Proprio in questo tempo di crisi, di difficoltà, dobbiamo scommettere su ideali grandi, sui talenti che Dio ci ha donato, sulle nostre ricchezze spirituali, intellettuali e materiali per aprirci ed essere attenti all’altro, per diventare solidali. Ancora una volta papa Francesco ha invitato la gente, i fedeli e i giovani che affollavano piazza San Pietro e via della Conciliazione per l’udienza del mercoledì, a vivere proiettati nel mondo, a donare qualcosa di sé, a guardare alla vita con speranza e soprattutto a non rinchiudersi in sé stessi. Non sono mancati neanche questa volta, poi, i riferimenti all’attualità.
Il Papa infatti al termine dell’udienza ha salutato l’arcivescovo di Sassari e i lavoratori della società E.On, e ha auspicato che «la grave congiuntura occupazionale possa trovare una rapida ed equa soluzione, nel rispetto dei diritti di tutti, specialmente delle famiglie». «La situazione in Sardegna e nell’intero Paese – ha aggiunto - è particolarmente difficile. E’ importante che ci sia un incisivo impegno per aprire vie di speranza». E ancora per la Siria Francesco ha chiesto che «cessi lo spargimento di sangue, si presti la necessaria assistenza umanitaria alla popolazione e si trovi quanto prima una soluzione politica alla crisi». Il Papa ha infine dedicato a braccio durante l’udienza un pensiero agli immigrati chiedendo che ci si impegni anche in loro favore.
Di nuovo una folla straordinaria, che sta diventando un’abitudine, ha riempito il colonnato del Bernini e le strade adiacenti; tutta l’area intorno a San Pietro era piena di circa 100mila fedeli, molti non sono riusciti ad entrare in piazza San Pietro; gruppi di pellegrini, di giovani, di scolaresche, provenienti da ogni parte d’Italia e del mondo, sono rimasti all’esterno dei varchi che permettevano l’ingresso nella piazza perché non c’era più spazio e le norme di sicurezza non permettevano l’accesso. Dunque il successo di papa Bergoglio prosegue e non si è esaurito nei primi appuntamenti pubblici del vescovo di Roma, a testimonianza non solo di un carisma personale ma anche dell’emergere di una spinta nuova che sembra scuotere la Chiesa e il popolo di Dio.
«L’attesa del ritorno del Signore – ha affermato Francesco - è il tempo dell’azione: noi siamo nel tempo dell’azione, il tempo in cui mettere a frutto i doni di Dio non per noi stessi, ma per lui, per la Chiesa, per gli altri, il tempo in cui cercare sempre di far crescere il bene nel mondo». Quindi un riferimento anche all’attualità e al momento che stiamo attraversando: «in particolare, in questo tempo di crisi, oggi – ha spiegato il Papa - è importante non chiudersi in se stessi, sotterrando il proprio talento, le proprie ricchezze spirituali, intellettuali, materiali, tutto quello che il Signore ci ha dato, ma aprirsi, essere solidali, essere attenti all’altro».
E poi il messaggio di Bergoglio è andato direttamente ai giovani che numerosissimi, erano presenti anche oggi. «A voi – ha detto Francesco - che siete all’inizio del cammino della vita, chiedo: Avete pensato ai talenti che Dio vi ha dato? Avete pensato a come potete metterli a servizio degli altri? Non sotterrate i talenti! Scommettete su ideali grandi, quegli ideali che allargano il cuore, quegli ideali di servizio che renderanno fecondi i vostri talenti». «La vita – ha aggiunto il Pontefice - non ci è data perché la conserviamo gelosamente per noi stessi, ma ci è data perché la doniamo. Cari giovani, abbiate un animo grande! Non abbiate paura di sognare cose grandi».
Quindi, concludendo l’udienza, Bergoglio ha di nuovo insistito sulla necessità di vivere al meglio il presente, il tempo che ci è concesso, guardano in primo luogo ai poveri e ai piccoli: «Cari fratelli e sorelle – ha detto Francesco - guardare al giudizio finale non ci faccia mai paura; ci spinga piuttosto a vivere meglio il presente. Dio ci offre con misericordia e pazienza questo tempo affinché impariamo ogni giorno a riconoscerlo nei poveri e nei piccoli, ci adoperiamo per il bene e siamo vigilanti nella preghiera e nell’amore. Il Signore, al termine della nostra esistenza e della storia, possa riconoscerci come servi buoni e fedeli».
Al termine dell’udienza, al momento dei saluti con quanti si assiepano dietro le transenne e sono ammessi a un breve saluto, Francesco si è soffermato con una delegazione delle “abuelas de plaza de Mayo”, le “nonne di Plaza de Mayo”, guidate da Estela Carlotto. Le abuelas reclamano i nipoti che furono tolti ai loro genitori rapiti e uccisi durante la dittatura militare in Argentina, quindi ‘adottati’ dalle famiglie dei torturatori dei loro genitori. Le abuelas si battono affinché i loro nipoti possono tornare alle loro famiglie d’origine e sapere cosa è accaduto loro e ai loro genitori. Successivamente durante un incontro con la stampa, Estela Carlotto ha riferito che il Papa ha detto alle abuelas: «Sono a vostra disposizione, contate su di me». La Carlotto ha spiegato che il loro desiderio è che la Chiesa le aiuti a ritrovare i loro nipoti e non c’è l’intenzione di costruire accuse nei confronti di nessuno. Quindi ha spiegato che il breve colloquio è stato un momento particolarmente emozionante e commovente.