Contribuisci a mantenere questo sito gratuito

Riusciamo a fornire informazione gratuita grazie alla pubblicità erogata dai nostri partner.
Accettando i consensi richiesti permetti ad i nostri partner di creare un'esperienza personalizzata ed offrirti un miglior servizio.
Avrai comunque la possibilità di revocare il consenso in qualunque momento.

Selezionando 'Accetta tutto', vedrai più spesso annunci su argomenti che ti interessano.
Selezionando 'Accetta solo cookie necessari', vedrai annunci generici non necessariamente attinenti ai tuoi interessi.

logo san paolo
giovedì 15 maggio 2025
 
il papa
 

«Quando la ricchezza non è condivisa la società si divide»

18/01/2019  Francesco celebra i Vespri in apertura della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani: scandaloso che ci siano poveri accanto a centri commerciali lussuosi. E avverte: è un «grave peccato» sminuire i doni che Dio ha dato alle altre comunità cristiane

«Ci siamo scordati della saggezza della legge mosaica, secondo la quale, se la ricchezza non è condivisa, la società si divide». Nella Basilica di San Paolo fuori le Mura, a Roma, papa Francesco celebra i Vespri in apertura della cinquantaduesima Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani che ha come tema la giustizia, ispirato dalle parole del Deuteronomio: “La giustizia e solo la giustizia seguirai” (16,20).

A preparare i testi delle riflessioni di quest’anno sono stati i cristiani dell’Indonesia. Ed è esattamente a questo Paese che il Papa pensa quando nell’omelia dice che nei cristiani indonesiani «è viva la preoccupazione che la crescita economica del loro Paese, animata dalla logica della concorrenza, lasci molti nella povertà concedendo solo a pochi di arricchirsi grandemente. È a repentaglio l’armonia di una società in cui persone di diverse etnie, lingue e religioni vivono insieme, condividendo un senso di responsabilità reciproca».

Una situazione di disuguaglianza che, avverte Francesco, non riguarda solo l’Indonesia ma anche il resto del mondo: «Quando la società non ha più come fondamento il principio della solidarietà e del bene comune, assistiamo allo scandalo di persone che vivono nell’estrema miseria accanto a grattacieli, alberghi imponenti e lussuosi centri commerciali, simboli di strepitosa ricchezza». Il Pontefice cita san Paolo e ricorda che «coloro che sono forti devono occuparsi dei deboli» e che «non è cristiano “compiacere noi stessi”. Seguendo l’esempio di Cristo, dobbiamo infatti sforzarci di edificare coloro che sono deboli. La solidarietà e la responsabilità comune devono essere le leggi che reggono la famiglia cristiana».

Alla celebrazione, partecipano anche i rappresentanti delle altre chiese cristiane di Roma, ai quali il Papa rivolge «un cordiale e fraterno saluto», e «la Delegazione ecumenica della Finlandia, gli studenti dell’Ecumenical Institute of Bossey, in visita a Roma per approfondire la loro conoscenza della Chiesa Cattolica, e i giovani ortodossi e ortodossi orientali che qui studiano con il sostegno del Comitato di Collaborazione Culturale con le Chiese Ortodosse, operante presso il Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani».

Essendo divisi, abbiamo bisogno di ricordare l’appello alla giustizia rivoltoci da Dio

Il libro del Deuteronomio, ricorda Bergoglio, «immagina il popolo d’Israele accampato nelle pianure di Moab, sul punto di entrare nella Terra che Dio gli ha promesso. Qui Mosè, come padre premuroso e capo designato dal Signore, ripete la Legge al popolo, lo istruisce e gli ricorda che dovrà vivere con fedeltà e giustizia una volta che si sarà stabilito nella terra promessa. Il brano che abbiamo appena ascoltato fornisce indicazioni su come celebrare le tre feste principali dell’anno: Pesach (Pasqua), Shavuot (Pentecoste), Sukkot (Tabernacoli)».

Qual è il collegamento tra le modalità di celebrare le feste sacre e la giustizia? «Non deve sorprenderci», ricorda il Papa, «il fatto che il testo biblico passi dalla celebrazione delle tre feste principali alla nomina dei giudici. Le feste stesse esortano il popolo alla giustizia, ricordando l’uguaglianza fondamentale tra tutti i membri, tutti ugualmente dipendenti dalla misericordia divina, e invitando ciascuno a condividere con gli altri i beni ricevuti. Rendere onore e gloria al Signore nelle feste dell’anno va di pari passo con il rendere onore e giustizia al proprio vicino, soprattutto se debole e bisognoso».

Il Pontefice spiega che «come popolo santo di Dio, anche noi siamo sempre sul punto di entrare nel Regno che il Signore ci ha promesso. Ma, essendo divisi, abbiamo bisogno di ricordare l’appello alla giustizia rivoltoci da Dio». Francesco avverte che «anche tra i cristiani c’è il rischio che prevalga la logica conosciuta dagli israeliti nei tempi antichi e da tanti popoli sviluppati al giorno d’oggi, ovvero che, nel tentativo di accumulare ricchezze, ci dimentichiamo dei deboli e dei bisognosi».

Dobbiamo riconoscere il valore della grazia concessa ad altre comunità cristiane

  

Francesco ricorda che occorre riconoscere il valore delle altre chiese: «È un grave peccato sminuire o disprezzare i doni che il Signore ha concesso ad altri fratelli, credendo che costoro siano in qualche modo meno privilegiati di Dio. Se nutriamo simili pensieri, permettiamo che la stessa grazia ricevuta diventi fonte di orgoglio, di ingiustizia e di divisione. E come potremo allora entrare nel Regno promesso?».

Francesco conclude la sua omelia ricordando che «il culto che si addice a quel Regno, il culto che la giustizia richiede, è una festa che comprende tutti, una festa in cui i doni ricevuti sono resi accessibili e condivisi». Paragona l’unità dei cristiani alla «terra promessa», per giungere alla quale, dice, «dobbiamo anzitutto riconoscere con umiltà che le benedizioni ricevute non sono nostre di diritto ma sono nostre per dono, e che ci sono state date perché le condividiamo con gli altri. In secondo luogo, dobbiamo riconoscere il valore della grazia concessa ad altre comunità cristiane». Solo con questo atteggiamento, conclude, «un popolo cristiano rinnovato e arricchito da questo scambio di doni sarà un popolo capace di camminare con passo saldo e fiducioso sulla via che conduce all’unità».

La preghiera davanti alle spoglie di San Paolo

La preghiera comune davanti alle spoglie di San Paolo, l'Apostolo delle genti, è l'emblema del cammino di unità che il papa continua a perseguire insieme ai rappresentanti delle chiese ortodossa e anglicana. Negli anni precedenti, il Pontefice presiedeva la chiusura dell'iniziativa ecumenica, il 25 gennaio, ma in coincidenza con la Giornata Mondiale della Gioventù di Panama, che si svolgerà dal 22 al 27 gennaio, è stato scelto di anticipare l'appuntamento.

Multimedia
Le immagini più belle dei Vespri ecumenici presieduti dal Papa
Correlati
WhatsApp logo
Segui il nostro canale WhatsApp
Notizie di valore, nessuno spam.
ISCRIVITI
Segui il Giubileo 2025 con Famiglia Cristiana
I vostri commenti
2

Stai visualizzando  dei 2 commenti

    Vedi altri 20 commenti
    Policy sulla pubblicazione dei commenti
    I commenti del sito di Famiglia Cristiana sono premoderati. E non saranno pubblicati qualora:

    • - contengano contenuti ingiuriosi, calunniosi, pornografici verso le persone di cui si parla
    • - siano discriminatori o incitino alla violenza in termini razziali, di genere, di religione, di disabilità
    • - contengano offese all’autore di un articolo o alla testata in generale
    • - la firma sia palesemente una appropriazione di identità altrui (personaggi famosi o di Chiesa)
    • - quando sia offensivo o irrispettoso di un altro lettore o di un suo commento

    Ogni commento lascia la responsabilità individuale in capo a chi lo ha esteso. L’editore si riserva il diritto di cancellare i messaggi che, anche in seguito a una prima pubblicazione, appaiano  - a suo insindacabile giudizio - inaccettabili per la linea editoriale del sito o lesivi della dignità delle persone.
     
     
    Pubblicità
    Edicola San Paolo