È essenziale trasformare l'attuale modello globale di sviluppo con una maggiore e condivisa accettazione di responsabilità verso il creato: lo richiedono non solo i fattori ambientali,
ma anche lo scandalo della fame e della miseria umana.
Benedetto XVI, 24 settembre 2009
Di tutte le trasformazioni e le paure che la globalizzazione ha portato con sè, il cambio climatico è la realtà meno conosciuta alla gran parte della gente. È ovvio che sia così, visto che si tratta di un fenomeno ambientale planetario molto complesso. Il cuore del cambio climatico già iniziato è un innalzamento della temperatura media della Terra tra 1,1 e 6,4° nel giro di cento anni. Come conseguenza il livello del mare crescerà di 18-59 centimetri. Sono queste le conclusioni di oltre 15 anni di osservazioni fatte dagli scienziati dell’Intergovernmental panel on climate change (Ipcc), creato da due organizzazioni Onu, l’Organizzazione mondiale per la meteorologia (Wmo) ed il Programma per l’ambiente (Unep).
Negli ultimi sei anni hanno partecipato alle consultazioni più di 2.500 scienziati da oltre 130 Paesi. Ai rapporti periodici approvati all’unanimità hanno contribuito oltre 1.200 studiosi. Per l’eccezionale lavoro scientifico svolto a partitre dal 1988 l’IPCC ha ricevuto un Premio Nobel per la Pace nel 2007.
Le concentrazioni atmosferiche di anidride carbonica, metano e protossido di azoto sono aumentate notevolmente in conseguenza delle attività umane dal 1750 e oggi superano di gran lunga le emissioni degli ultimi 650.000 anni. Sono fatti che accadranno comunque e peggioreranno se l’umanità non cambierà con urgenza il maltrattamento dell’ambiente che è in corso. Ci sono il 90% di probabilità che ci saranno periodi caldi più frequenti, ondate di calore e grandi alluvioni. Ci sono il 66% di probabilitàche ci sarà un aumento della siccità, e quindi delle carestie, dei cicloni tropicali e di alte maree estreme.
Il riscaldamento globale è dovuto all'aumento osservato delle concentrazioni di gas serra originate da attività umane. Il cambio climatico continuerà per almeno un millennio.
Le risposte possibili al cambio climatico sono l’adattamento della vita sulla Terra a tali condizioni e la riduzione delle cause che continuano a provocarlo. Adattarci e mitigare il cambio climatico sono dunque responsabilità mondiali e chi meno lo capisce, o non lo accetta, fa pagare le sue omissioni a tutti gli altri e alle prossime generazioni.Tra le forme di adattamento vengono prima di tutto le strategie per garantire la sicurezza alimentare, la disponibilità di acqua, e la protezione degli habitat vulnerabili alle alluvioni e alle alte maree. Queste forme di adattamento richiedono grandi trasformazioni economiche e sociali in ogni Paese del mondo, che permettano di usare meglio le risorse, a cominciare dall’uso delle terre, dei mari, delle foreste. Tra le forme di adattamento che saranno necessarie vi sono anche grandi migrazioni di popoli interi da aree divenute inabitabili.
Sandro Calvani
direttore del Centro Asean sugli obiettivi di sviluppo del Millennio dell'Onu
Non ereditiamo il mondo dai nostri padri, ma lo prendiamo in prestito dai nostri figli. Questa bellissima massima suggerisce all'uomo, al cittadino del XXI secolo, la giusta visuale, nel momento in cui guarda al presente e al futuro del pianeta. Da un punto di vista filosofico, l'assalto al paneta, attraverso la tecnica, è uno dei grandi temi del Novecento. La cultura cristiana, fondata sulle Scritture, usa la parola Creato, per indicare una delle opere di Dio, nella quale l'uomo è stato collocato, per poi essere chiamato a dare un nome a tutte le creature. Il potere d'intervento dell'umanità sull'ambiente è diventato nel corso del tempo sempre più forte, assumendo connotazioni "invasive" proprio nel secolo scorso. È il momento di fermarsi, di sospendere questa corsa pazza verso il consumo della nostra casa comune, l'inquinamento dell'aria e dell'acqua, la cementificazione della terra, la dilapidazione delle risorse. La pagina precedente del dossier spiega bene le cause che rendono necessario e urgente questo intervento. Il rischio che corriamo è semplice e drammatico: che la nostra casa non sia più abitabile.
Che fare? Una delle questioni centrali è quella dell'energia, ovveroi ciò che permette a tutte le nostre attività di funzionare. Se fino a poco tempo fa il petrolio sembrava non avere alternative, oggi la strada è segnata: il futuro sono le cosiddette energie rinnovabili, non esauribili e in grado di non pregiudicare le risorse naturali. Il dibattito infinito sul nucleare ha subito una drammatica svolta con il disastro di Fukujma: per quanto i reattori abbiamo raggiunto una sicurezza elevata, non si può certo affermare che l'energia nucleare sia controllabile. Ha fatto sensazione la decisione del Governo tedesco di abbandonare definitivamente le centrali nucleari e di concentrarsi sulle energie pulite e sicure. Obama, poi, ne ha fatto uno dei punti di forza per la sua elezione, convinto che la cosiddetta green economy possa non solo soddisfare il bisogno energetico dei Paesi, ma anche dare lavoro a migliaia di persone. Più stentato il cammino dell'Italia, stretta fra pressioni di chi voleva, almeno fino a poco tempo fa, puntare sul nucleare e chi vorrebbe seguire l'esempio tedesco e statunitense. Certo, i tagli agli incentivi alla produzione di energia fotovoltaica, contenuti nelle ultime manovre, non vanno nella giusta direzione.
Per affrontare in modo serio ed efficace il tema del cambiamento climatico, è indispensabile rispettare due punti. Proviamo a elencarli: 1) occorre una regia globale (si veda l'articolo in questo sito "Cercasi un Governo per il nuovo mondo"), perché è evidente a tutti che un intervento efficace è possibile solo su scala globale; 2) deve crescere la coscienza individuale di ogni cittadino, che deve capire la portata della questione e diventare responsabile delle proprie azioni, cambiando le pratiche quotidiane. Fra istituzioni internazionali e cittadini deve instaurarsi una sinergia positiva, in cui chi detiene il potere di determinare le politiche educa le popolazioni e queste, a loro volta, premono sui Governi affinché le attuino.
Paolo Perazzolo
Le precedenti puntate del dossier sulla Giornata mondiale dell'interdipendenza sono state pubblicate il 10 (Il destino comune dell'umanità) e l'11 settembre (Crescita, idolo del nostro tempo). La quarta e ultima sarà in rete domani con il titolo Diritti di nome, ma non di fatto.