Padre Enzo Fortunato
Sono passati tanti anni da quel giorno. Dinanzi a sorella morte che si abbatteva sulla basilica di san Francesco dopo la scossa di terremoto del 1997, lasciando quattro persone schiacciate sotto le volte che crollavano e mentre la polvere ci soffocava, chiesi a padre Giulio Berrettoni, allora Custode del Sacro Convento, di donarmi l’assoluzione. In quel momento cruciale della mia vita la prima cosa che mi venne in mente fu il perdono di Dio. “Cor ad cor loquitor” – diceva il cardinal Newman: il cuore parla al cuore. È questa, credo, l’espressione che meglio di tutte sintetizza il rapporto con Dio. Con il Dio della vita, della pace, del ricominciare….
Anche Francesco visse l’esperienza del perdono, lasciandoci chiari e nitidi fotogrammi impressi in questo dialogo contenuto nelle fonti francescane e avvenuto alla Porziuncola: «Santissimo Padre, benché io sia misero peccatore, ti prego che a tutti quanti, pentiti e confessati verranno a visitare questa chiesa, gli conceda ampio e generoso perdono, con una completa remissione di tutte le colpe'. 'Quello che tu chiedi, o frate Francesco, è grande - gli disse il Signore - ma di maggiori cose sei degno e di maggiori ne avrai. Accolgo quindi la tua preghiera»
Non è un caso che nella piccola chiesa della Porziuncola si respiri una grazia speciale. In ogni santuario francescano sparso per il mondo, per volere dei papi e delle nostre comunità di frati, si comprende il senso della misericordia: sentirsi perdonati e perdonare.
In queste ore in cui si vive la festa del Perdono di Assisi leggevo alcuni quotidiani che descrivevano la marea di gente che da tutta Italia sta raggiungendo Assisi. Mi sono anche confrontato con alcuni laici, che hanno aperto un percorso inedito che conduce al perdono.
Il fotografo Oliviero Toscani mi ha detto una frase che mi si è impressa nella memoria: «Se oltre a subire un’ingiustizia abbiamo anche il problema di castigarla, non facciamo altro che aumentare il dolore. Anche egoisticamente perdonare lenisce il male che si è subito».
Credo che questa sia una strada inesplorata che ci fa comprendere che il veleno che sprigioniamo sugli altri non fa altro che farci morire dentro. Lentamente. Inesorabilmente. Invece la realtà del Perdono, vissuta e donata, mi permette e ci permette di essere persone pacificate, pur con le nostre fragilità.
A tutti oggi desidero donare la ricchezza più bella che abbiamo: il nostro sorriso. Un sorriso benevolente, accogliente, incoraggiante, determinato. Un sorriso che esprima forte queste parole:
“Dentro di me abita Dio. Il resto è tutto marginale”.