umanità: una sorta di ristretta cerchia di campioni che vivono al di là dei limiti della nostra specie». E se oggi «la giustizia, il rispetto, la benevolenza reciproca, la larghezza d’animo e la speranza sono una rara anomalia», occorre, invece, praticarle le virtù e tenere a mente che Dio ci ha creati a sua immagine: «Il capitolo sull’agire virtuoso, in questi nostri tempi drammatici nei quali facciamo spesso i conti con il peggio dell’umano, dovrebbe essere riscoperto e praticato da tutti. In un mondo deformato dobbiamo fare memoria della forma con cui siamo stati plasmati, dell’immagine di Dio che in noi è impressa per sempre».

Come si giunge allora alla virtù? Il cristiano, sottolinea Francesco, può beneficiare anzitutto dell’aiuto della grazia di Dio perché in coloro che sono battezzati «agisce lo Spirito Santo, che lavora nella nostra anima per condurla a una vita virtuosa». E così, anche chi ha constatato «di non riuscire a superare» alcune debolezze ha «sperimentato che Dio ha completato» l’opera di bene abbozzata, perché «sempre la grazia precede il nostro impegno morale».

Infine servono due elementi perché la virtù cresca e possa essere coltivata. Occorre, anzitutto, chiedere, tra i doni dello Spirito, quello della sapienza, indica il Papa. L’uomo «non è libero territorio di conquista di piaceri, di emozioni, d’istinti, di passioni», incapace di far fronte a «queste forze, a volte caotiche, che lo abitano», la saggezza gli consente di «imparare dagli errori per indirizzare bene la vita». E poi ci vuole la buona volontà, conclude Francesco, ossia «la capacità di scegliere il bene, di plasmare noi stessi con l’esercizio ascetico, rifuggendo gli eccessi».

Al termine dell'udienza generale, il Papa ha preso la parola per chiedere ancora una volta preghiere per quanti soffrono le "terribili conseguenze" dei conflitti: «Per favore, perseveriamo nella fervida preghiera per quanti soffrono le terribili conseguenze della guerra. Oggi mi hanno portato un rosario e un Vangelo di un giovane soldato morto al fronte, lui pregava con quello. Tanti giovani, tanti giovani, vanno a morire. Preghiamo il Signore perché ci dia la grazia di vincere questa pazzia della guerra che sempre è una sconfitta».

In un editoriale su Vatican News, Andrea Tornielli, direttore editoriale del Dicastero per la comunicazione della Santa Sede, ricorda l’undicesimo anniversario dell’elezione di Francesco che cade, scrive, «in un’ora buia, con le sorti dell’umanità in balia del protagonismo di governanti incapaci di valutare le conseguenze delle loro decisioni che sembrano arrendersi all’ineluttabilità della guerra».

Tornielli, anche alla luce delle recenti polemiche sulle parole del Papa che ha invocato il “coraggio di negoziare” per evitare ulteriori spargimenti di sangue, soprattutto in Ucraina, ricorda che «nel silenzio assordante della diplomazia, in un panorama caratterizzato dall’assenza sempre più evidente di iniziativa politica e di leadership capaci di scommettere sulla pace, mentre il mondo ha iniziato una folle corsa al riarmo destinando ai sofisticati strumenti di morte somme che basterebbero per assicurare due volte l’assistenza sanitaria di base a tutti gli abitanti della terra e ridurre significativamente le emissioni di gas serra, la solitaria voce di Papa Francesco continua a supplicare di far tacere le armi e a invocare il coraggio di favorire percorsi di pace. Continua a chiedere il cessate il fuoco in Terra Santa, dove allo spietato massacro del 7 ottobre attuato dai terroristi di Hamas è seguita e continua ad essere perpetrata la tragica carneficina di Gaza. Continua a chiedere di far tacere le armi nel tragico conflitto deflagrato nel cuore dell’Europa cristiana, nell’Ucraina distrutta e martoriata dai bombardamenti dell’esercito aggressore russo. Continua a invocare pace nelle altre parti del mondo dove si combattono con indicibili violenze i conflitti dimenticati che compongono i tasselli sempre più grandi di un conflitto mondiale».

A papa Francesco sono arrivati anche gli auguri della Conferenza episcopale italiana: «Buonasera, gioia, Vangelo, misericordia, amore, famiglia, giovani, fratellanza, Creato, riforma, Chiesa», scrivono i vescovi in un messaggio in cui rievocano gli undici anni di pontificato di Francesco con queste undici parole, «ogni anniversario è occasione preziosa per testimoniare l'affetto verso le persone care, ma anche il momento in cui esprimere la propria gratitudine per i doni ricevuti nel tempo. Nel fare memoria di quel 13 marzo 2013 rinnoviamo dunque l'impegno ad annunciare il Vangelo in questa nostra storia».

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Gli 11 anni di pontificato di Francesco tra appelli per la pace e l'attenzione per gli ultimi
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