Piccole eroine del nostro tempo, donne che portano il peso di una famiglia senza mai arrendersi: le madri. Spesso agiscono nell’ombra e quando in casa tutti dormono, continuano a preparare il necessario per il giorno dopo. È la storia di Marlo, che affoga tra i pannolini da cambiare e un marito che non sa o non può aiutarla.
Tully è una commedia agrodolce che dipinge il lato oscuro della maternità, quello delle notti insonni e dei figli che dipendono in tutto dalla persona disposta a sacrificarsi per loro. «Mamma, che cosa hai fatto al tuo corpo?», si sente domandare una Charlize Theron con ventitré chili di troppo e senza trucco. L’attrice ricorda la sua trasformazione in Monster, quando era una prostituta condannata a morte. A caratterizzarla è la solitudine e la disperazione, in un’America molto lontana dall’essere il Paese delle opportunità.
Il regista Reitman aveva già destrutturato il sogno a stelle e strisce in Tra le nuvole e qui torna a interrogarsi sulla sconfitta delle ambizioni (come in Young Adult). Racconta una gravidanza al contrario rispetto a Juno, quella della crisi che segue il parto. Finché sulla sua strada Marlo incontra Tully. Chi è davvero? Una tata con ottime referenze che l’aiuta, una ragazza piena di energie, il riflesso dei vent’anni andati? O forse rappresenta solo i nostri rimorsi, la difficoltà di essere genitori in un mondo che non lascia respiro?
TULLY
di Ivan Reitman, con Charlize Theron, commedia, 95’