Scambia di nuovo lo zucchetto con un fedele in piazza san Pietro, scende dalla jeep per salutare un’anziana, pulisce la bocca ad un bambino disabile prima di benedirlo e spiega che anche lui si confessa «ogni 15 giorni».
Papa Francesco nell’udienza generale di mercoledì torna a parlare della sacramento della riconciliazione: «servizio molto delicato», precisa, per il quale il sacerdote deve presentarsi come «amico fedele e misericordioso» e non «maltrattare i fedeli»: «Il sacerdote che non ha questa disposizione di spirito è meglio che, finché non si corregga, non amministri questo sacramento».
Poi ha spiegato che tutti devono confessarsi, «anche i sacerdoti, anche i vescovi e anche il Papa», annunciando che lui lo fa ogni 15 giorni. «Anche il papa è un peccatore e il confessore sente le cose che gli dico, mi consiglia e mi dà il perdono. E ho bisogno di questo perdono». Ricordando che Gesù diede agli apostoli il potere di perdonare i peccati, e che quindi «la Chiesa è depositaria del potere delle chiavi, di Dio che perdona ogni uomo», Bergoglio ha spiegato che Dio stesso «ha voluto che chi fa parte della Chiesa riceva il perdono tramite i ministri della comunità».
Poi ha osservato che «la Chiesa, che è santa e insieme bisognosa di penitenza, accompagna il nostro cammino», ma «la Chiesa non è padrona del potere delle chiavi»: «È serva del ministero della misericordia e si rallegra tutte le volte che può offrire questo dono divino».
Il Papa ha proseguito rilevando che «tante persone forse non capiscono la dimensione ecclesiale del perdono, perché domina sempre l'individualismo, il soggettivismo, e anche i cristiani ne soffrono». Ma, ha aggiunto, «per noi cristiani c'è un dono in più e anche un impegno in più: passare umilmente attraverso il ministero ecclesiale e questo dobbiamo valorizzarlo. È un dono e anche è una cura, una protezione. E anche una sicurezza che Dio mi ha perdonato».
Riguardo a coloro che si vergognano di andare a raccontare ad un prete i propri peccati, il Papa ha citato un detto della saggezza popolare: «Le nostre mamme, le nostre nonne dicevano che è meglio diventare una volta rosso che mille volte giallo. Tu diventi una volta rosso e ti vengono perdonati i peccati».
Al termine dell’udienza ricordando che venerdì prossimo, 22 novembre verrà inaugurato l’Anno internazionale della famiglia, voluto dalle Nazioni Unite, ha sottolineato la necessità di «valorizzare gli innumerevoli benefici che la famiglia apporta alla crescita economica, social, culturale e morale dell’intera comunità umana».
Infine ha chiesto «sostegno spirituale e materiale» per i monasteri di clausura in occasione della Giornata “pro orantibus” che si celebra il 21 novembre, memoria liturgia della Presentazione di Maria al tempio.
Dopo la catechesi Francesco ha invitato a pregare per le vittime dell’alluvione in Sardegna: «Preghiamo per loro e per i familiari», ha detto, invitando a essere «solidali con quanto hanno subito dei danni». Ha pregato quindi in silenzio e recitato un Ave Maria «perché la Madonna aiuti tutti i fratelli e le sorelle sardi».