“Vergogna”, ha gridato papa Francesco di fronte alla notizia della più grande tragedia nel Mediterraneo, a poco distanza dalle coste di Lampedusa, dove hanno perso la vita centinaia di immigrati, tra cui donne e bambini, fuggendo dalla fame, dalla miseria e dalle guerre dei loro Paesi. “E’ una vergogna”, ha ribadito il Papa. “Preghiamo Dio per chi ha perso la vita, uomini donne e bambini, per i familiari e per tutti i profughi”, invitando tutti a “unire i nostri sforzi perché non si ripetano simili tragedie”.
Grido amaro e sconsolato, quello di papa Francesco, che si aggiunge alla richiesta di perdono ai “fratelli migranti” che fece nel suo viaggio a Lampedusa, estrema “periferia dell’Italia” e “porta dell’Europa”. In quella occasione condannò la “globalizzazione dell’indifferenza” del mondo occidentale, che ci ha fatto perdere il senso dell’umanità che si deve a vittime innocenti. Un “mea culpa” che fu una sferzata per risvegliare le coscienze assopite di fronte al dramma di migliaia di morti annegati nel Mediterraneo. Ma anche una indiretta condanna morale a politiche xenofobe che hanno mortificato un popolo accogliente e solidale come il nostro.
In questi anni, provvedimenti e “pacchetti sicurezza” contro gli immigrati hanno costretto i nostri marinai a violare le “leggi del mare” (si soccorre e si salva sempre e comunque chi sta per annegare, chiunque esso sia), e a girare al largo dalle “carrette del mare” stracolme di disperati, bruciati dal sole e dalla salsedine. Tutto ciò per non violare le assurde leggi su respingimenti ed essere accusati di favoreggiamento del reato di clandestinità, con sequestro dei pescherecci, così come è stato ben rappresentato nel film “Terraferma” di Emanuele Crialese.
Di fronte a tanto orrore, qualche lacrima è tardiva, se non ipocrita, soprattutto da parte di quei politici che, passata la commozione e la facile indignazione, sprofonderanno come sempre nell’indifferenza e nell’ignavia dei palazzi romani. Così, come qualche altro politico aveva “bacchettato” papa Francesco per il suo viaggio a Lampedusa, dicendo che un conto è la preghiera, altro discorso è la gestione da parte dello Stato di un fenomeno così difficile e complesso come l’immigrazione. Appunto, e questi sono i frutti amari di una politica di scarsa umanità e responsabilità. Per non dire di chi, neppure di fronte a tanta tragedia, non trova di meglio che insultare il ministro Kyenge di “ipocrisia assoluta” e di ignorare le leggi. Già, ma quali leggi?