La Chiesa ha tre nuovi santi. Li ha proclamati papa Francesco giovedì. Sono il gesuita Giuseppe de Anchieta, nato nelle Canarie nel 1534 e morto in Brasile nel 1597 e due canadesi, Francesco de
Laval, vescovo di Quèbec, nato in Francia nel 1623 e morto in Canada nel
1708 e Maria dell'Incarnazione, al secolo Maria Guyart,
fondatrice del monastero delle Orsoline in Quèbec. Anche lei era nata in
Francia, nel 1599, e era morto in Canada nel 1672.
Anchieta nel Brasile «è una figura molto importante, è considerato tra i cofondatori di San Paolo», ha detto il direttore della sala stampa vaticana padre Federico Lombardi. Si tratta, era già accaduto per Pietro Favre, di una «canonizzazione equipollente», vale a dire un atto con cui il Papa estende precettivamente a tutta la Chiesa il culto di un servo di Dio non ancora canonizzato, mediante l’inserimento della sua festa, con messa e ufficio, nel Calendario della Chiesa universale. Con questa decisione pontificia si ha una vera canonizzazione, vale a dire una sentenza da considerarsi definitiva sulla santità del servo di Dio. Solo che non è espressa con la solita formula di canonizzazione, ma mediante un decreto obbligante tutta la Chiesa a venerare quel servo di Dio con il culto riservato ai santi canonizzati. « Si tratta di cause di canonizzazione storiche di personaggi che hanno un culto molto ampio e continuo», ha aggiunto padre Lombardi.
Il superiore generale gesuita, Adolfo Nicolas, ha inviato una lettera a tutta la Compagnia di Gesù per esprimere la sua gratitudine a papa Francesco, che dopo Pietro Favre, ha proclamato oggi santo un altro gesuita. «Sono molte le ragioni che abbiamo per essere grati a papa Francesco di proporre al mondo intero, con il nuovo titolo della santità, l'esempio di Josè de Anchieta. Per la Compagnia di Gesù - scrive padre Nicolas - è un'occasione per riprendere con intensità la ricerca di quegli orizzonti che furono i suoi e che sono sempre nuovi: la sensibilità di fronte alla diversità etnica e al pluralismo religioso, culturale e sociale; lo sviluppo instancabile di una fresca libertà creativa e di una responsabile capacità di improvvisazione; la ricerca di espressioni inculturate per l'esperienza cristiana ed evangelizzatrice». Secondo quanto già trapelato nei giorni scorsi il Papa potrebbe presiedere il 24 aprile una messa di ringraziamento per il nuovo santo nella Chiesa Sant'Ignazio di Roma. Josè de Anchieta, ricorda nella lettera Padre Nicolas, «spese 44 anni della sua vita percorrendo buona parte del territorio del Brasile, portando la buona notizia del Vangelo agli indigeni».
Un santo missionario e «le sfide della missione - dice il superiore generale - oggi esigono sempre di più la rivitalizzazione del corpo apostolico della Compagnia». Padre Nicolas ricorda anche che il nuovo santo fu criticato perché «faceva troppa carità». In Brasile fu tra i fondatori delle città di San Paolo e Rio de Janeiro. Imparò il tupi per dialogare con gli indigeni, scrisse poesie e opere per la catechesi. Per evangelizzare si servì anche del folklore popolare, della musica e del teatro. «Il continuo peregrinare di Anchieta, quasi come forma di vita, potrebbe essere di ispirazione anche oggi - conclude il superiore generale dei gesuiti nella lettera a tutti i confratelli - e stimolare la nostra ricerca di mobilità apostolica, per rispondere alle sfide che le nuove frontiere ci prospettano».
«Ho incontrato questa mattina il Papa per le canonizzazioni e mi ha detto di essere felice quando mette la firma sui decreti dei santi», ha detto il prefetto della Congregazione per le cause dei santi, il cardinale Angelo Amato, che ha annunciato che è in dirittura d’arrivo la causa di beatificazione di Paolo VI.