Dedica l’udienza generale in piazza San Pietro alla “madre Chiesa” , papa Francesco, e il pensiero corre anzitutto ai suoi figli in difficoltà come i cristiani perseguitati e uccisi in Iraq, martiri della fede: «Siete nel cuore della Chiesa», ha detto Bergoglio rivolgendosi direttamente a loro, «la Chiesa soffre con voi ed è fiera di voi: siete la sua forza e la testimonianza concreta e autentica del suo messaggio di salvezza, di perdono e di amore». Poi, rivolgendo il «cordiale benvenuto» ai pellegrini di lingua araba, «in particolare a quelli provenienti dall'Iraq», Bergoglio ha sottolineato che «la Chiesa è madre e come tutte le madri sa accompagnare il figlio bisognoso, sollevare il figlio caduto, curare il malato, cercare il perduto e scuotere quello addormentato e anche difendere i figli indifesi e perseguitati».
Usa una metafora molto concreta per spiegare la maternità della Chiesa: «La madre Chiesa», aggiunge a braccio, «ci allatta da bambini con questa parola, ci alleva durante tutta la vita con questa parola, e questo è grande! È proprio la madre Chiesa che con la Parola di Dio ci cambia da dentro. La Parola di Dio che ci dà la madre Chiesa ci trasforma, rende la nostra umanità non palpitante secondo la mondanità della carne, ma secondo lo Spirito».
In questa sua maternità, ha proseguito il Papa, «la Chiesa ha come modello la Vergine Maria, il modello più bello e più alto che ci possa essere. È quanto già le prime comunità cristiane hanno messo in luce e il Concilio Vaticano II ha espresso in modo mirabile (cfr Cost. Lumen gentium, 63-64).
La maternità di Maria è certamente unica, singolare, e si è compiuta nella pienezza dei tempi, quando la Vergine diede alla luce il Figlio di Dio, concepito per opera dello Spirito Santo. E tuttavia, la maternità della Chiesa si pone proprio in continuità con quella di Maria, come un suo prolungamento nella storia. La Chiesa, nella fecondità dello Spirito, continua a generare nuovi figli in Cristo, sempre nell’ascolto della Parola di Dio e nella docilità al suo disegno d’amore».
Maria e la Chiesa si richiamano a vicenda: «Comprendiamo, allora», ha aggiunto il Papa, «come la relazione che unisce Maria e la Chiesa sia quanto mai profonda: guardando a Maria, scopriamo il volto più bello e più tenero della Chiesa; e guardando alla Chiesa, riconosciamo i lineamenti sublimi di Maria. Ma, noi cristiani, non siamo orfani, abbiamo una mamma, abbiamo madre, e questo è grande! Non siamo orfani! La Chiesa è madre, Maria è madre».
La Chiesa, infine, ha detto il Papa, «ha il coraggio di una madre che sa di dover difendere i propri figli dai pericoli che derivano dalla presenza di satana nel mondo, per portarli all’incontro con Gesù. Una madre sempre difende i figli». Una difesa che è anche stare in allerta contro il male: «Vigilare contro l’inganno e la seduzione del maligno», dice il Papa, «perché se anche Dio ha vinto Satana, questi torna sempre con le sue tentazioni – noi lo sappiamo, tutti noi siamo tentati, siamo stati tentati e siamo tentati. E sta a noi non essere ingenui, lui viene “come leone ruggente” dice l’apostolo Pietro. E sta a noi non essere ingenui ma vigilare e resistere saldi nella fede. Resistere con i consigli della madre, resistere con l’aiuto della madre Chiesa, che come una buona mamma sempre accompagna i suoi figli nei momenti difficili».
Il Papa sottolinea inoltre che «la Chiesa non sono i preti, o noi vescovi, no: siamo tutti! La Chiesa siamo tutti! D’accordo? E anche noi siamo figli ma tutti anche madri di altri cristiani. Tutti i battezzati, uomini e donne, insieme siamo la Chiesa. Quante volte nella nostra vita non diamo testimonianza di questa maternità della Chiesa, di questo coraggio materno della Chiesa! Quante volte siamo codardi, eh? Eh, no, eh!».
Al termine, Bergoglio saluta alcune coppie di novelli sposi presenti in piazza San Pietro e scherza: «Voi siete i coraggiosi, perché ci vuole coraggio a sposarsi oggi! Sforzatevi di mantenere un contatto vivo con Dio, affinché il vostro amore sia sempre più vero e duraturo», ha detto loro.
Poi l’appello per i lavorati dell’acciaieria di Terni: «Desidero unirmi», ha affermato il Papa, «ai recenti interventi del vescovo di Terni-Narni-Amelia, ed esprimo la mia profonda preoccupazione per la grave situazione che stanno vivendo tante famiglie di Terni a motivo dei progetti della ditta Thyssenkrupp. Ancora una volta rivolgo un accorato appello, affinché non prevalga la logica del profitto, ma quella della solidarietà e della giustizia. Al centro di ogni questione, specialmente di quella lavorativa, va sempre posta la persona e la sua dignità». Poi, a braccio: «Con il lavoro non si gioca e chi per motivi di denaro, di affari, per guadagnare di più toglie il lavoro, sappia che toglie la dignità alle persone».