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venerdì 18 aprile 2025
 
 

Il Papa, Satana e gli esorcisti

03/07/2014  Il Vaticano riconosce ufficialmente l'Associazione internazionale degli esorcisti, che conta circa 250 persone, con un decreto della Congregazione per il Clero del 13 giugno scorso. D'altra parte, da quando è stato eletto, Bergoglio ha sempre messo in guardia dal Demonio, il «principe di questo mondo» con il quale non si deve mai «dialogare»

Sono circa 250, danno la caccia al Demonio in tutto il mondo e ora sono stati riconosciuti formalmente dal Vaticano. Si tratta dell’Associazione internazionale degli esorcisti (Aie), riconosciuta giuridicamente lo scorso 13 giugno da un decreto della Congregazione per il clero. Applicato il canone 322 del paragrafo uno del Codex iuris canonici, è scattata l’approvazione degli statuti, che le riconoscono personalità giuridica quale associazione privata internazionale di fedeli, con tutti i diritti e gli obblighi di legge.

A darne notizia è stato L’Osservatore Romano che ha raccontato che l’idea di riunire in associazione gli esorcisti arrivò negli anni Ottanta a don Gabriele Amorth, religioso della Società San Paolo, all'epoca uno degli esorcisti più noti e impegnati della diocesi di Roma. In quel periodo si andavano diffondendo le pratiche occulte e un crescente numero di fedeli, ritenendosi in pericolo o minacciati, si rivolgeva a esorcisti. Il sacerdote ebbe allora l'idea di riunirli per scambiare esperienze e riflessioni in modo da poter offrire un aiuto a quanti si rivolgevano loro.

L’Associazione italiana esorcisti nacque poi ufficialmente il 4 settembre 1991. Nel 1993 don Amorth e altri esorcisti italiani parteciparono a un convegno organizzato dall'esorcista francese René Chenessau e dal teologo René Laurentin. L'esperienza fu ritenuta positiva e venne ripetuta nel 1994 ad Ariccia, dove si decise di dare continuità a questi incontri internazionali con cadenza biennale. Fu eletto presidente della struttura organizzativa don Amorth e venne stesa la bozza di statuto di un'associazione internazionale.

Ora il riconoscimento ufficiale del Vaticano commentato con entusiasmo da padre Francesco Bamonte, esorcista della diocesi di Roma: «È motivo di gioia», ha detto a L’Osservatore, «non solo per noi associati, ma per tutta la Chiesa, nella quale Dio chiama alcuni sacerdoti a questo prezioso ministero dell'esorcismo e della liberazione, con il compito di accompagnare con umiltà, fede e carità queste persone bisognose di una specifica attenzione spirituale e pastorale per sostenerle e incoraggiarle». 

Il Papa celebra Messa a Santa Marta
Il Papa celebra Messa a Santa Marta

D’altra parte, con buona pace di molti, per papa Francesco il Diavolo non solo esiste e non è affatto un mito, ma è il «principe di questo mondo» con «l’odio» del quale bisogna fare i conti quotidianamente. Non era Papa neppure da ventiquattro ore che nella Messa “Pro Ecclesia” celebrata nella Cappella Sistina, Bergoglio ammoniva subito i cardinali che lo avevano eletto affermando che «quando non si confessa Gesù Cristo, si confessa la mondanità del Diavolo, la mondanità del Demonio».

Francesco citò Léon Bloy, lo scrittore che la rivista dei gesuiti anni fa scomunicò definendolo «impaziente, talvolta esaltato e sempre estremista»: «Chi non prega il Signore, prega il Diavolo». Tesi ripresa e rafforzata pochi giorni dopo, Domenica delle palme, in piazza San Pietro: «Con Gesù non siamo mai soli, anche quando il cammino della vita si scontra con problemi e ostacoli che sembrano insormontabili. E in questo momento viene il nemico, viene il Diavolo». L’entità misteriosa, ma vera e reale, che è «la causa originaria di ogni persecuzione», ribadiva poi in una delle consuete omelie a braccio a Santa Marta ribadendo che con «l’odio del Principe del mondo» bisogna stare molto attenti e con le sue lusinghe non bisogna mai venire a patti, «mai dialogare».

Qualche giorno fa nell’udienza generale a San Pietro ha ricordato ai fedeli che il Maligno esiste e che è pronto ad accogliere chi «non sente la parola di Dio», chi si fa beffe «del timore di Dio», che è  «un allarme di fronte alla pertinacia nel peccato». Il 1° giugno scorso all’Olimpico, parlando al Rinnovamento nello Spirito, disse a braccio: «Il Signore benedica la famiglia e la faccia forte in questa crisi nella quale il diavolo non la vuole, vuole distruggerla!». Se la pace in Terra Santa resta lontana la colpa è anche del Demonio: «Più di una volta siamo stati vicini alla pace, ma Maligno, con diversi mezzi, è riuscito a impedirla», ha detto.  

Gli esempi potrebbero continuare a lungo. Una cosa è chiara: è soprattutto durante le omelie a Santa Marta che Bergoglio parla del Demonio invitando i fedeli ma anche e soprattutto i tanti sacerdoti e vescovi che lo ascoltano e celebrano la Messa con lui a non banalizzarlo o, peggio, fingere che non esista. Emblematica l’omelia dell’11 ottobre scorso, quando il Papa ricordò che «la presenza del Demonio è nella prima pagina della Bibbia e la Bibbia finisce anche con la presenza del Demonio, con la vittoria di Dio sul Demonio». Tradotto: il Nemico non è una metafora. «Ci sono alcuni preti», disse ancora Francesco, «che quando leggono questo brano del Vangelo (dove Gesù scaccia i demoni, ndr), questo e altri, dicono: “Ma Gesù ha guarito una persona da una malattia psichica”. Non leggono questo qui, no? È vero che in quel tempo si poteva confondere un’epilessia con la possessione del demonio; ma è anche vero che c’era il demonio! E noi non abbiamo diritto di fare tanto semplice la cosa, come per dire: “Tutti questi non erano indemoniati; erano malati psichici”. No!».  

Il Pontefice aggiunse anche che «il demonio è astuto: mai è scacciato via per sempre, soltanto l’ultimo giorno lo sarà». Perché quando «lo spirito impuro esce dall’uomo, si aggira per luoghi deserti cercando sollievo e non trovandone, dice: ritornerò nella mia casa da cui sono uscito. Venuto, la trova spazzata e adorna; allora va, prende altri sette spiriti peggiori di lui, vi entrano e prendono dimora; e l’ultima condizione di quell’uomo diventa peggiore della prima». Per questo è necessario vigilare. «La sua strategia», ha avvertito il Papa, «è questa: tu ti sei fatto cristiano, vai avanti nella tua fede, e io ti lascio, ti lascio tranquillo. Ma poi, quando ti sei abituato e non sei molto vigile e ti senti sicuro, io torno. Il Vangelo di oggi incomincia col demonio scacciato e finisce col demonio che torna. San Pietro lo diceva: è come un leone feroce che gira intorno a noi». E queste non sono bugie: «È la Parola del Signore».    

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