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Al Regina Coeli, la preghiera che durante il periodo pasquale sostituisce l'Angelus, papa Francesco si è affacciato dalla finestra del suo studio insieme a due dei 19 sacerdoti che ha ordinato nella Basilica di San Pietro e insieme loro ha benedetto la folla di pellegrini.
Poi ha spiegato cosa significa la figura di Gesù Buon Pastore, al centro della liturgia della IV domenica di Pasqua, spiegando che non basta «contemplare e ringraziare», ma ha raccomandato, in particolare ai neo-sacerdoti: «Occorre anche seguire il Buon Pastore. In particolare, quanti hanno la missione di guide nella Chiesa – sacerdoti, vescovi, Papi – sono chiamati ad assumere non la mentalità del manager ma quella del servo, a imitazione di Gesù che, spogliando sé stesso, ci ha salvati con la sua misericordia».
Il Pontefice ha spiegato ai fedeli che «Cristo è il pastore vero, che realizza il modello più alto di amore per il gregge: Egli “dispone” liberamente della propria vita, nessuno gliela toglie, ma la “dona a favore delle pecore. In aperta opposizione ai falsi pastori - ha proseguito -, Gesù si presenta come il vero e unico pastore del popolo: il cattivo pastore pensa a sé stesso e sfrutta le pecore; il pastore buono pensa alle pecore e dona sé stesso».
Nei saluti dopo la preghiera, il Papa ha pregato per le vittime del sisma che ha devastato il Nepal: «Desidero assicurare la mia vicinanza alle popolazioni colpite», ha detto, «prego per le vittime, per i feriti e per tutti coloro che soffrono a causa di questa calamità. Abbiano il sostegno della solidarietà fraterna».
Infine, si è rivolto ai tanti pellegrini giunti a Roma specie dalla Polonia nel primo anniversario della canonizzazione di Giovanni Paolo II: «Carissimi», ha detto, «risuoni sempre nei vostri cuori il suo richiamo: “Aprite le porte a Cristo!”, che diceva con quella voce forte e santa che lui aveva»
Poi ha spiegato cosa significa la figura di Gesù Buon Pastore, al centro della liturgia della IV domenica di Pasqua, spiegando che non basta «contemplare e ringraziare», ma ha raccomandato, in particolare ai neo-sacerdoti: «Occorre anche seguire il Buon Pastore. In particolare, quanti hanno la missione di guide nella Chiesa – sacerdoti, vescovi, Papi – sono chiamati ad assumere non la mentalità del manager ma quella del servo, a imitazione di Gesù che, spogliando sé stesso, ci ha salvati con la sua misericordia».
Il Pontefice ha spiegato ai fedeli che «Cristo è il pastore vero, che realizza il modello più alto di amore per il gregge: Egli “dispone” liberamente della propria vita, nessuno gliela toglie, ma la “dona a favore delle pecore. In aperta opposizione ai falsi pastori - ha proseguito -, Gesù si presenta come il vero e unico pastore del popolo: il cattivo pastore pensa a sé stesso e sfrutta le pecore; il pastore buono pensa alle pecore e dona sé stesso».
Nei saluti dopo la preghiera, il Papa ha pregato per le vittime del sisma che ha devastato il Nepal: «Desidero assicurare la mia vicinanza alle popolazioni colpite», ha detto, «prego per le vittime, per i feriti e per tutti coloro che soffrono a causa di questa calamità. Abbiano il sostegno della solidarietà fraterna».
Infine, si è rivolto ai tanti pellegrini giunti a Roma specie dalla Polonia nel primo anniversario della canonizzazione di Giovanni Paolo II: «Carissimi», ha detto, «risuoni sempre nei vostri cuori il suo richiamo: “Aprite le porte a Cristo!”, che diceva con quella voce forte e santa che lui aveva»





