Lo Ior rimane, non si chiude e non cambia la sua natura. Bergoglio ha deciso, per ora, di continuare a servirsi dello Ior. La frase chiave del comunicato della Sala Stampa della Santa Sede emesso lunedì mattina è la seguente: «Papa Francesco ha approvato una proposta sul futuro dell’ Istituto Opere di religione (Ior), riaffermando l’importanza dello Ior per il bene della Chiesa Cattolica, della Santa Sede e dello Stato della Città del Vaticano».
Dunque si tratta di una «proposta» che non vuol dire ancora una decisione definitiva. Piuttosto sembra essere una approvazione del lavoro fatto fin qui dalle diverse commissioni che hanno messo mano alla riforma dello Ior e al lavoro svolto dagli organismi interni dell’Istituto che lo hanno rivoltato in ogni suo più segreto aspetto per ridare «trasparenza» e soprattutto per impostare il lavoro dello Ior secondo «onestà».
Sono queste infatti le due parole utilizzate da Bergoglio quando sull’aereo di ritorno dal Brasile era stato interrogato dai giornalisti sul futuro dello Ior. Il Papa in quella occasione aveva detto in sostanza di non sapere come sarebbe finita la vicenda dell’Istituto, travolto da scandali vari, ma aveva insistito su «trasparenza e onestà». Adesso il quadro è più chiaro. Bergoglio ha deciso che lo Ior resta in vita, ma come ancora non si sa. Nel comunicato si parla di una «proposta» e di un «piano» che verrà sottoposto alla prossima riunione del G8 dei cardinali, la commissione che sta lavorando ad una complessiva riforma della Curia romana, prevista dopo Pasqua. Lo Ior in una sua nota parla di «forte accreditamento» e di «approvazione dall’alto del lavoro svolto dal management». Quasi che si sia trattato di uno scampato pericolo. Da quello che si può capire tuttavia lo Ior oggi sembra meno autonomo che nel passato sottoposto a verifiche continue e integrato in un sistema più ampio di governo di tutte le attività economiche della Santa Sede. Non è dunque la parole fine, anche se è chiaro che per il Papa lo Ior resta uno strumento prezioso, a patto però che sia usato bene. E per usarlo bene occorre onestà e trasparenza.