«So quanto ha pesato in voi la ferita degli ultimi anni, e ho accompagnato il vostro generoso impegno per guarire le vittime, consapevole che nel guarire siamo pur sempre guariti, e per continuare a operare affinché tali crimini non si ripetano mai più». Sullo scandalo pedofilia papa Francesco non fa finta di niente. Parlando in italiano, da "vescovo di Roma", Bergoglio rassicura e sprona i 400 vescovi americani: «Sono consapevole del coraggio con cui avete affrontato momenti oscuri del vostro percorso ecclesiale senza temere autocritiche né risparmiare umiliazioni e sacrifici, senza cedere alla paura di spogliarsi di quanto è secondario pur di riacquistare l'autorevolezza e la fiducia richiesta ai Ministri di Cristo, come desidera l'anima del vostro popolo».
Nella cattedrale di San Matteo, a Washington, il Papa richiama all'unità: «Il mondo è diviso, non lo sia anche la Chiesa» e alla sobrietà: «Non la forza della potenza, ma l'impotenza della forza come Gesù» ricordando che «la croce non è un vessillo da usare per le battaglie».
E poi ricorda «le vittime innocenti dell'aborto, i bambini che muoiono di fame o sotto le bombe, gli immigrati che annegano alla ricerca di un domani, gli anziani oi malati dei quali si vorrebbe far a meno, le vittime del terrorismo, delle guerre, della violenza e del narcotraffico, l'ambiente devastato da una predatoria relazione dell'uomo con la natura, in tutto ciò è sempre in gioco il dono di Dio, del quale siamo amministratori nobili, ma non padroni».
La Chiesa deve essere impegnata perché «non è lecito evadere da tali questioni o metterle a tacere». E infine: «Di non minore importanza è l'annuncio del Vangelo della famiglia che, nell'imminente Incontro Mondiale delle Famiglie a Filadelfia, avrò modo di proclamare con forza insieme a voi e a tutta la Chiesa».