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martedì 18 marzo 2025
 
Il papa
 

«Nel discernere i santi di oggi attenti alle forzature di media e social»

06/10/2022  Francesco riceve in udienza i partecipanti al convegno “La santità oggi”: «I mezzi di comunicazione possono favorire la conoscenza del vissuto evangelico di un candidato canonizzazione. Tuttavia, nell'uso di media digitali e reti sociali, ci può essere il rischio di forzature e mistificazioni dettate da interessi poco nobili». E ricorda: «Per la santità è fondamentale il senso dell’umorismo»

«Ai nostri giorni, l'accesso corretto ai mezzi di comunicazione può favorire la conoscenza del vissuto evangelico di un candidato alla beatificazione o canonizzazione. Tuttavia, nell'uso dei media digitali, in particolare delle reti sociali, ci può essere il rischio di forzature e mistificazioni dettate da interessi poco nobili».

È l’invito a vigilare che papa Francesco ha rivolto ai partecipanti al convegno “La santità oggi”, promosso dal Dicastero per le Cause dei santi, ricevuti giovedì mattina in udienza in Vaticano. «Occorre, quindi, un discernimento saggio e perspicace di tutti coloro che si occupano della qualità della fama di santità», ha sottolineato. D'altro canto, «un elemento che comprova la fama sanctitatis o la fama martirii è sempre la fama signorum. Quando i fedeli sono convinti della santità di un cristiano, fanno ricorso - anche massiccio e appassionato - alla sua intercessione celeste; l'esaudimento della preghiera da parte di Dio rappresenta una conferma di tale convinzione».

Il Papa ha ricordato che «la santità germoglia dalla vita concreta delle comunità cristiane. I Santi non provengono da un “mondo parallelo”; sono credenti che appartengono al popolo fedele di Dio e sono inseriti nella quotidianità fatta di famiglia, studio, lavoro, vita sociale, economica e politica. In tutti questi contesti, il Santo o la Santa cammina e opera senza timori o preclusioni, adempiendo in ogni circostanza la volontà di Dio. È importante che ogni Chiesa particolare sia attenta a cogliere e valorizzare gli esempi di vita cristiana maturati all'interno del popolo di Dio, che da sempre ha un particolare "fiuto" per riconoscere questi modelli di santità, testimoni straordinari del Vangelo».

Secondo il Pontefice, «occorre, pertanto, tenere in giusta considerazione il consenso della gente attorno a queste figure cristianamente esemplari. I fedeli, infatti, sono dotati dalla grazia divina di un'innegabile percezione spirituale per individuare e riconoscere nell'esistenza concreta di alcuni battezzati l'esercizio eroico delle virtù cristiane». La fama sanctitatis, ha sottolineato, «non proviene primariamente dalla gerarchia ma dai fedeli. È il popolo di Dio, nelle sue diverse componenti, il protagonista della fama sanctitatis, cioè dell'opinione comune e diffusa tra i fedeli circa l'integrità di vita di una persona, percepita come testimone di Cristo e delle beatitudini evangeliche». Tuttavia, ha concluso, «è necessario verificare che tale fama di santità sia spontanea, stabile, perdurante e diffusa in una parte significativa della comunità cristiana. Essa infatti è genuina quando resiste ai cambiamenti del tempo, alle mode del momento, e genera sempre effetti salutari per tutti, come possiamo constatare nella pietà popolare».

Il Pontefice ha insistito sulla dimensione “feriale e quotidiana” della santità: «Anche oggi», ha detto, «è importante scoprire la santità nel popolo santo di Dio: nei genitori che crescono con amore i figli, negli uomini e nelle donne che svolgono con impegno il lavoro quotidiano, nelle persone che sopportano una condizione di infermità, negli anziani che continuano a sorridere e offrire saggezza. La testimonianza di una condotta cristiana virtuosa, vissuta nell'oggi da tanti discepoli del Signore, è per tutti noi un invito a rispondere personalmente alla chiamata ad essere santi. Accanto, o meglio, in mezzo a questa moltitudine di credenti, che ho definito “santi della porta accanto” nella Gaudete et exsultate, vi sono coloro che la Chiesa indica come modelli, intercessori e maestri», ha proseguito. Si tratta «dei santi beatificati e canonizzati, i quali ricordano a tutti che vivere il Vangelo in pienezza è possibile ed è bello. La santità, infatti, non è un programma di sforzi e di rinunce, non è una ginnastica spirituale, è un'altra cosa: è anzitutto l'esperienza di essere amati da Dio, di ricevere gratuitamente il suo amore, la sua misericordia».

Per il Papa, «senza questa gioia la fede si riduce a un esercizio opprimente e triste; ma non si diventa santi con il “muso lungo”: ci vuole un cuore gioioso e aperto alla speranza. Di questa santità ricca di buon umore ci dà l'esempio il neo-Beato Giovanni Paolo I. Per i ragazzi e i giovani è un modello di gioia cristiana anche il Beato Carlo Acutis. E sempre ci edifica nella sua paradossalità evangelica la “perfetta letizia” di San Francesco d'Assisi».

Il Papa ha concluso la sua riflessione richiamando «una dimensione della santità alla quale io ho dedicato un capitoletto di Gaudete et exsultate: il senso dell'umorismo», ha detto parlando a braccio: «Qualcuno diceva che “un santo triste è un triste santo”. Non conta. Sapere godere la vita, con un senso dell'umorismo, perché prendere la parte che fa ridere della vita, questo alleggerisce l'anima. E c'è la preghiera, che mi raccomando, pregate. Io è da più di 40 anni che la prego tutti i giorni. La preghiera di San Tommaso Moro. È curioso, lui sta chiedendo qualcosa di santità, ma incomincia dicendo: “Signore, dammi una buona digestione e qualcosa da digerire”». Va al concreto, ma prende l'umorismo da lì. La preghiera è alla nota 101 di Gaudete et exsultate. Lì c'è la preghiera, anche voi la potete pregare».

Prima del discorso del Papa, ha preso la parola il cardinale Marcello Semeraro, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi: «L’intenzione del nostro Convegno è stata quella di riflettere sul significato, sul valore di questa intenzione e esaminare che cosa essa significa per ciascuno di noi, considerati non soltanto la rispettiva condizione di vita, ma pure i vari compiti di servizio nel Dicastero delle Cause dei Santi. Nel contesto, allora, del tema generale: La santità oggi, abbiamo voluto mettere a fuoco due temi, che tradizionalmente sono esaminati nei processi di beatificazione dei Servi di Dio e di canonizzazione dei Beati: l’eroicità cristiana tra perennità e attualizzazione. Virtù, martirio e offerta della Vita, per un verso e la Fama di santità in epoca digitale, per l’altro. Per fare questo abbiamo domandato l’aiuto di esperti compagni di strada che, a nome del Dicastero, desidero nuovamente qui ringraziare, davanti a lei, Santità».

Il cardinale ha poi aggiunto: «Ho pensato, allora, di proporre a tutti i convegnisti – che ringrazio per la loro adesione alla proposta del Dicastero – l’idea di guardare ai nostri tre giorni come a una singolare convivenza, voluta per conoscerci meglio, stimarci di più e volerci bene ancora di più e tutto questo al fine di rendere anche più efficace il nostro servizio nelle Cause dei Santi. Nel proporlo avevo in mente ciò che lei, Santità, ha scritto nella Evangelii Gaudium: “Oggi, quando le reti e gli strumenti della comunicazione umana hanno raggiunto sviluppi inauditi, sentiamo la sfida di scoprire e trasmettere la “mistica” di vivere insieme, di mescolarci, di incontrarci, di prenderci in braccio, di appoggiarci, di partecipare a questa marea un po’ caotica che può trasformarsi in una vera esperienza di fraternità, in una carovana solidale, in un santo pellegrinaggio”».

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