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sabato 23 settembre 2023
 
24 ore per il signore
 

Il Papa: «Ognuno trovi in confessionale un padre che lo aspetta»

04/03/2016  Francesco aprendo l'iniziative 24 ore per il Signore che chiude nel tardo pomeriggio di sabato 5 marzo ha detto ai pastori durante la liturgia penitenziale: «Ricordatevi che siete strumento della misericordia di Dio». E ha auspicato: «Chi si accosta al confessionale trovi un padre che lo aspetta e trovi il padre che perdona».

Prima si è inginocchiato per confessarsi come un semplice fedele e poi ha amministrato il sacramento della penitenza ad alcuni ragazzi nella Basilica di San Pietro. È il gesto che riassume simbolicamente la giornata di papa Francesco che venerdì pomeriggio ha presieduto la liturgia penitenziale, aprendo l’iniziativa “24 ore per il Signore” che si celebra in contemporanea nelle diocesi di tutto il mondo, e in mattinata ha ricevuto nella Sala Regia del Palazzo apostolico i partecipanti al corso annuale della Penitenzieria apostolica (il «ministero delle confessioni»), guidati dal penitenziere maggiore, il cardinale Mauro Piacenza. Ha esordito con un aneddoto: «Ricordo il cappuccino di Buenos Aires che se ha il dubbio di aver assolto troppi peccati, dice a Dio: “Credo che ho perdonato troppo, ma stai attento, perché sei stato tu a darmi il cattivo esempio”» , e rivolto ai confessori ha detto: «Cercate sempre se c'è una strada per assolvere. La confessione è sì penitenza, ma anche festa. Dico sempre che Dio è onnipotente, ma ha una debolezza, si dimentica dei nostri peccati. Stasera sarò in basilica a confessare con voi». Vedendo il Reggente, mons. Krzysztof Nykiel, il Papa ha scherzato: «Saluto il Reggente che ha una faccia tanto buona, deve essere un buon confessore».

Il filo conduttore del discorso del Papa è la richiesta ai confessori di essere «attenti a non porre ostacoli» a quel «dono di salvezza» che è la misericordia di Dio. Li ha poi invitati ad essere «canale di gioia»: «il fedele, dopo aver ricevuto il perdono, non si sente più oppresso dalle colpe, ma liberato». Ha anche insistito sul carattere di «dono» del poter accompagnare le persone alla misericordia, «nel nostro tempo segnato dall'individualismo, da tante ferite e dalla tentazione di chiudersi». E ha aggiunto: «Quando, come confessori ci rechiamo al confessionale per accogliere i fratelli e le sorelle, dobbiamo sempre ricordarci che siamo strumenti della misericordia di Dio per loro; dunque stiamo attenti a non porre ostacolo a questo dono di salvezza! Il confessore è, egli stesso, un peccatore», che deve «disporsi sempre in atteggiamento di fede umile e generosa, avendo come unico desiderio che ogni fedele possa fare esperienza dell'amore del Padre». E ha ricordato l'esempio di «Leopoldo Mandic e Pio da Pietrelcina, le cui spoglie, ha ricordato, abbiamo venerato un mese fa in Vaticano».

A San Pietro si è confessato come un semplice fedele

 Nel pomeriggio, durante l’omelia della liturgia penitenziale, ha auspicato «che ogni uomo e donna che si accosta al confessionale trovi un padre, trovi un padre che lo aspetta, che trovi il padre che perdona». E ha spiegato che «noi siamo stati scelti per suscitare il desiderio della conversione, per essere strumenti che facilitano l'incontro, per tendere la mano e assolvere, rendendo visibile e operante la sua misericordia».
Per il Pontefice peccato «ha questo effetto: ci impoverisce e ci isola», ha detto. «È una cecità dello spirito, che impedisce di vedere l'essenziale, di fissare lo sguardo sull'amore che dà la vita; e conduce poco alla volta a soffermarsi su ciò che è superficiale, fino a rendere insensibili agli altri e al bene. Quante tentazioni hanno la forza di annebbiare la vista del cuore e di renderlo miope!». Un ultima raccomandazione il Papa l’ha fatta a tutti i confessori: «Oggi più che mai, soprattutto noi Pastori siamo anche chiamati ad ascoltare il grido, forse nascosto, di quanti desiderano incontrare il Signore», ha detto. «Siamo tenuti a rivedere quei comportamenti che a volte non aiutano gli altri ad avvicinarsi a Gesù; gli orari e i programmi che non incontrano i reali bisogni di quanti si potrebbero accostare al confessionale; le regole umane, se valgono più del desiderio di perdono; le nostre rigidità che potrebbero tenere lontano dalla tenerezza di Dio». E ha concluso: «Non dobbiamo certo sminuire le esigenze del Vangelo ma non possiamo rischiare di rendere vano il desiderio del peccatore di riconciliarsi con il Padre, perché il ritorno a casa del figlio è ciò che il Padre attende prima di tutto».

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Il Papa in ginocchio si confessa a San Pietro
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