«Vi auguro di continuare a fare un giornalismo di persone per le persone” è stato l’augurio che a novembre Bergoglio ha fatto a un gruppo di studenti provenienti dalla Scuola di giornalismo della Chiesa cattolica in Germania, fondata 50 anni fa con l’intento di “farsi carico delle persone che lavorano nei media”. Ma il suo Magistero è disseminato di occasioni in cui il Papa torna su questo tema. Non c’è anno, infatti, in cui, a Gennaio in occasione di San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti, il Pontefice non dedichi il messaggio per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali proprio a questo.
Nel 2014 il titolo emblematico fu Comunicazione al servizio di un'autentica cultura dell'incontro: «In questo mondo, i media possono aiutare a farci sentire più prossimi gli uni agli altri; a farci percepire un rinnovato senso di unità della famiglia umana che spinge alla solidarietà e all’impegno serio per una vita più dignitosa. Comunicare bene ci aiuta ad essere più vicini e a conoscerci meglio tra di noi, ad essere più uniti».
Nel 2016, per il 50° messaggio scriveva: «La comunicazione ha il potere di creare ponti, di favorire l’incontro e l’inclusione, arricchendo così la società. Com’è bello vedere persone impegnate a scegliere con cura parole e gesti per superare le incomprensioni, guarire la memoria ferita e costruire pace e armonia. Le parole possono gettare ponti tra le persone, le famiglie, i gruppi sociali, i popoli. E questo sia nell’ambiente fisico sia in quello digitale». E ancora:«Pertanto, parole e azioni siano tali da aiutarci ad uscire dai circoli viziosi delle condanne e delle vendette, che continuano ad intrappolare gli individui e le nazioni, e che conducono ad esprimersi con messaggi di odio. La parola del cristiano, invece, si propone di far crescere la comunione e, anche quando deve condannare con fermezza il male, cerca di non spezzare mai la relazione e la comunicazione».
E ancora, l’anno dopo, scriveva: «La vita dell’uomo non è solo una cronaca asettica di avvenimenti, ma è storia, una storia che attende di essere raccontata attraverso la scelta di una chiave interpretativa in grado di selezionare e raccogliere i dati più importanti. La realtà, in sé stessa, non ha un significato univoco. Tutto dipende dallo sguardo con cui viene colta, dagli “occhiali” con cui scegliamo di guardarla: cambiando le lenti, anche la realtà appare diversa. Da dove dunque possiamo partire per leggere la realtà con “occhiali” giusti? Per noi cristiani, l’occhiale adeguato per decifrare la realtà non può che essere quello della buona notizia, a partire da la Buona Notizia per eccellenza: il «Vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio» (Mc 1,1)».