Chiede il silenzio per pregare "per le vittime, i caduti e i loro familiari. Tutto si perde con la guerra, tutto di guadagna con la pace". Al termine dell'Angelus, il Papa si è soffermato sui conflitti ancora in corso e sulla difficile situazione della Siria.
All'inizio aveva ricordato che "Gesù sente i nostri bisogni, i nostri problemi", commentando il miracolo della moltiplicazione del pane e dei pesci. "L'atteggiamento umano, quello dei discepoli, cerca la soluzione più realistica, che non crei troppi problemi", per questo i discepoli dicono a Gesù di congedare la folla. "Ma il messaggio di Gesù è diverso. "Difronte a quei cinque pani", spiega il Papa, "Gesù pensa: ecco la provvidenza! Da questo poco, Dio può tirar fuori il necessario per tutti. Gesù si fida totalmente del Padre celeste, sa che a Lui tutto è possibile. Perciò dice ai discepoli di far sedere la gente a gruppi di cinquanta – non è casuale: questo significa che non sono più una folla, ma diventano comunità, nutrite dal pane di Dio. E poi prende quei pani e i pesci, alza gli occhi al cielo, recita la benedizione – è chiaro il riferimento all’Eucaristia –, poi li spezza e comincia a darli ai discepoli, e i discepoli li distribuiscono… e i pani e i pesci non finiscono".
Il miracolo, spiega Francesco, non è la moltiplicazione: "perché più che una moltiplicazione è una condivisione, animata dalla fede e dalla preghiera". Ma anche lì i "discepoli videro, ma non colsero bene il messaggio. Furono presi, come la folla, dall’entusiasmo del successo. Ancora una volta seguirono la logica umana e non quella di Dio, quella del servizio, dell’amore, della fede. La festa del Corpus Domini ci chiede di convertirci alla fede nella Provvidenza, di saper condividere il poco che siamo e che abbiamo, e non chiuderci mai in noi stessi".
Dopo la preghiera, il Papa si è soffermato particolarmente sul "persistere del conflitto che ormai da più di due anni infiamma la Siria e colpisce specialmente la popolazione inerme, che aspira ad una pace nella giustizia e nella comprensione. Questa tormentata situazione di guerra porta con sé tragiche conseguenze: morte, distruzione, ingenti danni economici e ambientali, come anche la piaga dei sequestri di persona". E pur senza fare il nome del giornalista della Stampa, Domenico Quirico, del quale non si hanno notizie da oltre 50 giorni, Francesco ha sottolineato che "nel deplorare questi fatti, desidero assicurare la mia preghiera e la mia solidarietà per le persone rapite e per i loro familiari, e faccio appello all’umanità dei sequestratori affinché liberino le vittime".