Una speciale colletta in tutte le parrocchie d’Europa domenica 24 aprile a sostegno della popolazione dell’Ucraina. L’annuncio di papa Francesco arriva al Regina Coeli (la preghiera che sostituisce l’Angelus nel periodo pasquale) al termine della Messa nella festa della Divina Misericordia celebrata in Piazza San Pietro. «In questo giorno», ha detto, «che è come il cuore dell’Anno Santo della Misericordia, il mio pensiero va a tutte le popolazioni che più hanno sete di riconciliazione e di pace. Penso, in particolare, al dramma di chi patisce le conseguenze della violenza in Ucraina: di quanti rimangono nelle terre sconvolte dalle ostilità che hanno causato già varie migliaia di morti, e di quanti – più di un milione – sono stati spinti a lasciarle dalla grave situazione che perdura. A essere coinvolti sono soprattutto anziani e bambini. Oltre ad accompagnarli con il mio costante pensiero e con la mia preghiera, ho deciso di promuovere un sostegno umanitario in loro favore», ha detto il Pontefice. «A tale scopo, avrà luogo una speciale colletta in tutte le chiese cattoliche d’Europa domenica 24 aprile prossimo. Invito i fedeli ad unirsi a questa iniziativa con un generoso contributo. Questo gesto di carità, oltre ad alleviare le sofferenze materiali, vuole esprimere la vicinanza e la solidarietà mia personale e dell’intera Chiesa. Auspico vivamente che esso possa aiutare a promuovere senza ulteriori indugi la pace e il rispetto del diritto in quella terra tanto provata».
Il pensiero del Papa è andato anche al 4 aprile, la Giornata Mondiale contro le mine antiuomo. «Troppe persone», ha detto Francesco, «continuano ad essere uccise o mutilate da queste terribili armi, e uomini e donne coraggiosi rischiano la vita per bonificare i terreni minati. Rinnoviamo per favore l’impegno per un mondo senza mine!». Nello scorso ottobre l’arcivescovo Paul Richard Gallagher, “ministro degli Esteri” vaticano, in un lungo intervento in occasione del 70esimo anniversario delle Nazioni Unite ha ricordato che la Santa Sede è stata parte, e appoggia, del movimento che mira a riconoscere gli effetti “umanitari” dell’uso di armi di distruzione di massa, e appoggia anche la Convenzione per il Bando delle mine anti uomo e il Trattato sulle munizioni a grappolo.
Due bambini corrono nel campo di alloggio temporaneo per i rifugiati provenienti dalle regioni orientali dell’Ucraina allestito nella città di Korostyshiv, nella regione di Zhytomyr (foto Reuters)
«Siamo tutti chiamati a diventare scrittori viventi del Vangelo»
Non solo preghiera, dunque, ma anche gesti di carità concreta. L’iniziativa del Papa è la logica conseguenza di quanto poco prima aveva detto nell’omelia prendendo spunto dal Vangelo di Giovanni che dice che «Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro» (Gv 20,30). Sono le apparizioni del Risorto alla comunità dei primi discepoli, molti dei quali ancora increduli e impauriti. Il Papa prima sottolinea che «il Vangelo è il libro della misericordia di Dio, da leggere e rileggere, perché quanto Gesù ha detto e compiuto è espressione della misericordia del Padre». E aggiunge che è vero, «non tutto, però, è stato scritto; il Vangelo della misericordia rimane un libro aperto, dove continuare a scrivere i segni dei discepoli di Cristo, gesti concreti di amore, che sono la testimonianza migliore della misericordia». Da qui l’appello: «Siamo tutti chiamati a diventare scrittori viventi del Vangelo, portatori della Buona Notizia a ogni uomo e donna di oggi», scandisce il Papa.« Lo possiamo fare mettendo in pratica le opere di misericordia corporale e spirituale, che sono lo stile di vita del cristiano. Mediante questi gesti semplici e forti, a volte perfino invisibili, possiamo visitare quanti sono nel bisogno, portando la tenerezza e la consolazione di Dio. Si prosegue così quello che ha compiuto Gesù nel giorno di Pasqua, quando ha riversato nei cuori dei discepoli impauriti la misericordia del Padre, effondendo su di loro lo Spirito Santo che perdona i peccati e dona la gioia».
Ricorda Francesco che Gesù nel giorno di Pasqua, ha riversato nei cuori dei discepoli impauriti la misericordia del Padre, sottolineando il “contrasto evidente”: «Da una parte, c’è il timore dei discepoli, che chiudono le porte di casa; dall’altra, c’è la missione da parte di Gesù, che li invia nel mondo a portare l’annuncio del perdono». Papa Francesco avverte chiaro: «Può esserci anche in noi questo contrasto. Una lotta interiore tra la chiusura del cuore e la chiamata dell’amore ad aprire le porte chiuse e uscire da noi stessi».
«La pace di Cristo non è una pace negoziata»
C’è una sola strada, chiarisce Francesco: «Uscire da noi stessi, uscire, per testimoniare la forza risanatrice dell'amore che ci ha conquistati. La Misericordia di Dio è eterna; non finisce, non si esaurisce, non si arrende di fronte alle chiusure, e non si stanca mai». È una certezza: «Troviamo sostegno nei momenti di prova e di debolezza, perché siamo certi che Dio non ci abbandona». Non possiamo comprendere questo amore, spiega il Pontefice, ma qui possiamo attingere perché da qui Cristo lascia la sua pace nel giorno di Pasqua: «Non è una pace negoziata, non è la sospensione di qualcosa che non va: è la sua pace, la pace che proviene dal cuore del Risorto, la pace che ha vinto il peccato, la morte e la paura». È la pace che non divide ma unisce, spiega, è la pace che non lascia soli, ma ci fa sentire accolti e amati. È la pace, spiega ancora il Papa, che «permane nel dolore e fa fiorire la speranza». Infine, a braccio, l'invito: «Chiediamo di essere noi stessi misericordiosi, per diffondere ovunque la forza del Vangelo, per scrivere quelle pagine del Vangelo che l’Apostolo Giovanni non ha scritto».