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giovedì 24 aprile 2025
 
 

Il Papa: Maria ci educa alla speranza

21/11/2013  Francesco, nella "Giornata delle claustrali" fa visita al Monastero delle Monache benedettine camaldolesi sull'Aventino a Roma: «L'unica lampada accesa al sepolcro di Gesù è la speranza della madre, che in quel momento è la speranza dell’umanità. Domando a me e a voi: nei Monasteri è ancora accesa questa lampada?», ha chiesto durante i Vespri indicando l'esempio della Vergine Maria, «l'icona più espressiva della speranza cristiana»

«L’unica lampada accesa al sepolcro di Gesù è la speranza della madre, che in quel momento è la speranza dell’umanità. Domando a me e a voi: nei Monasteri è ancora accesa questa lampada?».
È la domanda che papa Francesco ha rivolto alle monache benedettine di clausura del monastero di Sant’Antonio Abate sul colle Aventino a Roma dove si è recato giovedì pomeriggio per celebrare i Vespri in occasione della “Giornata delle Claustrali”, dedicata a tutte le comunità di clausura.

Ad accompagnare il Pontefice monsignor Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della nuova Evangelizzazione, monsignor George Gaenswein, prefetto della Casa pontificia e da monsignor Guido Marini, maestro delle Celebrazioni liturgiche pontificie.
Francesco ha incentrato tutta la sua riflessione sulla Vergine Maria, «di speranza fontana vivace», come scrive Dante nell’ultimo canto del Paradiso nella Commedia.

«Maria», ha detto il Papa, «è la madre della speranza, l’icona più espressiva della speranza cristiana», ha detto nell’omelia dei Vespri. «Tutta la sua vita è un insieme di atteggiamenti di speranza, a cominciare dal sì al momento dell’annunciazione», quando «Maria non sapeva come potesse diventare madre, ma si è affidata totalmente al mistero che stava per compiersi, ed è diventata la donna dell’attesa e della speranza».
Dopo la profezia di «una spada che le avrebbe trafitto il cuore», Maria «si rende conto che la missione e la stessa identità di quel Figlio superano il suo essere madre». Eppure, «di fronte a tutte queste difficoltà e sorprese del progetto di Dio, la speranza della Vergine non vacilla mai».

Questo ci dice, ha commentato il Papa, che «la speranza si nutre di ascolto, di contemplazione, di pazienza perché i tempi del Signore maturino». Ai piedi della croce, infine, Maria «è donna del dolore e al contempo della vigilante attesa di un mistero, più grande del dolore, che sta per compiersi. Tutto sembra veramente finito. Eppure lei, beata perché ha creduto», ha commentato il Papa, «da questa sua fede vede sbocciare il futuro nuovo e attende con speranza il domani di Dio, l’alba del mattino di Pasqua».

«Dobbiamo molto a questa Madre!», ha esclamato papa Francesco: «In lei, presente in ogni momento della storia della salvezza, vediamo una testimonianza solida di speranza. Lei, madre di speranza, ci sostiene nei momenti di buio, di difficoltà, di sconforto, di apparente sconfitta». Infine, l’invocazione finale: «Maria, speranza nostra, ci aiuti a fare della nostra vita un’offerta gradita al Padre celeste e un dono gioioso per i nostri fratelli».

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