Sabato mattina nell'Aula Paolo VI, in Vaticano, papa Francesco ha ricevuto in udienza i partecipanti all'Incontro Interparlamentare preparatorio per la Conferenza Onu sul clima COP26 di Glasgow, promosso dall'Italia in collaborazione con il Regno Unito, che si svolge a Roma, presso Palazzo Montecitorio, l’8 e 9 ottobre. L'udienza è stata introdotta dai saluti della presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, e del presidente della Camera dei Deputati, Roberto Fico. «Il concetto di sostenibilità», ha detto Casellati, «è al centro del nostro dibattito. Abbiamo cercato di interpretarlo e declinarlo come ricerca di una nuova armonia tra i Popoli e il Pianeta, volta a costruire una via di Prosperità per il futuro. Questo è l'impegno che dobbiamo ai tanti giovani che, in tutto il mondo, continuano a scendere in piazza per difendere il nostro bene in assoluto più comune, il clima. Santo Padre - ha aggiunto Casellati - oggi desideriamo affidarLe il lavoro, gli interrogativi e gli intendimenti, i dubbi e le speranze condivisi in queste giornate di intenso confronto. E lo facciamo animati dal sentimento che, in tante diverse e lontane tradizioni filosofiche, culturali e religiose, tende ad ispirare l'etica del rapporto tra uomo e natura: la meraviglia di fronte al creato, la cui divinità impone all'uomo il senso del limite e dell'obbedienza. Siamo certi - ha concluso la Presidente del Senato - Santo Padre, che la Sua alta testimonianza saprà orientarci, sostenerci e accompagnarci al meglio in questo difficile compito» Prima dell’intervento del Papa è intervenuto anche il presidente Fico: «Le siamo tutti grati, Santo Padre, per la centralità che, nel Suo Magistero e nella Sua opera pastorale, ha sempre riservato al tema della tutela della “nostra casa comune” e della iniquità del sistema economico attuale, che mette in pericolo il Pianeta e la dignità delle persone. È necessario un impegno corale per invertire la rotta». Ecco il discorso integrale di Bergoglio:
Onorevoli Signore e Signori!
Vi do il mio benvenuto e ringrazio la Signora Casellati e il Signor Fico per le loro cortesi parole. Pochi giorni fa, il 4 ottobre, ho avuto il piacere di riunirmi con vari leader religiosi e scienziati per firmare un Appello congiunto in vista della COP26. Ci ha spinto a quell’incontro, preparato da mesi di intenso dialogo, la «consapevolezza – cito dall’Appello – delle sfide senza precedenti che minacciano noi e la vita nella nostra magnifica casa comune, [… e] della necessità di una sempre più profonda solidarietà di fronte alla pandemia globale e alla crescente preoccupazione» per essa (Faith and Science: Towards COP26 – Appello congiunto, 4 ottobre 2021).
In tale occasione, animati da spirito di fraternità, abbiamo potuto avvertire una forte convergenza di tutte le diverse voci nell’esprimere due aspetti. Da una parte, il dolore per i gravi danni arrecati alla famiglia umana e alla sua casa comune; dall’altra, l’urgente necessità di avviare un cambiamento di rotta capace di passare con decisione e convinzione dalla cultura dello scarto, prevalente nella nostra società, a una cultura della cura. È una sfida impegnativa e complessa, ma l’umanità ha i mezzi per affrontare questa trasformazione, che richiede una vera e propria conversione e la ferma volontà di intraprenderla. Lo richiede in particolare a quanti sono chiamati a incarichi di grande responsabilità nei diversi ambiti della società.
Nell’Appello congiunto che abbiamo sottoscritto, e che idealmente vi affido consegnandolo ai Presidenti delle due Camere del Parlamento italiano, compaiono numerosi impegni che intendiamo assumere nel campo dell’azione e dell’esempio, come pure in quello dell’educazione. Siamo di fronte, infatti, a un’importante sfida educativa, perché «ogni cambiamento ha bisogno di un cammino educativo per far maturare una nuova solidarietà universale e una società più accogliente» (Messaggio per il lancio del Patto Educativo, 12 settembre 2019).
Una sfida a favore di un’educazione all’ecologia integrale per la quale noi rappresentanti delle religioni ci siamo impegnati fortemente. Nello stesso tempo si fa appello ai Governi, affinché adottino rapidamente un percorso che limiti l’aumento della temperatura media globale e diano impulso ad azioni coraggiose, rafforzando anche la cooperazione internazionale. Nello specifico ci si appella affinché promuovano la transizione verso l’energia pulita; adottino pratiche di uso sostenibile della terra preservando le foreste e la biodiversità; favoriscano sistemi alimentari rispettosi dell’ambiente e delle culture locali; portino avanti la lotta contro la fame e la malnutrizione; sostengano stili di vita, di consumo e di produzione sostenibili.
Si tratta della transizione verso un modello di sviluppo più integrale e integrante, fondato sulla solidarietà e sulla responsabilità; una transizione durante la quale andranno considerati attentamente anche gli effetti che essa avrà sul mondo del lavoro.
In questa sfida, ognuno ha il proprio ruolo, e quello dei parlamentari è particolarmente significativo, direi decisivo. Un cambiamento di rotta così impegnativo come quello che abbiamo davanti richiede grande saggezza, lungimiranza e senso del bene comune, virtù fondamentali della buona politica.
Voi parlamentari, come principali attori dell’attività legislativa, avete il compito di orientare i comportamenti attraverso i vari strumenti offerti dal diritto, «che stabilisce le regole per le condotte consentite alla luce del bene comune» (Lett. enc. Laudato si’, 177) e sulla base di altri principi-cardine, quali la dignità della persona umana, la solidarietà e la sussidiarietà (cfr Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, 160ss).
La cura della nostra casa comune rientra in maniera naturale nell’alveo di questi principi. Ovviamente, non si tratta solo di scoraggiare e sanzionare le cattive pratiche, ma anche e soprattutto di incentivare e stimolare nuovi percorsi più consoni al traguardo da raggiungere. Sono aspetti essenziali per conseguire gli obiettivi previsti dall’Accordo di Parigi e contribuire all’esito positivo della COP26.
Auspico, pertanto, che questo vostro impegnativo lavoro, in vista della COP26, e anche dopo di essa, venga illuminato da due importanti “fari”: il faro della responsabilità e il faro della solidarietà. Lo dobbiamo ai giovani, alle generazioni future che meritano tutto il nostro impegno per poter vivere e sperare.
Per questo, occorrono leggi urgenti, sagge e giuste, che vincano gli stretti steccati di tanti ambienti politici e possano raggiungere al più presto un consenso adeguato e valersi di mezzi affidabili e trasparenti.
Grazie ancora per la vostra visita! Dio benedica voi, le vostre famiglie e il vostro lavoro.