Il
discorso del Papa è interrotto dagli applausi. Papa Bergoglio parla
di Paolo VI agli oltre cinquemila bresciani arrivati sabato mattina a
Roma per celebrare i 50 anni dell’elezione al soglio pontificio di
Montini.
Legge il discorso per intero, ma poi, a braccio, aggiunge le
frasi che più fanno fremere i fedeli e che mostrano quanto papa
Francesco abbia studiato e si ispiri al Papa del Concilio. «Vi
confido una cosa», dice citando alcune parole di Paolo VI, «questo
discorso a Manila e quello a Nazaret sono stati per me di forza
spirituale, mi hanno fatto bene, e io torno a questo discorso, torno,
torno, perché mi fa tanto bene sentire la parola di Paolo VI».
Dopo
la messa celebrata in basilica dal vescovo della diocesi, monsignor
Luciano Monari, Francesco ha spronato i pellegrini a seguire l’esempio
del «Papa nato nella vostra terra» attraverso tre grandi filoni:
l’amore a Dio, l’amore alla Chiesa e l’amore all’uomo.
La
Chiesa anche oggi, «è chiamata a dire sì e amare, Dio e l'uomo,
l'uomo di carne e a uscire da se stessa». E, rivolto all’assemblea,
ha chiesto: «Amiamo la Chiesa madre, la Chiesa ci manda in missione
e ci fa uscire da noi stessi?».
Paolo
VI durante il Concilio, ha spiegato Francesco, ha avuto esperienza
di «un Dio che si è fatto uomo che si confrontava con un uomo che,
intanto, si era fatto Dio. Poteva essere uno scontro, un anatema.
Invece no».
Chiudendo
il Concilio, il 7 dicembre 1965, ha ricordato Bergoglio, «Paolo VI
affermò testualmente: “Tutta questa ricchezza dottrinale è
rivolta in un’unica direzione: servire l’uomo. L'uomo, diciamo,
in ogni sua condizione, in ogni sua infermità, in ogni sua
necessità”. La Chiesa si è quasi dichiarata l’ancella
dell’umanità».
E citando il testamento di Montini, papa Francesco
ha sottolineato che l’amore alla Chiesa è il cuore di un vero
pastore: «Nel commovente “Pensiero alla morte” Paolo VI scriveva
della Chiesa: “Vorrei abbracciarla, salutarla, amarla in ogni
essere che la compone, in ogni Vescovo e Sacerdote che la assiste e
la guida, in ogni anima che la vive e la illustra”. E alla Chiesa
stessa diceva: “Ricevi col mio benedicente saluto il mio supremo
atto di amore!”. Questo è il cuore di un vero Pastore, di un
autentico cristiano, di un uomo capace di amare! Paolo VI aveva una
visione ben chiara che la Chiesa è una Madre che porta Cristo e
porta a Cristo».
Nel
pomeriggio di sabato, papa Francesco era atteso nell'aula Nervi per
assistere al concerto offerto dall'Orchestra sinfonica nazionale
della Rai in occasione dell'Anno della Fede e organizzato dal
Pontificio Consiglio per la Nuova evangelizzazione. Ma all'ultimo
momento, dopo che la sua presenza era data per certa, ha dato
forfait.
Il motivo? «Questioni urgenti e improrogabili da trattare», ha spiegato
uno stretto collaboratore del Pontefice, «nessun problema di
salute, come testimonia il fatto che i suoi segretari e il
medico personale Polisca sono in aula ad assistere al concerto».
Il Papa, infatti, ha preferito restare a Santa Marta per continuare a lavorare su
alcuni delicati dossier che riguardano le nomine in curia anziché
concedersi un'ora di buona musica e di relax. «Non sono un principe
rinascimentale», avrebbe detto. E il suo trono, piazzato al centro
dell'Aula Paolo VI, è rimasto vuoto.