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L’efficientismo è «pensare che la Chiesa va bene se ha tutto sotto controllo, se vive senza scossoni, con l’agenda sempre in ordine, tutto regolato. Ma il Signore non procede così». E mentre «purifichiamo e riformiamo la Chiesa dobbiamo evitare il gattopardismo, cioè il fingere di cambiare qualcosa perché in realtà non cambi nulla».
Papa Francesco mette in guardia da chi sogna la Chiesa come un «modellino perfetto» nell’omelia della messa celebrata nella Basilica di San Pietro per l’Assemblea generale della Caritas Internationalis, che prende il via venerdì a Roma sul tema: “Una sola famiglia umana, una sola casa comune”. Il Pontefice ricorda che Gesù «ai suoi dal cielo non manda una risposta, manda lo Spirito Santo. E lo Spirito non viene portando l’ordine del giorno, viene come fuoco. Gesù non vuole che la Chiesa sia un modellino perfetto, che si compiace della propria organizzazione ed è capace di difendere il proprio buon nome. Povere quelle Chiese particolari che si affannano tanto nell’organizzazione, nei piani, cercando di avere tutto chiaro, tutto distribuito. A me fa soffrire». Gesù, aggiunge Francesco, «non ha vissuto così, ma in cammino, senza temere gli scossoni della vita. Il Vangelo è il nostro programma di vita, lì c’è tutto. Ci insegna che le questioni non si affrontano con la ricetta pronta e che la fede non è una tabella di marcia, ma una «Via» da percorrere insieme, sempre insieme, con spirito di fiducia. Dal racconto degli Atti apprendiamo tre elementi essenziali per la Chiesa in cammino: l’umiltà dell’ascolto, il carisma dell’insieme, il coraggio della rinuncia».
Il Signore non vuole aggiustamenti cosmetici, vuole la conversione del cuore
Bergoglio invita ad avere il «coraggio di lasciare» perché «Dio purifica, Dio semplifica, spesso fa crescere togliendo, non aggiungendo, come faremmo noi. La vera fede purifica dagli attaccamenti. Per seguire il Signore bisogna camminare spediti e per camminare spediti bisogna alleggerirsi, anche se costa. Come Chiesa, non siamo chiamati a compromessi aziendali, ma a slanci evangelici. E nel purificarci, nel riformarci», avverte Francesco, «dobbiamo evitare il gattopardismo, cioè il fingere di cambiare qualcosa perché in realtà non cambi nulla. Questo succede ad esempio quando, per cercare di stare al passo coi tempi, si trucca un po’ la superficie delle cose, ma è solo maquillage per sembrare giovani. Il Signore non vuole aggiustamenti cosmetici, vuole la conversione del cuore, che passa attraverso la rinuncia. Uscire da sé è la riforma fondamentale». Il Papa sottolinea come i «primi cristiani» sono stati in grado di giungere «al coraggio della rinuncia partendo dall’umiltà dell’ascolto. Si sono esercitati nel disinteresse di sé: vediamo che ciascuno lascia parlare l’altro ed è disponibile a cambiare le proprie convinzioni. Sa ascoltare solo chi lascia che la voce dell’altro entri veramente in lui. E quando cresce l’interesse per gli altri, aumenta il disinteresse per sé».
Francesco invita ad ascoltare gli ultimi «per percorrere le vie della carità, l’umiltà e l’ascolto significano orecchio teso ai piccoli. Guardiamo ancora ai primi cristiani: tutti tacciono per ascoltare Barnaba e Paolo. Erano gli ultimi arrivati, ma li lasciano riferire tutto quello che Dio aveva compiuto per mezzo loro. È sempre importante ascoltare la voce di tutti, specialmente dei piccoli e degli ultimi». Il Pontefice, inoltre, invita all’ascolto della vita: «Paolo e Barnaba», ricorda, «raccontano esperienze, non idee. La Chiesa fa discernimento così; non davanti al computer, ma davanti alla realtà delle persone. Si discutono le idee, ma le situazioni si discernono. Persone prima dei programmi, con lo sguardo umile di chi sa cercare negli altri la presenza di Dio, che non abita nella grandezza di quello che facciamo, ma nella piccolezza dei poveri che incontriamo». Francesco conclude la sua omelia chiedendo al Signore «che ci liberi dall’efficientismo, dalla mondanità, dalla sottile tentazione di rendere culto a noi stessi e alla nostra bravura, dall’ossessiva organizzazione. Chiediamo la grazia di accogliere la via indicata dalla Parola di Dio: umiltà, comunione, rinuncia».





