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venerdì 11 ottobre 2024
 
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Il parroco di Casal Bruciato: «Prima di giudicare conosciamo le persone»

10/05/2019  Don Nicola Zenoni, curato del quartiere romano, ha conosciuto ieri la famiglia rom assegnataria dell’appartamento popolare insultata per strada e racconta: «Mi hanno fatto un’ottima impressione. E mi sono detto che la chiave di lettura di tutta questa vicenda è che bisogna conoscere le persone, avvicinarle e per quanto possibile aiutarle»

don Nicola Zenoni parroco di Casal Bruciato
don Nicola Zenoni parroco di Casal Bruciato

È una storia di rabbia, cattiveria e pregiudizio quella di questi giorni a Casal Bruciato (Roma). Dove una madre Rom che entra in un alloggio popolare che le spetta di diritto con in braccio la figlia piccola viene aggredita da balordi di estrema destra e insultata a suon di “tr… ti stupro!”. Una storia di crudeltà che purtroppo accomuna tutti in un'unica grande certezza: che i Rom non li vuole nessuno.

Eppure non è così, perché l’altra metà del cielo, ci racconta il parroco del quartiere don Nicola Zenoni «quella dei fedeli è fatta di persone attente che stanno cercando di capire. Quello che ha esasperato gli animi è quello che è stato montato attorno a questo fatto, strumentale alle parti politiche in una kermesse lontana dalla realtà». Un racconto nel racconto che «ha come unico obiettivo finale quello di alzare i toni della questione. Un’esasperazione che poi si trasforma in violenza». Quando, invece, l’unica cosa importante sarebbe «seguire il cammino e capire come accoglierli al meglio senza creare allarmismi».

Don Nicola ha conosciuto queste persone ieri pomeriggio mentre erano in attesa di essere ricevute da papa Francesco nella Basilica di San Giovanni: «Erano lì, mamma papà e la bimba più piccola», tre dei componenti della numerosa famiglia rom assegnataria di un appartamento popolare nel quartiere romano. «Ho parlato con loro e con l’operatrice sociale che li segue» ci racconta. «Mi hanno fatto un’ottima impressione. E mi sono detto che la chiave di lettura di tutta questa vicenda è che bisogna conoscere le persone, avvicinarle e per quanto possibile aiutarle». Lui che li ha trovati «spaventati, ma molto contenti di essere accolti e avvicinati da noi, e colpiti dalla paternità del Papa». Certo, vista la situazione non sanno se si fermeranno: «Ambiscono ad andare altrove, dove già conoscono e hanno più possibilità di essere integrati. Vediamo come evolve la situazione, so per certo però e lo sanno anche loro perché glielo abbiamo ripetuto anche ieri che noi siamo lì, al loro fianco pronti a tendere una mano».    

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