C'è chi ha acquistato la cameretta
per il terzo figlio, chi ha realizzato uno spazio atelier e chi ha
potuto pagare le rate del mutuo anche nei mesi in cui è rimasto
senza lavoro. Piccoli grandi sogni che si sono concretizzati grazie
al microcredito, una risorsa importante per chi non può fornire
altra garanzia se non la propria voglia di riscatto. «Riportare
in chiaro molte persone che, loro malgrado, sono escluse dal mercato,
è l'obiettivo che ci è stato affidato dal Ministero del lavoro,
sulla base dell'appello che nel 2005 Kofi Annan fece ai Paesi membri
delle Nazioni Unite: “Usate il microcredito come lotta all'estrema
povertà”».
Così
Mario Baccini, presidente dell'Ente nazionale per il microcredito,
che ha reso noti gli esiti del monitoraggio realizzato sul territorio
nazionale con l'intento di tracciare le caratteristiche della
microfinanza di casa nostra.
Dimensioni, accessibilità,
diffusione territoriale, volumi di attività, beneficiari, grado di
soddisfazione: la ricerca ha evidenziato un panorama multiforme,
fatto di una pluralità di progetti ideati da una pluralità di
attori (enti pubblici, enti religiosi o di ispirazione religiosa,
associazioni non profit, Banca Etica, Ong, ma anche promotori
finanziari e istituti bancari...), che interessa tutta Italia, ma con
una particolare attenzione per le aree più svantaggiate individuate
dalla Ue in Campania, Calabria, Puglia e Sicilia.
Nessuna iniziativa è uguale a
un'altra, la creatività la fa da padrona. Un dinamismo che, tradotto
in cifre, significa oltre 63 milioni di euro per più di settemila
microprestiti erogati nel 2012. Un massimo di 10 mila euro per i
progetti sociali e di 25mila per quelli imprenditoriali.
Confrontando i dati dello scorso
anno con quelli del 2011, il rapporto evidenzia una moderata
crescita: «A parità di
numero di iniziative monitorate (106 nel 2012 e 107 nel 2011), i
microcrediti concessi sono aumentati del 30,5 per cento (passando da
5.493 a 7.167), mentre l'ammontare complessivamente erogato,
incrementandosi del 9 per cento, risulta solo di poco maggiore – di
circa 5 milioni di euro – a quello dell'anno precedente».
A crescere maggiormente (+75 per
cento per numero di prestiti concessi e +63 per cento per ammontare
complessivo) è il microcredito con finalità sociale. Un aiuto per
evitare che un momento economico difficile si trasformi in un
percorso distruttivo e di disperazione. «L'attuale
contesto di crisi economica»,
riprende il presidente, «sta
aggravando la situazione, facendo aumentare la platea di persone e
microimprese che non riescono a ottenere il credito tradizionale
perché dalle banche sono considerate a rischio solvibilità».
Beneficiarie per antonomasia sono le
donne. E non potrebbe essere che così, visto che risultano
penalizzate rispetto agli uomini pure quando richiedono un prestito:
tassi di interesse maggiori, importi accordati inferiori e
soprattutto maggiore richiesta di garanzie. Ecco allora che, sul
totale dei microcrediti erogati in Italia lo scorso anno, le donne
(sopra i 45 anni, soprattutto diplomate) ne hanno assorbito più
della metà, il 52 per cento; si tratta soprattutto di microcredito
socio-assistenziale, ma non mancano i casi di quante hanno inteso
ripartire “da sé”, ovvero dalla possibilità di creare una
propria impresa senza dover chiedere aiuto alla famiglia o al
compagno.
Ai giovani (meno di 35 anni,
diplomati e talvolta anche laureati) poco più di un quinto di tutto
il credito erogato nel 2012, cioè il 20,8 per cento; agli immigrati
il 46,2 per cento. In termini di ammontare concesso, la metà è
stato distribuito a donne, il 23,7 per cento a giovani e il 25,8 per
cento ad immigrati. Questi ultimi – come le donne – attingono
soprattutto al microcredito socio-assistenziale; quello dei
microcrediti produttivi (nell'88 per cento dei casi, si tratta di
attività di servizi, più raramente di attività di artigianato
manifatturiero, e, ancor meno, di attività nel settore agricolo),
invece, è un ambito dove divengono proporzionalmente più
consistenti i giovani. Anche se, in generale, il microcredito volto
all'auto-imprenditorialità risulta ridotto del 24 per cento per
numero e dell'11 per cento per ammontare.
C'è un'altra ricaduta positiva, che
l'indagine evidenzia. Il microcredito produttivo è un moltiplicatore
di lavoro, calcolabile nella misura di 2,43, se si rapporta
all'insieme dei microprestiti erogati con questo scopo. In altre
parole, 100 utilizzatori di microcredito finalizzato all'attività
lavorativa, producono occupazione, oltre che per loro stessi, anche
per altre 143 persone.
Secondo lo
studio, l'80 per cento dei beneficiari si dice soddisfatto, è una
scelta che rifarebbe e che consiglierebbe agli amici, ritenendo che,
senza questo prestito, non avrebbe potuto realizzare il proprio
progetto.
«Il
microcredito»,
conclude Baccini, «è
un'opportunità di affermazione e crescita di identità, dignità
umana e solidarietà. Infatti, il default (insolvenza) si verifica
solo in casi rari, perché matura un senso di responsabilità; le
persone sanno che i fondi di garanzia creati serviranno anche ad
altri. Insomma, si realizza un circolo virtuoso». La ricetta? «Non
beneficenza, fiducia».