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lunedì 20 gennaio 2025
 
Regina Coeli
 

Il Papa: «Le persone sono più importanti dell'economia»

31/05/2020  «Da una pandemia come questa si esce o migliori o peggiori. Impegnamoci per costruire posiivament il post crisi». Le parole di Francesco nel primo Regina Coeli di nuovo a piazza aperta.

Torna alla finestra del palazzo apostolico per recitare il Regina Coeli. Papa Francesco si affaccia di nuovo, dopo questi mesi di lockdwn, sulla piazza e ai pellegrini distanziati che lo ascoltano numerosi,  da subito il buongiorno ora «che la piazza è aperta e possiamo tornare con piacere».

Ricorda subito le parole di Gesù risorto ai discepoli riuniti nel cenaco: «Pace a voi» e sottolinea che sono parole che danno il perdono. Così anche «noi quando auguriamo pace agli altri stiamo chiedendo perdono e dando perdono». Una pace che Gesù offre «a questi discepoli che hanno paura, che stentano a credere a ciò che pure hanno veduto, cioè il sepolcro vuoto, e sottovalutano la testimonianza di Maria di Magdala e delle altre donne». Ma Gesù « perdonando e radunando attorno a sé i discepoli, Gesù fa di essi la sua Chiesa: una comunità riconciliata e pronta alla missione (il messaggio del Papa per la Giornata missionaria mondiale). Quando una comunità non è riconciliata no è pronta alla missione, è pronta a discutere dentro di sé». Sono le parole del Signore: «Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi»  che fanno capire ai discepoli che devono uscire, con la forza dello Spirito, senza rimanere chiusi a rimpiangere i tempi passati con Gesù. «La festa di Pentecoste», dice papa Francesco, «rinnova la consapevolezza che in noi dimora la presenza vivificante dello Spirito Santo. Egli dona anche a noi il coraggio di uscire fuori dalle mura protettive dei nostri “cenacoli”, dei gruppetti, senza adagiarci nel quieto vivere o rinchiuderci in abitudini sterili».

E prima di ridare appuntamento «in piazza» ai fedeli, Francesco ricorda i sette mesi passati dalla fine dle Sinodo dell’Amazzonia. Il suo pensiero va alla comunità amazzonica «duramente provata dalla pandemia. Tanti sono i contagiati e i defunti, anche tra i popoli indigeni, particolarmente vulnerabili». Francesco prega per loro, ma anche i deboli e i poveri «di tutto il mondo, e faccio appello affinché non manchi a nessuno l’assistenza sanitaria». Poi il duro monito: bisogna «curare le persone, non risparmiare per l’economia, curare le persone che sono più importanti dell’economia. Noi persone siamo tempio dello Spirito santo, l’economia no».

Prega, infine, ricordando la Giornata nazionale del Sollievo, per quanti hanno dato la vita per salvare i malati e invita a pregare lo Spirito perché la famiglia umana esca «da questa crisi più unita e non più divisa. Voi sapete che da una crisi come questa non si esce uguali come prima, si esce o migliori o peggiori. Che abbiamo il coraggio di cambiare, di essere migliori di prima per poter costruire positivamente la post crisi della pandemia».

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