«Il vertice con Abu Mazen e Peres non è stato un fallimento. E' stata aperta una porta anche se adesso il fumo della guerra non lascia vedere che la porta è aperta, Ma io credo in Dio e so che è così». Il Papa risponde alle domande dei giornalisti durante il volo di ritorno che lo riporta a Roma. Parla dei Paesi in crisi, delle guerre, delle violenze. Condanna la tortura e dice: «Oggi siamo in guerra dappertutto. Qualcuno mi ha detto: "viviamo la terza guerra mondiale ma a pezzi". Il mondo è in guerra e si fanno queste crudeltà. Oggi i bambini non contano. Una volta si parlava di una guerra convenzionale. Ma oggi una bomba ammazza l'innocente col colpevole, colpisce il bambino con la mamma invece degli obiettivi militari. Pensiamo alla tortura: oggi è uno dei mezzi quasi ordinari nei conflitti, utilizzata anche dai servizi di intelligence e nei processi giudiziari. Eppure è un peccato contro umanità, oltre che un delitto. Per i cattolici è un peccato grave, mortale. Ma è di più: un atto contro l'umanità».
A chi gli chiede un commento sui bombardamenti degli Stati Uniti per fermare la persecuzione dei cristiani in Iraq il Papa risponde che «quando c'è un aggressore ingiusto è lecito fermarlo. Ma solo fermarlo, non bombardarlo e una sola nazione non può decidere da sola come si ferma l'aggressore. Questo compito, dopo la Seconda guerra mondiale, è delle Nazioni Unite».
In oltre un'ora e mezza di botta e risposta con i giornalisti papa Francesco ha toccato diversi temi: l'enciclica sull'ecologia, per esempio, che è ancora in bozza «perché in un documento magisteriale dobbiamo scrivere solo ciò che è sicuro e su molte cose solo i progressi della scienza ci diranno cosa è vero. In una enciclica non posso scrivere che la terra è al centro e non il sole». Ci vorrà dunque ancora qualche mese prima di avere il testo definitivo, mentre è allo studio, invece, il viaggio negli Stati Uniti. Il prossimo settembre, per la giornata mondiale delle famiglie il Papa probabilmente sarà a Philadelphia. Con una possibile tappa a Washington, al Palazzo di Vetro delle Nazioni unite.
E, ancora, il Papa ha parlato dei suoi rapporti con papa Benedetto: «Ho già detto che è come avere un nonno saggio in casa. Posso contare sulla sua saggezza in ogni momento. Mi fa bene ascoltarlo». E poi scherza su se stesso: «Ancora due o tre anni e andrò alla casa del Padre», ha scherzato. Così come ha riso sul San Lorenzo: «Mi hanno detto che ha vinto la Coppa, è una buona nnotizia, ma non un miracolo».
Il Papa pensa ai Paesi appena lasciati e al possibile viaggio in Cina, «andrei anche domani», o alla possibilità di visitare il Kurdistan appena ci saranno le condizioni.
Intanto la prossima tappa internazionale è l'Albania, dove sarà il 21 settembre: «Alcuni hanno detto che è lo stile del Papa cominciare dalle periferie, ma io penso che l'Albania sia un paese che ha sofferto tanto: era l'unico stato che in Costituzione aveva l'ateismo pratico, cioè andare a messa era anticostituzionale e sono state distrutte 1.820 chiese tra ortodosse e cattoliche, oltre a quelle trasformate in quel tempo in cinema e teatri».