PHOTO


È tutta dedicata al Natale l’udienza generale di papa Francesco che nell’Aula Paolo VI davanti a circa settemila fedeli invita a vivere questa grande festa con fede e con lo sguardo e il cuore rivolti ai poveri: «Non mondanizziamo il Natale! Non mettiamo da parte di Festeggiato», spiega, «Non sarà Natale se cercheremo i bagliori luccicanti del mondo, se ci riempiremo di regali, pranzi e cene ma non aiuteremo almeno un povero, che assomiglia a Dio, perché a Natale Dio è venuto povero. Lasciamoci sorprendere da Gesù in questo Natale».
Entrando nell’Aula Paolo VI dal corridoio centrale, papa Francesco ha ricevuto moltissimi doni dai presenti, come alcune calde scarpe invernali e un pandoro decorato con piccoli alberi di Natale e due candeline con i numeri 8 e 2, come gli anni compiuti lunedì scorso.
Nella catechesi, il Pontefice afferma che la festa che piace a Dio non è quella della macchina pubblicitaria, che, spiega, «invita a scambiarsi regali sempre nuovi per farsi sorprese». Ma è come il primo Natale, pieno di sorprese innanzitutto per Maria «promessa sposa di Giuseppe: arriva l’angelo e le cambia la vita. Da vergine sarà madre». Poi per Giuseppe «chiamato a essere padre di un figlio senza generarlo. Un figlio che arriva nel momento meno indicato, cioè quando Maria e Giuseppe erano sposi promessi e secondo la Legge non potevano coabitare». E sorprende anche Giuseppe, prosegue il Papa, quando per non danneggiare Maria, non la ripudia, «ma pensa di congedarla in segreto, a costo di perdere la propria reputazione».
Natale, ricorda Francesco, è la festa delle sorprese, degli azzardi di Dio, dell’inedito, perché «porta cambi di vita inaspettati». E se noi vogliamo viverlo, prosegue, «dobbiamo aprire il cuore ed essere disposti ad un cambio di vita inaspettato». La sorpresa più grande, spiega il Pontefice, arriva la notte di Natale: «l’ Altissimo è un piccolo bimbo. La Parola divina è un infante, che letteralmente significa ‘incapace di parlare’. Così la Parola divina divenne incapace di parlare».
Bergoglio ricorda che «ad accogliere il Salvatore non ci sono le autorità del tempo, o del posto o gli ambasciatori: no, sono dei semplici pastori che, sorpresi dagli angeli mentre lavoravano di notte, accorrono senza indugio. Chi se lo sarebbe aspettato?», chiede, «Natale è celebrare l’inedito di Dio, o meglio, è celebrare un Dio inedito, che ribalta le nostre logiche e le nostre attese».


Fare Natale è accogliere le sorprese del Cielo
Celebrare il Natale, allora, chiarisce Papa Francesco, «è accogliere in terra le sorprese del Cielo. Non si può vivere “terra terra”, quando il Cielo ha portato le sue novità nel mondo. Vivere il Natale è lasciarsi scuotere dalla sua sorprendente novità. Il Natale di Gesù non offre rassicuranti tepori da caminetto, ma il brivido divino che scuote la storia. Natale è la rivincita dell’umiltà sull’arroganza, della semplicità sull’abbondanza, del silenzio sul baccano, della preghiera sul “mio tempo”, di Dio sul mio io».
Celebrare il Natale, continua il Papa nella catechesi, «è fare come Gesù, venuto per noi bisognosi, e scendere verso chi ha bisogno di noi. È fare come Maria: fidarsi, docili a Dio, anche senza capire cosa Egli farà. Fare Natale è fare come Giuseppe: alzarsi per realizzare ciò che Dio vuole, anche se non è secondo i nostri piani». Bergoglio invita a mettere da parte i «frastuoni del consumismo» e a sostare in silenzio davanti al presepe: «Prenditi un po’ di tempo, vai davanti al presepe e stai in silenzio. E sentirai, vedrai la sorpresa».
Se Natale, aggiunge, «rimane solo una bella festa tradizionale, dove al centro ci siamo noi e non Lui, sarà un’occasione persa. Per favore, non mondanizziamo il Natale! Non mettiamo da parte il Festeggiato, come allora, quando “venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto”». In questi giorni si corre, sottolinea alla fine il Papa, «forse come mai durante l’anno. Ma così si fa l’opposto di quel che Gesù vuole. Diamo la colpa alle tante cose che riempiono le giornate, al mondo che va veloce».
Sarà Natale, ha concluso, «se, come Giuseppe, daremo spazio al silenzio; se, come Maria, diremo “eccomi” a Dio; se, come Gesù, saremo vicini a chi è solo; se, come i pastori, usciremo dai nostri recinti per stare con Gesù. Sarà Natale, se troveremo la luce nella povera grotta di Betlemme. Non sarà Natale se cercheremo i bagliori luccicanti del mondo, se ci riempiremo di regali, pranzi e cene ma non aiuteremo almeno un povero, che assomiglia a Dio, perché a Natale Dio è venuto povero».
L’augurio finale di Francesco è quello di vivere «un Natale ricco delle sorprese di Gesù! Potranno sembrare sorprese scomode, ma sono i gusti di Dio. Se li sposeremo, faremo a noi stessi una splendida sorpresa. Lasciamoci sorprendere da Gesù in questo Natale».





